Ha destato un certo stupore l’esito di una indagine conclusasi qualche mese fa nei confronti di due persone nella cui abitazione di Brescia sono stati ritrovati più di cinquecento oggetti d’arte e di antiquariato senza che fosse chiara la provenienza e in assenza di un collegamento con il patrimonio dalle persone coinvolte.
Di qui la confisca per sproporzione di tutti i beni ritrovati, che rappresenta una delle prime applicazioni della riforma che ha interessato la recente riforma dei reati contro i beni artistici. Il caso ha messo in luce l’importanza dell’aspetto documentale in relazione al possesso di opere e beni per i quali si deve essere in grado di dimostrare il titolo (se di proprietà o con altro diritto) e la provenienza lecita degli stessi.
Altro aspetto di interesse emerso nella vicenda è quello patrimoniale. Nei confronti dei possessori di tali beni e dei loro famigliari sono state condotte anche indagini finanziarie per verificare la capacità economica necessaria e compatibile con la proprietà e il possesso di beni di ingente valore. Ancora, nel caso di Brescia le indagini sono partite dal web dove è stata messa in vendita un’opera pittorica classica riconosciuta dagli investigatori come rubata.
Questo ha portato a una ricostruzione a ritroso della sua provenienza fino ad arrivare all’abitazione di Brescia in cui è stata trovata la raccolta. Il web è infatti uno dei canali più diffusi per rimettere in circolazione opere e beni di provenienza illecita. Di questo ne devono tenere conto anche i collezionisti che acquistano sempre più arte e atri beni passionali sulle piattaforme digitali.
Opere d’arte, il ritrovamento in una modesta abitazione
Le indagini erano partite nel 2020 dalla vendita online di un’opera d’arte risultata presente nell’archivio delle opere rubate dei carabinieri. Nello specifico, un dipinto olio su rame, risalente al XVII secolo e raffigurante Santa Caterina da Siena rubato nel 2009 in provincia di Perugia presso l’abitazione di un antiquario, anche se in parte modificata proprio per rendere più difficile la sua identificazione. Il dipinto era stato quindi acquistato da un privato ignaro della provenienza illecita del bene.
Gli investigatori hanno identificato il venditore prima e poi la sua abitazione a Brescia, dove è stato scoperto l’appartamento con 578 oggetti d’arte di cui 23 di provenienza illecita e cinque delle quali opere d’arte moderna attribuite agli artisti Michela Cascella, Renato Guttuso e a Mario Sironi risultate poi contraffatte. Tra i beni ritrovati anche cornici lavorate di pregio, candelabri, specchiere, otto orologi antichi, acquasantiere, statue di marmo, sculture e altri oggetti, tra cui stemmi araldici, vasellame e componenti di pregio per arredamento. Il tutto per un valore complessivo stimato di oltre 1,6 milioni di euro.
Le indagini sul patrimonio
A questo punto, non essendo stata reperita la documentazione sulla provenienza dei beni e sul titolo del possesso e verificato il tenore di vita delle persone coinvolte, risultato incompatibile con il valore dei beni trovati, hanno portato le indagini a concentrarsi sull’aspetto patrimoniale dell’intero nucleo famigliare degli indagati.
L’assenza nella documentazione sui passaggi di proprietà dei beni unite alla incapienza del patrimonio e dei redditi che è emersa hanno portato la procura di Brescia a chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari del tribunale l’emissione del decreto di confisca per sproporzione di tutti i beni.
La confisca per sproporzione
La misura adottata in questo caso è prevista dal codice penale e con la riforma dei delitti contro i beni culturali entrata in vigore nel marzo del 2022 è applicabile anche a questa categoria di beni cui si collegano reati come ricettazione, riciclaggio e impiego di beni provenienti da delitto in attività economiche.
La confisca viene disposta in presenza di due elementi: la qualità di condannato per determinati reati e la sproporzione del patrimonio di cui il condannato dispone, anche indirettamente, rispetto al suo reddito o alla sua attività economica. Si configura in tal modo una presunzione di illecita accumulazione patrimoniale che è superabile con la giustificazione della provenienza dei beni.