Il mondo del wealth management è attraversato da decisi trend di innovazione e sperimentazione, destinati a cambiarne i paradigmi nel prossimo decennio. Queste le evidenze del report US wealth management: A growth agenda for the coming decade di McKinsey, pubblicato nel febbraio 2022. Secondo la società di consulenza strategica statunitense saranno 4 fattori all’origine di questo importante cambiamento: la rapida crescita di nuove categorie di clientela, l’evoluzione della domanda, l’attenzione a nuove tipologie di asset patrimoniali e il delinearsi di nuovi modelli di business. L’insieme di questi elementi, commenta Karl im Brahm, Banking Practice Leader del Gruppo Objectway, è il segnale di un fenomeno ancora più rilevante, definibile come una vera e propria ‘democratizzazione del wealth management’.
Democratizzazione del wealth management, 4 driver del cambiamento
Il primo trend di cambiamento riguarda la composizione della clientela wealth, e in particolare il ruolo delle donne. Nel 2021, negli Stati Uniti oltre un terzo della ricchezza privata era in mano femminile, per un valore di quasi 12 mila miliardi di dollari. Nel corso del prossimo decennio, tale dato sarà destinato ad aumentare, in primis a causa di fattori demografici: entro il 2030, infatti, oltre il 30% della ricchezza dei babyboomer americani confluirà nei patrimoni delle donne, un trasferimento superiore ai 30 mila miliardi di dollari.
Il secondo driver riflette l’evoluzione della domanda di servizi di gestione patrimoniale. Gli investitori stanno infatti ricercando soluzioni capaci di integrare ai tradizionali servizi bancari anche quelli patrimoniali a essi collaterali. Questo trend si sovrappone alla richiesta di personalizzazione dei servizi e a quella di digitalizzazione delle modalità di utilizzo e interazione, fenomeni che stanno già modificando i rapporti tra clienti e professionisti. Secondo il report, il digitale è ora infatti il canale preferito della clientela high-net-worth (hnw) e non solo delle generazioni più giovani.
Il terzo driver riguarda la domanda di asset class alternative, tra cui i private markets, categoria tradizionalmente riservate ai grandi investitori istituzionali. Secondo i dati del report, la crescita degli investimenti in tale settore è stimata tra i 500 e i 1300 miliardi di dollari entro il 2025. Per i gestori risulterà dunque cruciale facilitare l’accesso dei loro clienti a questa asset class.
L’ultimo driver riguarda infine i nuovi modelli di business, tra cui la crescente diffusione della consulenza finanziaria indipendente. Un numero sempre maggiore di professionisti, infatti, considera questo modello più redditizio rispetto alla tradizionale affiliazione a banche o case di gestione (nel 2010, negli Usa il 16% dei consulenti patrimoniali era indipendente, nel 2020 lo era il 24%). Centrale il ruolo della tecnologia: lo sviluppo di software e piattaforme di pianificazione e gestione patrimoniale ha aiutato i professionisti a creare sinergie tra i diversi campi di specializzazione.
Un wealth management democratico
“La democratizzazione del wealth management rappresenta un’opportunità di business irripetibile” commenta Karl im Brahm. “Esigenze della clientela in cambiamento sempre più rapido, regolamentazioni in continua evoluzione e sempre più stringenti, nuovi competitor nel mercato portano a una maggiore pressione sui margini, ma anche a più innovazione, personalizzazione dei servizi e maggiore scalabilità. Cresce la domanda di soluzioni ibride con due caratteri distintivi: approccio mobile first e perfetta digitalizzazione dei servizi, che sappiano combinare e utilizzare al meglio competenze di settore, analisi dei dati e tool tecnologici.
“Fedeli al motto ‘la domanda crea l’offerta’, nuovi fornitori di servizi stanno entrando nel mercato, come neobanche, broker, fintech e betech, accelerando i processi di cambiamento del wealth management. Le istituzioni finanziarie stanno sperimentando i cambiamenti maggiori nell’arco di decenni: questa è una opportunità per adattare il proprio modello di business”. Come farlo con successo, però? “È necessario investire su più fronti, da un lato creando un customer journey unico con un alto livello di personalizzazione e migliorando la customer experience digitale, dall’altro utilizzando le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica: il cloud per aumentare l’efficienza, la scalabilità e la resilienza delle proprie soluzioni; un ecosistema API collaborativo con un approccio open platform, la gestione dei dati lungo l’intera catena del valore”.
“In questo contesto, sopravvivranno le società che saranno veloci, orientate al cliente, capaci di utilizzare tecnologie moderne e affidabili e che sapranno tenere sotto controllo il rapporto tra i costi operativi e il margine di intermediazione (cost-income ratio)” conclude il manager.