Convivere con l’inflazione: la lettera di Édouard Carmignac

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Nella sua ultima lettera agli investitori, Édouard Carmignac scatta una fotografia degli effetti dell’inflazione sull’economia su entrambe le sponde dell’Atlantico e avverte: guardare i libri di storia non sarà sufficiente

L’inflazione è qui, e bisognerà abituarsi a convivere con essa (quanto prima). Superata l’illusione della sua transitorietà, occorrerà infatti comprenderne le cause e gli effetti e muoversi in maniera efficiente sui mercati – e la gestione attiva potrà fare buon gioco. È questa l’analisi di Édouard Carmignac, presidente dell’omonima casa di gestione parigina, affidata alla sua più recente lettera agli investitori.

L’illusione della transitorietà è finita

Sebbene i mercati sembrino non credere che quello attuale sia un ciclo inflazionistico vero e proprio, Carmignac sottolinea che, a differenza delle precedenti impennate dei prezzi, oggi è impossibile ignorare il carattere strutturale dei fattori inflazionistici strutturali. In primis il fattore demografico (su tutti il decremento della popolazione in Cina), poi quello commerciale (col il calo della sua rilevanza a livello globale nel Pil e la fine dei ribassi dei prezzi nelle vendite online) e ancora quello sociale (con in testa la transizione energetica), che dimostra come i consumatori prediligano l’etica all’efficienza immediata. “Queste forti inversioni di tendenza – commenta il gestore – tenderanno a rendere l’inflazione resiliente”. Tenuto conto di ciò, difficilmente le politiche restrittive delle banche centrali e dei governi consentiranno l’effettivo arresto e riduzione dei prezzi.

La fotografia degli Stati Uniti…

In primo luogo, spiega Carmignac, al di là dell’Atlantico “oggi è inverosimile che si possano prendere decisioni analoghe a quelle prese nel 1980”, quando l’allora presidente della Fed Volcker portò i tassi di riferimento al 20% in un momento in cui l’inflazione calava a circa il 10% e Ronald Reagan ne assecondava la stretta arrestando la spirale salari-prezzi grazie al licenziamento di oltre 11.000 controllori di volo del servizio pubblico. Infine, precisa il gestore, gli sforzi messi in atto dagli Usa per supportare la produzione petrolifera statunitense sarebbero oggi impensabili.

L’aumento della domanda, favorito dal superamento dell’emergenza pandemica e dagli stimoli di liquidità senza precedenti voluti dai presidenti Trump e Biden, ha incontrato un’offerta in crisi, fortemente rallentata dal blocco delle catene di produzione. Inoltre, Il surplus di risparmio accumulato dai lavoratori americani (+12%) ha posto questi ultimi in una posizione di forza nelle contrattazioni salariali: tuttavia, con una discesa dei salari più bassi il decremento dell’inflazione richiederà più tempo. Infine, aggiunge il gestore francese, “la recessione, necessaria per riassorbire l’aumento dei prezzi, non è quindi un obiettivo immediato”, fermo restando però che la politica da falco del presidente della Fed Powell “non ha probabilmente terminato di stupire i mercati”.

…e quella dell’Europa

Al di qua dell’Atlantico, nonostante sia augurio di tutti che il conflitto in Ucraina cessi quanto prima, il presidente della casa di gestione parigina crede che il cessare delle ostilità non sarà sufficiente a produrre un effetto positivo sui prezzi dell’energia nel breve periodo, per almeno due ragioni. In primis, non è detto che un eventuale cambio d’inquilino al Cremlino comporti un’automatica riapertura dei flussi di materie prime verso l’Europa. In secondo luogo, l’ammontare di energia oggi prodotto da fonti alternative non è in grado di rispondere alla domanda del Vecchio continente, complice anche calo di investimenti nei combustibili fossili, che ne rende il costo più alto e ne dimostra ancora una volta il carattere essenziale all’interno dell’economia europea.

In conclusione

“Il continuo stupore dei mercati per la resilienza dell’inflazione e la considerazione troppo parziale dei fattori alla base dell’aumento dei prezzi sul lungo periodo rappresentano le componenti di un trend duraturo”, afferma Carmignac. Considerando i segnali di sofferenze mostrati dall’economia americana e da quelle europee, “le banche centrali si affretteranno a tagliare i tassi di interesse non appena l’inflazione core inizierà a diminuire, con il rischio che sia troppo prematuro”. La serietà della situazione, conclude il gestore “ci induce a strutturare i nostri portafogli diversificati in linea con il ciclo economico. Questo contesto sconosciuto a molti operatori di mercati è destinato a favorire le gestioni attive, comprese quelle obbligazionarie, contrariamente a quanto si pensi“.     

Édouard Carmignac riprenderà le considerazioni presentate nella sua lettera nel corso dell’evento annuale della casa di gestione parigina, “La Rentrée”. Durante l’incontro i team di gestione presenteranno gli outlook di mercato e le strategie di investimento per i mesi a venire.

Speciale evento – “La Rentrée”
Martedì 18 ottobre 2022 alle ore 10:30 CET (09:30 BST)

Sarà possibile seguire l’evento in inglese, francese, italiano, spagnolo e tedesco
Durante l’incontro i partecipanti potranno interagire

 ponendo delle domande per mezzo di un chatbox dedicato

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