- Il Parlamento europeo ha recentemente approvato la nuova direttiva sulle case green con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti
- L’obiettivo è arrivare a un parco residenziale a zero emissioni entro il 2050. Gli Stati membri potranno decidere su quali edifici concentrarsi
- Polo: “Immobili in classe A o B non solo hanno un valore medio più elevato, ma garantiscono anche una maggiore stabilità di prezzo nel tempo”
Il Parlamento europeo ha recentemente approvato la nuova direttiva sulle case green, anche nota come Energy performance of building directive, con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. La novità più importante riguarda le ristrutturazioni: ogni Stato membro dovrà infatti ridurre il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035; il 55% di questa contrazione dovrà essere ottenuto attraverso la ristrutturazione delle case più “energivore”. In altre parole, in pochi anni, occorrerà riqualificare circa 5 milioni di edifici privati e più di 500mila edifici pubblici. Ma cosa significa per chi vorrà accendere un mutuo?
“È ancora presto per valutare quali saranno gli effetti della norma, ma ci aspettiamo un impatto positivo sul mercato dei cosiddetti mutui green”, racconta a We Wealth Andrea Polo, direttore comunicazione di Facile.it. “Con l’aumentare degli immobili nelle migliori classi energetiche crescerà la platea di chi può accedere a questi finanziamenti agevolati. E già oggi vediamo come le banche siano particolarmente interessate a questo target, tanto è vero che alcuni istituti di credito hanno lanciato offerte davvero convenienti, con tassi che partono da 1,99% per mutui a 20-30 anni e Ltv (Loan to value, ovvero il rapporto fra il mutuo richiesto e l’importo dell’immobile, ndr) fino all’80%”.
Rischio stretta sui mutui per le case energivore?
Diverso il caso di immobili in classe energetica più alta. Per chiarire meglio, la classe energetica di una casa – indicata nell’Attestato di prestazione energetica che viene rilasciato da un tecnico abilitato – serve a determinare l’efficienza di un immobile e il suo conseguente valore sul mercato. Per differenziare una classe da un’altra si utilizzano degli indicatori che vanno da A4 (ovvero la più performante) a G (la meno performante). Cosa accadrà, dunque, con le nuove norme? C’è il rischio che le banche tirino i remi in barca, nel caso degli edifici più energivori? “Il valore dell’immobile oggetto di mutuo e su cui viene iscritta l’ipoteca è uno dei parametri valutati dalle banche ai fini dell’erogazione del finanziamento”, spiega Polo. “Immobili in classe A o B non solo hanno un valore medio più elevato, ma garantiscono anche una maggiore stabilità di prezzo nel tempo; per contro, abitazioni meno efficienti rischiano di svalutarsi più velocemente e questa è una variabile che gli istituti di credito tengono certamente in considerazione”.
Come allinearsi alla direttiva, accendendo un mutuo
Per chi intende invece ristrutturare casa per allinearsi alla direttiva, sarà fondamentale capire se – una volta ratificata la norma – verranno introdotti in Italia incentivi ad hoc o altri meccanismi per aiutare i cittadini a far fronte alle spese di ristrutturazione. “Se guardiamo alle opportunità presenti oggi sul mercato, chi vuole ristrutturare casa può optare per un mutuo ristrutturazione o, qualora l’operazione avvenisse contestualmente all’acquisto dell’immobile, chiedere un mutuo acquisto più ristrutturazione”, suggerisce Polo. “Se l’importo non è troppo alto, una valida alternativa potrebbe essere il prestito personale; a differenza del mutuo, questo tipo di finanziamento non richiede una garanzia reale, pertanto potrebbe essere una strada più semplice da percorrere per coloro che hanno giù un mutuo ipotecario sulla propria abitazione”.