Goldman Sachs ha riconosciuto a David Solomon una busta paga da 31 milioni di dollari, in aumento del 24% anno su anno
Lo scorso marzo l’assemblea degli azionisti di UniCredit ha approvato un incremento del 30% dello stipendio di Andrea Orcel
Maxi stipendi a sei zeri – e in crescita – per i banchieri di Wall Street. L’ultima a diffondere i dati sui compensi è Goldman Sachs, che nel 2023 ha riconosciuto al ceo David Solomon una busta paga da 31 milioni di dollari, in aumento del 24% anno su anno. Una notizia che ha fatto discutere mentre la banca di investimento incassava i profitti più bassi degli ultimi quattro anni: l’utile netto è sceso del 24% a 8,5 miliardi di dollari, un valore che non si registrava dal 2019. Ma c’è un manager a stelle e strisce che percepisce uno stipendio ancora più elevato, che batte anche il ceo più remunerato di Piazza Affari.
Si tratta di James Gorman, ormai ex amministratore delegato di Morgan Stanley dopo aver lasciato le redini a Ted Pick nel mese di gennaio. L’investment bank, secondo quanto risulta al Financial Times, ha riconosciuto infatti al manager 37 milioni di dollari nei suoi ultimi 12 mesi nelle vesti di ceo della banca, a fronte dei 31,5 milioni del 2022 (+17,5%). Vicina la “rivale” JpMorgan Chase, che ha gonfiato la busta paga del suo amministratore delegato Jamie Dimon del +4% a 36 milioni di dollari nel 2023 al lordo delle tasse, anno in cui ha registrato tra l’altro utili record per 49,6 miliardi (+32% rispetto al 2022); nel dettaglio, si parla in questo caso di 1,5 milioni di stipendio base e 34,5 milioni di bonus, principalmente pagati in azioni. In controtendenza invece Bank of America, che ha ridotto la retribuzione del suo top manager Brian Moynihan del -3% portandola a 29 milioni di dollari, ovvero 1 milione in meno rispetto all’anno precedente.
La classifica delle retribuzioni dei super-banchieri americani vede in altre parole Gorman in cima con 37 milioni, seguito da Dimon con 36 milioni, Solomon con 31 milioni e Moynihan con 29 milioni. Cifre ben distanti da quelle incassate dai numeri uno delle principali banche italiane. Basti pensare ad Andrea Orcel, ceo di UniCredit. Lo scorso marzo l’assemblea degli azionisti dell’istituto ha approvato infatti con il 69,1% dei voti la nuova politica di remunerazione, che prevedeva un incremento del 30% dello stipendio del banchiere fino a 9,75 milioni di euro (di cui 3,25 fissi e 6,5 variabili) dai precedenti 7,5 milioni (2,5 milioni fissi e 5 variabili). Altro caso quello del ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina che, come riportato da Il Sole 24 Ore, ha percepito un compenso complessivo di circa 4,9 milioni nel 2022. Nel dettaglio, nel caso di Messina si parla di 2,62 milioni di retribuzione fissa, una componente rimasta invariata dal 2016 al 2022 ma anche nel 2023.
Il numero uno di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ha ricevuto invece un compenso totale di 2,47 milioni nel 2022, una cifra che dovrebbe essere salita a circa 2,9 milioni nel 2023. Dallo scorso anno, rivela infatti il quotidiano economico-finanziario, il consiglio di amministrazione di Banco Bpm ha stabilito di alzare la retribuzione fissa a 1,45 milioni, dopo aver riscontrato che il compenso precedente fosse inferiore del 30% rispetto alla mediana di mercato. Tra i banchieri più pagati in Italia c’è infine Piero Luigi Montani, amministratore delegato di Bper Banca, che nel 2022 risulta abbia ottenuto un compenso di 1,15 milioni.