Per Brooks “visto l’attuale livello dei mercati azionari, probabilmente con gli alternativi si potrebbero realizzare dei rendimenti superiori”
Secondo il gestore “la Cina è una tra le più grandi economie del mondo e può andare incontro a una rapida crescita. Allo stesso tempo deve affrontare numerosi rischi correlati al modo in cui questa crescita viene gestita”
Perché è importante inserire strumenti alternativi in portafoglio? Gli effetti maggiori si vedono in termini di diversificazione e contenimento del rischio o di rendimento?
I benefici si riscontrano su entrambi i fronti, dipende dal punto di partenza dell’investitore. Se il profilo di investimento è completamente orientato verso l’azionario, la scelta di prodotti alternativi permetterà una riduzione del rischio. Visto l’attuale livello dei mercati azionari, probabilmente con gli alternativi si potrebbero realizzare dei rendimenti superiori. Se il mercato di riferimento è l’obbligazionario, l’obiettivo principale dovrebbe essere il rendimento. Dal nostro punto di vista, comunque, il vantaggio principale degli alternativi è quello di avere una gamma molto più ampia di asset class tra cui scegliere con dei rendimenti complessivamente interessanti. Diversi driver combinati in un portafoglio diversificato offrono un rendimento significativo. E un rischio molto più basso rispetto alle altre asset class.
Perché investire oggi in strumenti alternativi? Quali sono i vantaggi? Quali le stime per i prossimi mesi?
Oggi investire negli strumenti alternativi è particolarmente importante perché, considerando le prospettive delle asset class tradizionali, riteniamo che gli alternativi abbiano rendimenti più significativi a lungo termine. Se questo è più immediato considerando l’obbligazionario, oggi di fronte a uno scenario di rendimenti negativi, è vero anche per l’azionario. Le azioni hanno avuto un andamento molto positivo dopo la fine della crisi finanziaria, ma oggi le valutazioni dei titoli sono piuttosto sotto tensione e pensiamo che in futuro si otterranno rendimenti molto più bassi. Quindi riteniamo che sia importante pensare di investire in una gamma di classi di attività alternative. Questo concentrandosi su un orizzonte temporale a medio-lungo termine, tra i 3 e 10 anni.
In cosa consiste l’approccio multi-asset di Aberdeen? Molte strategie si definiscono multi-asset, ma si limitano a investire in una combinazione ‘tradizionale’ di azioni/obbligazioni/immobili.
Un aspetto fondamentale della nostra strategia è il fatto di avere una gamma molto ampia di asset class tra cui scegliere. Nei nostri portafogli possiamo includere – ad esempio – infrastrutture, leasing aeronautico, spedizioni, royalties sulla salute, litigation finance, debito dei mercati emergenti, titoli garantiti da attività: molte e diverse asset class per la costruzione di un portafoglio diversificato e opportunità davvero interessanti.
Quanto spesso andate alla ricerca di nuove asset class da inserire nella vostra strategia multi-asset?
Siamo costantemente alla ricerca di nuove asset class. Le modalità di investimento in alcuni di questi asset è diversa rispetto a quelle utilizzate per le società quotate. In questo momento stiamo sondando le nuove opportunità offerte dal mercato dei diritti musicali.
Attraverso quali fondi di Aberdeen è possibile investire in strumenti alternativi?
Abbiamo un fondo diversified growth (Asi Diversified Growth Fund) e un fondo diversified income (Asi Diversified Income Fund). Entrambi si rivolgono a investitori retail e hanno come target lo stesso livello di rendimento che – con un orizzonte di investimento superiore a due anni – è di circa il 5%. Il portafoglio dei fondi è ben distribuito a livello globale. Ci sono molte società quotate alla Borsa di Londra, perché il Lse ha una struttura adatta agli investimenti alternativi, ma le società selezionate provengono da tutto il mondo. L’Europa, in particolare, ha molte aziende specializzate nella produzione di energia alternativa e in Italia – ad esempio – ci sono molti impianti solari ed eolici, per cui, pur non investendo in società italiane, investiamo ad esempio in Next Energy Solar, che possiede e gestisce diversi impianti fotovoltaici in Italia.
Cosa vi aspettate, in termini di rendimento, per la fine del 2019?
Fino a oggi i fondi hanno avuto un rendimento medio del 5%. È difficile prevedere cosa accadrà da qui ai prossimi tre mesi, preferisco guardare oltre, a orizzonti quinquennali per i quali riteniamo di avere un portafoglio in grado di offrire buoni rendimenti. Penso che comunque sarà un ambiente più sfidante per i mercati. Ci sono una serie di rischi, legati ad esempio all’andamento della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che potrebbero rallentare la crescita in generale. Penso anche ad alcune questioni politiche in Europa – come il capitolo Brexit o Italia – che potrebbero innescare scenari di crisi sui mercati.
Secondo voi oggi le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti sono ancora interessanti. Non vi spaventano rischi legati a Paesi come l’Argentina?
Certamente, infatti ad esempio non investiamo in Venezuela. Ci sono solo alcuni paesi che emettono obbligazioni in valuta locale. Il nostro team che si occupa di debito dei mercati emergenti è molto bravo nell’identificare le migliori opportunità di rischio/rendimento. Nei nostri portafogli abbiamo paesi dell’America Latina e dell’Asia Orientale e cerchiamo di mantenere una posizione diversificata. Probabilmente ci saranno sempre uno o più paesi che potrebbero trovarsi in qualche difficoltà, ma la stragrande maggioranza tenderà ad andare bene. L’anno scorso ad esempio i rendimenti delle obbligazioni dei mercati emergenti sono stati intorno al 19% (rendimento su dodici mesi al 31 agosto 2019). Un risultato invidiabile. Casi come quello argentino non devono frenare gli investimenti.
E guardando alla sola Cina?
La Cina è una tra le più grandi economie del mondo e può andare incontro a una rapida crescita. Allo stesso tempo deve affrontare numerosi rischi correlati al modo in cui questa crescita viene gestita. Il conflitto commerciale in corso con gli Stati Uniti è un esempio. I nostri fondi non hanno un’esposizione diretta al mercato cinese, ma visto il rapido tasso di crescita è una delle numerose aree in cui potremmo investire.
Come integrate i criteri Esg nelle vostre strategie di investimento?
Per noi il tema della sostenibilità è davvero importante e consideriamo i criteri Esg in ogni nostro investimento. Abbiamo una checklist per una gamma di diversi fattori Esg. Una buona governance, ad esempio, è importante: dobbiamo assicurarci che il management e il consiglio di amministrazione delle società agiscano nel modo giusto nei confronti degli azionisti. Ma le società che selezioniamo devono avere anche politiche ambientali e sociali adeguate. Questo non significa evitare settore che in futuro potrebbero essere considerati non rispettosi dell’ambiente.
Per esempio investiamo nelle spedizioni, ma siamo consapevoli che un giorno potrebbero esserci regolamentazioni più stringenti. Cerchiamo di anticipare i tempi, puntando su quelle società che sono già impegnate nel migliorare l’efficienza all’interno del proprio settore. Significa credere nella sostenibilità di queste società a lungo termine. I fattori Esg entrano quindi sempre nel nostro processo decisionale. È qualcosa che riteniamo estremamente importante, sia in termini di investimento sia per essere buoni cittadini e investire a livello globale per un futuro migliore. E questo non riguarda solo i rendimenti.