Da strumento prettamente di investimento passivo, gli Etf in questi ultimi anni si sono evoluti con l’offerta crescente di soluzioni a gestione attiva. Gli Etf attivi non sono altro che fondi quotati in borsa che non si limitano a replicare passivamente un determinato indice, ma prevedono la presenza di un gestore o team di gestione che investe su un portafoglio di titoli seguendo un criterio di selezione indicato nel prospetto informativo.
L’interesse degli investitori verso questa nuova tipologia sta crescendo rapidamente soprattutto oltreoceano. A fine luglio gli asset investiti in ETF gestiti attivamente quotati a livello globale hanno raggiunto il livello record di 628 miliardi di dollari (dati Etfgi) e gli afflussi netti sono stati pari a 15,3 mld $ (84,7 mld Ytd), assorbendo il 17,5% degli investimenti netti nel mese, nonostante al momento costituiscano solo il 5,8% dell’AuM globale degli Etf. Nei primi 7 mesi dell’anno gli asset legati agli Etf attivi sono cresciuti del 28,8%. Nel dettaglio gli Etf a gestione attiva focalizzati sull’azionario da inizio anno hanno riportato afflussi netti per 57,84 miliardi di dollari, mentre quelli a gestione attiva focalizzati sul reddito fisso hanno attirato afflussi netti di 27,47 miliardi di dollari.
Attivi sì, ma il costo deve essere contenuto
Gli ETF gestiti attivamente sono ben 2.110 a livello globale e l’aumento dell’offerta, avvenuto soprattutto negli ultimi tre anni, ha dato agli investitori una maggiore consapevolezza della possibilità di avere un approccio attivo anche nel campo degli Etf, giovandosi di costi inferiori rispetto a quelli dei fondi attivi classici.
Proprio la componente costi risulta un fattore discriminante al momento della scelta. Stando ai dati di etf.com e Morningstar, gli Etf attivi hanno ricevuto il 23% di tutti gli afflussi netti verso gli Etf quotati negli Stati Uniti nella prima metà dell’anno, nonostante costituissero solo il 5,6% del patrimonio in gestione, con i flussi indirizzati principalmente su quelli che offrono commissioni più basse. Infatti ben l’83% dei flussi è andato verso gli Etf che appartengo al quintile più economico a livello di costi, in aumento dal 69% del 2020.
Da JPM a BlackRock, oltreoceano è bagarre
Le evidenze della prima metà dell’anno sono di una forte crescita dell’interesse verso gli Etf attivi, in particolare modo oltreoceano dove questo boom è dettato anche dall’accelerazione delle conversioni da fondi comuni di investimento agli Etf. Quest’anno il trend si è accentuato con la discesa in campo di Morgan Stanley che ha quotato i suoi primi Etf attivi. Lo scorso anno negli Stati Uniti ben 13 diversi emittenti hanno eseguito più di 20 miliardi di dollari in conversioni da fondi comuni a Etf e quest’anno si stima che altri 15 emittenti dovrebbero completare delle conversioni.
JP Morgan Asset Management, leader nel campo dei fondi quotati a gestione attiva con il JPMorgan Equity Premium Income Etf che vanta 29,4 mld $ di AuM, a fine luglio ha finalizzato la conversione di altri quattro fondi in Etf attivi. Il patrimonio complessivo degli Etf attivi convertiti ammonta a circa 1,5 miliardi di dollari. La spinta degli Etf attivi ha portato JP Morgan AM a conquistare il podio tra gli emittenti di Etf con 22,6 mld di dollari di afflussi nella prima metà dell’anno, dietro solo ai colossi Vanguard (65,4 mld) e iShares (24,4 mld).
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Fermento nell’universo degli Etf attivi che ha spinto BlackRock, leader nell’industria degli Etf con il marchio iShares, a presentare domanda alla SEC per la quotazione di un Etf attivo a reddito fisso che mirerà a battere l’indice Bloomberg US Aggregate Bond. Sarebbe il secondo ETF ad essere gestito da Rick Rieder, chief investment officer del reddito fisso globale di BlackRock dopo il primo lanciato a maggio.
Una new entry assoluta nel campo degli Etf sarà invece la GMO del celebre investitore Jeremy Grantham. Il prospetto di quotazione del suo primo Etf fa presente che si tratterà di un Etf a gestione attiva che si concentrerà sulle quality stock statunitensi.
Le ultime novità arrivate in Italia
Di ritorno dal break estivo non mancano le novità per il mercato italiano proprio sul fronte dei fondi quotati a gestione attiva. JP Morgan dopo ferragosto ha lanciato una coppia di Etf azionari gestiti attivamente e che allo stesso tempo risultano Articolo 9. I due fondi mirano a sovraperformare un universo personalizzato di aziende sostenibili, raggiungendo al contempo un obiettivo di decarbonizzazione in linea con l’accordo di Parigi. “La componente attiva di queste strategie è un elemento chiave di differenziazione”, rimarca Travis Spence, head of ETF distribution in Emea di JP Morgan AM.
Novità di settembre è invece il primo Etf obbligazionario attivo targato AXA IM. Si tratta dell’AXA IM Euro Credit PAB UCITS ETF (ticker AIPE), un Etf attivo sulle obbligazioni societari europee legato a un indice Paris-Aligned Benchmark; nel dettaglio l’Etf si concentra sul segmento Euro corporate bond investment grade, un’asset class rilevante per gli investitori Italiani che, a fine luglio 2023, rappresentava l’8,3% delle masse investite in Etf in Italia (9,2 miliardi di euro vs i 110 miliardi del totale del mercato Etf in Italia, dati Borsa Italiana alla data del 31/07/2023). Dai dati di Borsa Italiana emerge anche il crescente interesse degli investitori verso le esposizioni ESG: nei primi sette mesi del 2023, gli Etf Euro corporate bond ESG hanno attratto nuovi investimenti per circa 500 milioni a fronte dei 177 milioni di Euro di deflussi registrati dagli Etf Euro corporate non ESG.