Opere collettive: a chi spettano il diritto d’autore e il diritto morale?

Chi è l’autore delle opere congiunte e di quelle collettive? A chi spetta il diritto al restauro? Le risposte della legge e quelle della storia dell’arte

Prologo

La Gare de Lyon è la stazione ferroviaria più nota a Parigi, costruita per l’esposizione universale del 1900 dall’architetto Marius Toudoire. Tra il 1900 ed il 1907, Jean Baptiste Olive ed un altro artista realizzarono nella sala della biglietteria 10 affreschi rappresentanti le città servite lungo la linea Parigi-Mentone. Nel 1981 furono restaurati dall’Atelier Malesset gli affreschi ed aggiunti 11 nuovi a seguito dell’allargamento della sala biglietteria. Nel 2008, la Sncf (ferrovie statali francesi) ha deciso di restaurare la sala ed il signor D, già direttore dell’Atelier Malesset, diffidò la Sncf dall’affidare il lavoro di restauro ad altri, sostenendo di essere l’unico soggetto qualificato per realizzare il restauro ed invocando il proprio diritto morale. Nel frattempo, un incendio nella notte tra il 18 e 19 luglio 2014 rese ancora più urgente il restauro che fu aggiudicato, a seguito di gara, ad una impresa terza. Ne è seguito un contenzioso in cui il signor D. ha sostenuto di essere l’autore esclusivo degli affreschi, mentre la Sncf ha obiettato che l’autore degli affreschi fosse un artista a cui l’Atelier Malesset aveva affidato i lavori. La Corte d’Appello di Parigi, con decisione del 4 marzo 2022 ha confermato che la serie di affreschi è un’opera collettiva, in base all’art. L113-2 del Cpi, non essendo possibile che una sola persona possa aver realizzato un affresco lungo 55 metri ed alto 3. Poiché in Francia l’autore di un’opera collettiva è la persona a nome della quale l’opera è “divulgata”, il signor D. deve essere considerato l’autore e titolare del diritto morale. Tuttavia, se il diritto morale comporta che il suo titolare possa obbligare il proprietario dell’opera a conservarla nel suo stato iniziale, obbligo rafforzato qualora si tratti di opere in mano pubblica, tale diritto non si estende fino ad imporre al proprietario di rivolgersi unicamente al titolare per un restauro.

 

Giuseppe Calabi

In Francia un’opera collettiva è quella creata su iniziativa di una persona fisica o ente che la editi, pubblichi e divulghi sotto la sua direzione e a suo nome e nella quale il contributo personale dei diversi autori che partecipino alla sua elaborazione si fondi sull’insieme per cui l’opera è concepita, senza che sia possibile attribuire a ciascuno di essi un diritto distinto sull’insieme realizzato. Salvo prova contraria, il diritto d’autore di un’opera collettiva spetta alla persona fisica o all’ente a nome del quale è divulgata (art. L.133-2 Cpi).
In Italia, invece, se un’opera è stata realizzata con il contributo indistinguibile ed inscindibile di più persone (cosiddetta opera congiunta), il diritto d’autore appartiene in comune a tutti i coautori (art. 10 Lda). Le opere collettive sono invece quelle costituite dalla riunione di opere o parti di opere, che hanno carattere di creazione autonoma, come risultato della scelta o coordinamento ad un determinato fine letterario (es. giornali, antologie) o artistico: esse sono opere originali ed il diritto d’autore spetta a chi abbia coordinato l’opera (es. editore), salvi i diritti degli autori delle singole opere o parti di opere.
È evidente la diversità di disciplina tra i due Paesi: in Francia è favorito colui che ha divulgato l’opera collettiva, che è normalmente anche l’organizzatore dei lavori dei coautori.
In Italia, il coordinatore è sì tutelato, ma senza pregiudizio dei diritti dei singoli contributori. Nel caso Gare de Lyon il signor D. è stato riconosciuto autore dell’insieme degli affreschi, anche se non è chiaro come possa il suo diritto essere stato esteso ai 10 dipinti realizzati nel 1900 e da lui soltanto restaurati nel 1984. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ritenuto che il suo diritto morale non gli attribuisse un monopolio sul restauro dell’opera, ma solo il diritto di opporsi ad interventi di restauro che possano creare pregiudizio all’integrità dell’opera.
In questo caso, evidentemente, la società appaltatrice aveva realizzato un restauro decoroso e non è stato riscontrato alcun pregiudizio. Anche in Italia, il titolare di un diritto morale d’autore può reagire di fronte a restauri che siano realizzati in modo così pedestre da pregiudicare l’integrità dell’opera. Spesso tuttavia capita che gli artisti (o i loro familiari) e le fondazioni d’artista “disconoscono” un’opera restaurata senza il loro controllo. Questo caso lascia aperte due questioni alle quali lo storico dell’arte potrà forse dare una risposta: quale è la differenza tra un’opera congiunta e un’opera collettiva e chi è l’autore delle stesse? Fino a che punto un restauro mal eseguito reca pregiudizio all’integrità di un’opera?

 

Sharon Hecker

Questo caso ci offre una visione affascinante della complessità e dell’imprevedibilità delle vite e degli afterlives delle opere d’arte, qualcosa a cui pensiamo raramente. Nelle arti visive ci sono diversi gradi di collaborazione e innumerevoli permutazioni che possono accadere ad un’opera d’arte che, per disegno o per circostanza, coinvolgerà le mani di più di un artista. Questa realtà sfida l’ossessione della nostra cultura attuale per l’unità dell’opera d’arte singolare, unica, firmata.
Pensate al Battesimo di Cristo di Verrocchio (1470-1475) agli Uffizi, in cui il giovane Leonardo da Vinci, lavorando nella bottega del maestro, finì per dipingere l’angelo sul lato sinistro, e l’opera viene ora attribuita a entrambi come una collaborazione. Ci sono infiniti casi in cui l’artista, mentre lavora ad una commissione, litiga con il committente, o muore, o il progetto viene abbandonato e arriva un altro artista a finirla. Poi ci sono opere veramente collaborative – come il Duomo di Milano, che ha coinvolto migliaia di scultori per secoli. O il gioco di disegno surrealista chiamato “Exquisite Corpse“, inventato da Frida Kahlo e Lucienne Bloch e adottato da Man Ray, Joan Miró, Yves Tanguy e Max Morise: i partecipanti disegnavano a turno sezioni di un corpo su un foglio di carta, che veniva piegato per nascondere ogni singolo contributo, in modo che il primo giocatore aggiungeva una testa e il successivo un busto, ma senza sapere come è fatta la testa, per creare una creatura comica e grottesca quando il foglio viene dispiegato. Questi disegni erano la somma di stili diversi e nessuno poteva rivendicare la paternità singola dell’opera, anche se la questione era sempre chi poteva tenere il disegno!
La street art è un tipo diverso di collaborazione, dove ogni artista contribuisce con la propria creazione per fare un tutto unico, ma qui ogni artista mantiene una forma di proprietà sulla sua parte.
Nelle immagini della Gare de Lyon abbiamo un tipico esempio di numerose mani: c’è un’opera terminata da due artisti all’inizio del XX secolo, poi restaurata da un altro artista (o da un team sotto lo stesso nome) alla fine del XX secolo, che ha anche aggiunto altre opere al primo affresco. Poi c’è l’inevitabile bisogno di un restauro dell’insieme, e nasce la questione di chi abbia il ‘diritto’ di restaurarlo. Quando l’artista è ancora vivente, è probabilmente la pratica migliore consultare l’artista (anche se in questo caso gli artisti sono multipli e non tutti viventi), ma gli afterlives delle opere d’arte, molto più lunghi e largamente imprevedibili, dovrebbero ricordarci che ad un certo punto, tutti i restauri, sia di un’opera di un singolo artista che di un’opera collettiva, finiranno nelle mani di (si spera) capaci restauratori terzi.

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