Negli ultimi anni, il crescente interesse da parte di pubblico e critica nei confronti di tematiche afferenti al mondo queer (basti pensare al caso Carini-Khelif che ha animato le olimpiadi parigine) ha fatto sì che anche l’inerente settore artistico abbia vissuto una crescita significativa in termini di visibilità e riconoscimento, per quanto attiene sia alle esposizioni temporanee che alle mostre mercato frequentate da collezionisti e gallerie.
Arte queer che accoglie la diversità, dalla Biennale a New York
Ma cosa significa il termine queer? Nella sua accezione aggettivale di “non in linea retta”, queer è qui utilizzato per indicare lavori la cui poetica si connette alle istanze della comunità LGBTQIA+. Eventi prestigiosi come la Biennale di Venezia, di cui è in corso la sessantesima edizione dal titolo “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, dedicano sempre più spazio a creativi e creative che esplorano tematiche di genere, riflettendo un cambiamento culturale che spinge verso un’ampia accettazione della diversità.
Si sono poi aggiunte numerose istituzioni, alcune storicamente incentrate sulla contemporaneità, che vi hanno dedicato approfondimenti, ad esempio la londinese Tate, affiancate a realtà sorte per la preservazione e promozione dell’arte legata alla comunità LGBTQIA+ in tutto il mondo. Come la Sunpride Foundation, che si muove in questa direzione operando in particolare sul continente asiatico. A New York, invece, troviamo il Leslie-Lohman Museum of Art e a Berlino il Schwules Museum. Non sempre il focus è sulla creatività visiva: in molti casi si allarga a comprendere la storia LGBTQIA+.
Nell’estate appena trascorsa sono state decine le esposizioni temporanee e i festival queer in Europa e non solo: tra questi l’Xposed Queer Film Festival di Berlino, giunto alla diciottesima edizione, l’esposizione biennale del Mighty Real/Queer Detroit, incentrata sulla scena artistica del XX e XXI secolo, e la personale di Zanele Muholi alla Tate, ancora in corso.
Il mercato e l’arte queer
Dunque, la crescente visibilità degli artisti queer si è parzialmente riflessa anche sul mercato dell’arte contemporanea, come si evince analizzando gli stand proposti da alcune delle principali gallerie mondiali durante le fiere di settore. Tale proposta si collega all’incremento di collezionisti che cercano opere legate a tematiche connesse all’identità di genere.
Ad esempio, all’ultima edizione di Frieze Seoul, si è riscontrata una buona presenza di artisti e artiste queer, tra cui l’astro nascente Kang Seung Lee, preceduta dalla promulgazione di nuove leggi statali a favore della comunità.
In questo scenario, le gallerie giocano un ruolo cruciale: non solo supportano i creativi nella loro crescita professionale, ma fungono da mediatori tra l’opera e il pubblico, offrendo informazioni che permettono di contestualizzare e apprezzare i lavori. Insomma, dei veri e propri trampolini di lancio per chi cerca di affermarsi in un mercato ancora in evoluzione.
Ad esempio, tra chi sta raccogliendo consensi spiccano Jenna Gribbon e Christina Quarles: nelle loro opere la queerness non è sempre affrontata apertamente.
Comunque, nonostante tale espansione del mercato, esiste ancora una parte di creativi estremamente sottorappresentata che si riscontra analizzando più nel dettaglio la comunità LGBTQIA+: tra gli artisti e le artiste trans sono pochi quelli che riescono a guadagnarsi da vivere con il loro lavoro. Questo è solo un esempio del divario significativo tra la produzione artistica queer e il suo pieno riconoscimento e sostegno economico, che riflette una problematica dell’intero settore.
Il ruolo delle piattaforme online
L’evoluzione del mercato dell’arte queer non si limita alle fiere fisiche e alle esposizioni museali: con l’avvento delle piattaforme online si sono affacciati nuovi canali di distribuzione e visibilità. Un esempio interessante in tal senso è l’iniziativa di Queer Art Projects, società londinese di produzione, che ha lanciato una piattaforma online chiamata QAP.digital: un hub che ospita opere afferenti alla comunità LGBTQIA+, dai dipinti alla fotografia, dalle fanzine all’arte tessile. Selezionate personalmente dai fondatori Tuna Erdem e Seda Ergul, insieme al collaboratore Mine Kaplangi, questi lavori cercano di elevare l’arte queer contemporanea e di renderla accessibile a un pubblico il più ampio possibile, abbattendo le barriere geografiche e culturali. QAP.digital rappresenta un passo avanti nell’offrire agli artisti queer uno spazio dove la loro espressione possa essere valorizzata e commercializzata, superando le limitazioni imposte dal mercato tradizionale.
Il mercato secondario
Per quanto riguarda il mercato secondario, da un punto di vista storico l’arte queer è sempre esistita, ma è spesso stata nascosta o marginalizzata. Molte opere che oggi consideriamo iconiche sono state prodotte da creativi che, sebbene non dichiaratamente della comunità, hanno esplorato temi legati alla sessualità e all’identità di genere. Tuttavia, per lungo tempo, tali lavori sono stati relegati ai margini o reinterpretati in modi slegati dalla queerness. Oggi, con una maggiore attenzione alla diversità e all’inclusione, il mondo dell’arte li sta rivalutando, celebrandoli per ciò che rappresentano e per il loro contributo alla storia.
In conclusione, nonostante i progressi nel riconoscimento dell’arte queer, il settore culturale rimane un luogo complesso e talvolta contraddittorio. Gli artisti della comunità si trovano spesso a dover affrontare una mercificazione dell’identità, utilizzata come strumento di marketing piuttosto che come espressione autentica della poetica. Iniziative come QAP.digital o come le numerose esposizioni museali e i festival cercano di sfidare tali dinamiche, offrendo ai creativi uno spazio dove la loro identità non sia un marchio, ma una parte integrante dell’espressività. In un contesto culturale sempre più polarizzato, dove l’omofobia e la transfobia continuano a rappresentare sfide reali, si ha al contempo bisogno di un rifugio e di una vetrina dove l’arte queer meriti di essere vista, celebrata e protetta.