Aspetto fondamentale alla base di tutto è la fiducia. “Il cf non deve mai tradire la fiducia del cliente”, ha puntualizzato Zamagni, ricordando che la parola fiducia viene dal latino fides e significa corda, ecco di qui il legame che unisce il CF al cliente. “La fiducia non è un vano sentimento di quelli che dicono scioccamente io mi fido, quella non è fiducia, è sciocchezza. La fiducia è come una corda: se io sono legato a un’altra persona da una corda io mi fido di quella persona e di quello che mi dice. Allora, mi piace pensare al ruolo del consulente come a dei cordai, cioè dei costruttori di corde che agendo come “intermediari” tra la società è il risparmiatore hanno necessità di riallacciare quelle corde che per una ragione o per un’altra sono state tagliate”, ribadisce il professore, che però invita a non disperare perché la corda non è la catena. “Se a una catena si rompe un anello questa diventa irreparabile, ma la corda se viene tagliata può essere riannodata. E cosa succede? Che la corda diventa più corta, cioè le due parti che stanno ai due estremi si avvicinano di più”, precisa Zamagni che poi conclude esortando i consulenti a pretendere questo riconoscimento da cordai.
Il professor Zamagni cosa dice?
“Dice che il nostro è un ruolo importante, un ruolo delicato, un ruolo sensibile, un ruolo strategico, un ruolo che impatta non solo sulle cose ma sulle persone – risponde Bufi – Ci sta dicendo che il nostro è anche un ruolo sociale oltre che essere ovviamente un ruolo economico. In questo sta la lezione mettere insieme due fattori che non è vero che sono contrastanti ma che possono combinarsi l’un l’altro. Quando si parla di responsabilità, la responsabilità va di pari passo con la fiducia. La responsabilità va di pari passo con altri elementi che sono tipici delle nostre attività della nostra professione, come le competenze”.
Qual è allora la sfida maggiore per riuscire a svolgere oggi efficacemente questo ruolo così delicato che ha un’importanza anche sociale così significativa in un paese in cui risparmio è sempre più prezioso guardando alle esigenze di lungo periodo che emergono e al tempo stesso dove la maggior parte degli italiani tende a mantenere i soldi sul conti correnti? Forse anche per una barriera di fiducia?
“C’è un tema che rimanda al sistema, al terreno, alla cornice nella quale si svolge la nostra attività e qui il legislatore, piuttosto che il regolatore, può favorire o meno (il nostro lavoro, ndr). Ma c’è un tema di consapevolezza di ruolo e questo attiene agli operatori. Come si è detto poco fa, non si può pensare di svolgere un’attività come la nostra senza avere quelle basi di competenze che il mercato richiede. E che richiede anche il legislatore perché bisogna ricordare che competenze e conoscenze devono andare di pari passo, queste però senza quelle condotte che hanno a che vedere con i comportamenti servono a poco. Quindi si tratta di ristabilire il tema della fiducia a un livello di sistema. Noi ci prendiamo la nostra responsabilità, ma a mio modo di vedere non dipende tanto dagli operatori consulenti finanziari…”, ha risposto Bufi
E allora chi deve fare qualcosa?
“Certamente il sistema più in generale il sistema delle banche e degli intermediari e di tutti i colori che insieme a noi evidentemente hanno, o dovrebbero avere, quel ruolo responsabilità che non può che favorire l’industria stessa. Perché tutto questo genera fiducia e quindi genera business.
Il fare sistema ha bisogno che tutti gli anelli della catena, o meglio della corda a cui si faceva riferimento, facciano il loro ruolo. Noi ovviamente dobbiamo impegnarci a farlo meglio.
Sul tema delle competenze si è pronunciata la Consob
“Oggi che il 1° ottobre si apre il mese dell’educazione finanziaria, un’attività in cui sono coinvolti non solo i professionisti a vario titolo (per loro si parla di formazione continua e di competenze), ma tutti i soggetti attivi, inclusi i risparmiatori e gli investitori – ha ricordato Genovese – La questione delle competenze coinvolge tutti i livelli della partecipazione al mercato finanziario. È quello che caratteristica l’talia è una bassa competenza finanziaria a livello di investitori e di famiglie. Il rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane del 2019 che sarà presentato nelle prossime settimane è uno di quegli eventi del mese dell’educazione finanziaria che segna un contributo di analisi e di conoscenza che la commissione porta a questo tavolo comune dove ognuno è chiamato ad assumersi precise responsabilità di cura”.
Questo non fa che sottolineare la componente di fiducia che risparmiatore è portato ad avere nei confronti del consulente finanziario a cui si rivolge, componente di fiducia che diventa la chiave della relazione ma che necessita di essere salvaguardata con uno sforzo e un dialogo costruttivo “perché uno dei compiti fondamentali del consulente e contribuire a questa attività di educazione finanziaria sul campo, in relazione alle singole decisioni di investimento da prendere per mettere in quel momento il risparmiatore nelle condizioni di proporre i quesiti adeguati e dare poi le risposte necessarie. In questo senso – conclude il commissario Consob – l’atteggiamento deve essere proattivo e deve consentire di veicolare competenze per cui si è dotati, quindi competenze tecniche e di tipo relazionale, perché l’empatia è la capacità di contrastare un fenomeno che è stato chiamato ansia finanziaria tipica del soggetto che si trova in una situazione di disagio ed è una delle necessità di cui il consulente finanziario deve sapersi fare carico. Ma deve essere messo nelle condizioni per sviluppare tutto questo servizio”.