Il fondo Active Solar, unico al mondo ad essere specializzato esclusivamente sull’energia solare, sorprende per la sua performance (+204% in cinque anni). Insieme al CEO e gestore, Pascal Rochat, scopriamo di cosa si tratta.
Perché proprio il solare tra le fonti rinnovabili sarà il grande vincitore della transizione energetica in atto?
L’energia solare è attualmente la fonte di elettricità più economica in quasi tutti i paesi del mondo. Non solo. A differenza dell’eolico, l’energia prodotta dal sole può essere installata praticamente ovunque: sia sui terreni, sia sui tetti degli edifici. Il solare fotovoltaico ha generato circa il 5% dell’energia elettrica mondiale lo scorso anno e secondo le nostre stime dovrebbe raggiungere il 23-25% entro il 2030 (il 20% secondo l’ultimo World Energy Outlook dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, IEA).
Quali sono i punti di forza di questo fondo?
Innanzitutto, Active Solar è l’unico fondo (in formato Ucits) che si concentra esclusivamente sull’industria solare a livello mondiale, con aziende presenti in tutti i mercati più importanti (Cina, Europa, Stati Uniti e India). Interessante anche la sua performance che ha stracciato qualsiasi altro fondo sulle rinnovabili: al 30 giugno 2023, Active Solar ha triplicato il suo rendimento in cinque anni (+204%). Il suo successo è direttamente legato alla forte crescita del mercato solare, che è passato da 108 GW di nuove installazioni nel 2018 a circa 350 GW quest’anno. Un aumento sorprendente se si pensa che l’incremento di produzione nel solo 2023 basta a soddisfare i bisogni elettrici di un paese grande come la Germania. E le prospettive rimangono promettenti con un mercato che probabilmente raggiungerà 1 TW (1.000 GW) entro il 2030. Secondo un recente rapporto dell’Iea, più di 1 miliardo di dollari al giorno viene attualmente investito nel solare, una cifra superiore a tutti gli investimenti dedicati alla produzione di petrolio (upstream).
E quali invece i rischi di cui tenere conto?
Gli eventuali rischi sono più che altro a livello societario, ossia legati alle condizioni finanziarie, al management e alla strategia delle singole aziende, nonché agli sviluppi della tecnologia. Non vediamo invece un rischio macro, ossia relativo alla tesi di investimento, né quello di approvvigionamento dei materiali, dato che i pannelli solari sono composti in larghissima parte da silicio la cui fonte è la sabbia di quarzo, uno degli elementi più abbondanti sul pianeta. L’unico potenziale limite potrebbe derivare dall’argento, utilizzato per la conduzione dell’elettricità nella cella fotovoltaica, ma l’industria se necessario potrebbe sostituirlo con una lega di rame.
Come avviene la selezione delle società su cui investire?
Seguiamo tre tipologie di criteri: tecnologici, finanziari e Esg. Non investiamo mai in un’azienda la cui tecnologia non sia già affermata e non possa rimanere competitiva nel lungo periodo. Inoltre, la sua situazione finanziaria deve essere solida e non tolleriamo criticità e debolezze nei dati di bilancio. Infine, ogni azienda viene valutata in base a criteri di sostenibilità, escludendo quelle con credenziali Esg insufficienti.
Il nostro processo di investimento combina poi un approccio top-down e bottom-up. L’approccio top-down si basa sulla comprensione globale del mercato del solare insieme alla valutazione delle tecnologie, effettuata dal professore Christophe Ballif, che dirige la ricerca nel settore fotovoltaico presso l’Università Epfl di Losanna; è fondamentale fare affidamento sulle conoscenze di uno scienziato di alto livello vista la complessità della materia. L’approccio bottom-up è costituito da modelli di valutazione costruiti nel corso di 15 anni di esperienza e applicati su tutte le società selezionate nel portafoglio Active.
In copertina, da sinistra a destra: Pascal Rochat, CEO e fondatore di Active Solar, Christophe Ballif, professore e direttore del laboratorio di ricerca nel settore fotovoltaico dell’Università Epfl di Losanna e Arnaud Chambaud, asset manager Active Solar.