Polizze vita unit linked, quelle estere non sono (sempre) più care

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Le polizze vite unit linked estere sono tradizionalmente viste come più costose rispetto a quelle italiane, ma un recente studio condotto da EIOPA dimostra il contrario. In esclusiva per i lettori di We Wealth ecco l’analisi dagli esperti di Baloise Vie Luxembourg S.A.

Il mercato unico europeo offre alle imprese di assicurazione la possibilità di distribuire prodotti assicurativi su base transfrontaliera, stabilendo sedi secondarie nei diversi Stati membri oppure in regime di libera prestazione di servizi. L’attività transfrontaliera è sempre più diffusa in Europa: in termini di valore, secondo gli ultimi dati raccolti dall’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), l’importo delle polizze unit-linked sottoscritte su base transfrontaliera è passato da 32,0 miliardi di euro nel 2020 a 39,5 miliardi di euro nel 2021.Vittorio F. Blaas Anselmi e Paolo Galdini, rispettivamente Sales Director Private Insurance e Senior Legal & Tax Advisor di Baloise Vie Luxembourg S.A, propongono, in esclusiva per i lettori di We Wealth, un’analisi delle più recenti evidenze di mercato per approfondire il rapporto di convenienza tra le polizze vita di tipo unit-linked commercializzate in Italia da compagnie assicurative del Lussemburgo e del Liechtenstein e quelle distribuite dalle compagnie nazionali. Il risultato è tutt’altro che scontato. Infatti, le evidenze dimostrano, oltre ai già noti vantaggi in termini di ottimizzazione fiscale, sicurezza e flessibilità che le polizze offerte dalle compagnie straniere risultano nei fatti più vantaggiose anche in termini di costi a carico del cliente, rispetto alle unit-linked proposte dalle compagnie con sede in Italia.

La controversa posizione di EIOPA

In conformità al proprio mandato, l’Autorità di sorveglianza del mercato assicurativo europeo, EIOPA è tenuta fra l’altro a monitorare regolarmente e riferire sull’andamento dei costi e degli oneri dei servizi e dei prodotti finanziari-assicurativi negli Stati membri. A tal fine, le relazioni di EIOPA forniscono una panoramica sui costi e sulle performance passate dei prodotti assicurativi “IBIP” (Insurance Based Investment Products) dal 2017 al 2021. La prima relazione è stata pubblicata nel 2019 ed è stata successivamente aggiornata ogni anno.

Secondo l’ultima relazione di EIOPA, pubblicata il 17 gennaio 2023, nel 2021 gli IBIPs hanno offerto rendimenti positivi, con i prodotti unit-linked che hanno offerto un rendimento del 9,4%, i prodotti multi-ramo un rendimento medio del 4,0% e i prodotti con partecipazione agli utili un rendimento medio dell’1,3%. Come nota metodologica, evidenziamo che EIOPA, per effettuare la sua analisi sui costi, sfrutta i dati del documento informativo chiave (KID) previsto dal Regolamento UE PRIIPs, che sono pubblicamente disponibili su internet. Infatti, nella sezione dei KID intitolata «Quali sono i costi?», devono essere indicati i costi legati a un investimento nell’IBIP, comprendente sia i costi diretti che quelli indiretti a carico dell’investitore, inclusi i costi una tantum e ricorrenti.

EIOPA, a seguito della sua analisi, giungerebbe alla conclusione che, in generale, i costi sono più elevati per i prodotti di tipo unit-linked transfrontalieri che per quelli nazionali. Per giustificare questa differenza, EIOPA spiega che ciò “potrebbe essere dovuto ai maggiori costi di distribuzione quando si commercializzano gli stessi prodotti all’estero”. Ad ogni modo, è la stessa EIOPA a mettere le mani avanti ed evidenziare che, nonostante la crescente attività transfrontaliera e i miglioramenti nella raccolta di informazioni, i dati disponibili sono ancora limitati e la precedente conclusione “deve essere trattata con cautela”.

La posizione del Commissariat aux Assurances

Visto il non lusinghiero risultato sopra descritto, EIOPA ha domandato al Commissariat aux Assurances (di seguito, “CAA”) di indagare in modo più approfondito quali siano i costi dei prodotti unit-linked commercializzati da compagnie assicurative lussemburghesi, visto che proprio queste sono tra le più attive nella commercializzazione transfrontaliera.

Pertanto, nell’ultimo trimestre del 2022 la CAA ha inviato alle compagnie di assicurazione vita lussemburghesi un questionario quantitativo sul c.d. “value for money” (concetto riassumibile come equilibrio tra costi e performance a favore dei clienti).

Le conclusioni della predetta indagine sono state rese pubbliche con la Nota informativa del CAA n. 23/4 del 7 marzo 2023 (di seguito, la “Nota Informativa”).

La Nota Informativa chiarisce innanzitutto che le compagnie di assicurazione sulla vita hanno compilato un questionario sui loro principali prodotti, includendo informazioni sulle riduzioni dei rendimenti (RiY – Reduction in Yield) effettivamente osservate e su quelle presentate nei KID.

Dati i diversi modelli di business delle compagnie di assicurazione vita in Lussemburgo, dai questionari sono emersi due gruppi distinti di prodotti:

  • una trentina di prodotti commercializzati sul mercato nazionale per la clientela retail, la maggior parte dei quali offre tassi di interesse garantiti;
  • un centinaio di prodotti commercializzati in altri Stati membri dell’UE, rivolti a clienti facoltosi e con un elevato patrimonio netto, i quali offrono un’ampia varietà di opzioni di investimento.

La CAA rileva che, da un lato, le riduzioni dei rendimenti riportate nei KID sono molto più elevate delle riduzioni dei rendimenti effettivamente osservate sulla base della contabilità Solvency II delle compagnie.l’Autorità di Vigilanza lussemburghese constata come, sebbene le riduzioni di rendimento (effettive) dei prodotti retail siano paragonabili a quelle dei prodotti high net worth, ciò vale solo per il periodo di detenzione raccomandato Peraltro, tale disallineamento si dimostra particolarmente marcato proprio per i prodotti destinati a clienti con un patrimonio netto elevato (in media 8,4% di RiY indicata nei KID, a fronte di una RiY effettivamente osservata dell’1,6%).

Inoltre, l’Autorità di Vigilanza lussemburghese constata come, sebbene le riduzioni di rendimento (effettive) dei prodotti retail siano paragonabili a quelle dei prodotti high net worth, ciò vale solo per il periodo di detenzione raccomandato: a causa dei costi di ingresso e delle penali per il riscatto anticipato generalmente applicabili ai prodotti retail, le riduzioni di rendimento per questi ultimi si rivelano significativamente più elevate nel caso in cui l’investimento sia liquidato prima del periodo di detenzione raccomandato.

I risultati della Nota Informativa sono piuttosto eclatanti se confrontati con quelli dell’analisi di EIOPA.

Segnatamente, la CAA evidenzia che, a fronte di una RiY del 3% rilevata da EIOPA per i prodotti vita commercializzati in Francia da una compagnia lussemburghese, la RiY effettivamente rilevata con il questionario sul value for money è solo dell’1,4%.

Prendendo, invece, ad esempio i prodotti vita commercializzati in Italia da una compagnia lussemburghese, la RiY rilevata da EIOPA è pari addirittura al 4,2%, mentre le analisi sull’onerosità effettiva condotte dalla CAA mostrano come la RiY sia pari solo all’1,3%.

Insomma, le conclusioni di EIOPA, ad avviso della competente Autorità di Vigilanza lussemburghese, non rifletterebbero la realtà dei fatti, ma si fonderebbero su mere stime prudenziali indicate dalle compagnie nei loro KID.

Ciò sarebbe ancora più vero per quanto riguarda il segmento di mercato degli high net worth individuals, per i quali i costi sono persino inferiori alle polizze distribuite da compagnie assicurative nazionali (in Francia, la RiY delle compagnie locali è del 3%, mentre in Italia la stessa è pari al 2,8%).

I motivi per cui i costi sono inferiori

Le principali ragioni per cui i prodotti vita destinati a una clientela di high net worth individuals hanno dei costi significativamente minori rispetto a quelli per clienti al dettaglio possono essere riassunte come segue:

  • gli high net worth individuals sono di regola assistiti da consulenti patrimoniali o finanziari, broker assicurativi esperti, nonché
  • in alcuni casi – da consulenti legali e fiscali;
  • nel caso di sottoscrizione di polizze con un premio significativo, i consulenti dei clienti sono abituati a valorizzare il potere contrattuale dei propri assistiti ed hanno una profonda conoscenza del mercato;
  • anche in questo comparto, i broker chiedono di regola diversi preventivi alle compagnie al fine di individuare la più conveniente per il proprio cliente;
  • nel settore vi è una forte competizione tra le compagnie, le quali hanno visto, con il tempo, progressivamente ridursi i propri margini, convergendo naturalmente verso i livelli di prezzo minimi necessari a garantire la corretta prosecuzione dell’attività.

Quanto sin qui descritto può essere esteso anche alle soluzioni offerte dalle compagnie vita operanti (principalmente in libera prestazione di servizi) dal Liechtenstein, tanto per la similarità nella struttura dei costi di prodotto quanto per la parziale sovrapposizione dei mercati di riferimento nonché, infine, per le caratteristiche specifiche della clientela servita, costituita da high net worth individuals.

I costi delle polizze unit-linked in Italia

l’analisi rileva che i caricamenti totali – dati dai costi di ingresso annualizzati, i costi di gestione e i costi di riscatto anch’essi annualizzati – sono aumentati, considerando il periodo di detenzione medio , passando dal 2,35% al 2,82%Per quanto qui di interesse, è utile riferire anche i risultati dell’analisi effettuata da uno studio indipendente con sede a Milano e condotta su un campione di 20 prodotti di investimento di Ramo III, appartenenti a 12 compagnie di assicurazione (su 66 totali) operanti nel ramo vita nel contesto italiano. Tale campione copre circa il 40% dei premi raccolti sul totale vita nel corso del 2021 e 2022.

Ebbene, l’analisi rileva che i caricamenti totali – dati dai costi di ingresso annualizzati, i costi di gestione e i costi di riscatto anch’essi annualizzati – sono aumentati, considerando il periodo di detenzione medio , passando dal 2,35% al 2,82%.

Conclusioni

Contrariamente a quanto riportato da EIOPA nella relazione su “Costs and Past Performance 2023”, le evidenze più analitiche di mercato rivelano come le soluzioni di private insurance offerte in un contesto transnazionale si rivelino mediamente (e significativamente) meno onerose rispetto a quelle offerte sul mercato domestico.

Questo vale, in particolare, per le compagnie lussemburghesi, dove la CAA riferisce che il costo della polizza assicurativa distribuita in Italia a clienti high net worth individuals è pari all’1,3%, mentre l’analisi sulle polizze distribuite ad una generica clientela italiana dagli assicuratori locali mostra un ricarico del 2,82%, ovvero oltre il doppio rispetto al costo di una polizza del Granducato del Lussemburgo. Le stesse conclusioni possono essere estese alle compagnie del Liechtenstein, dove la struttura dei costi di prodotto è analoga e la clientela servita, costituita da high net worth individuals, così come i mercati di riferimento sono in gran parte sovrapposti.

A questo punto, ci azzardiamo ad avanzare un’ipotesi: potrebbe essere che, al contrario di quanto supposto da EIOPA, i costi di distribuzione delle compagnie italiane abbiano un impatto più significativo rispetto ai prodotti internazionali a causa delle generose retrocessioni concesse ai distributori?

Infatti, se riprendiamo l’esame condotto relativamente alle compagnie domestiche, osserviamo che, con riferimento ai caricamenti totali nel medio periodo, l’intermediario percepisce addirittura il 53% del loro valore (mentre la quota per l’assicuratore sarebbe ridotta al 47%).

Le compagnie del Lussemburgo e del Liechtenstein adottano un modello di distribuzione ben differente e meno oneroso (anche perché ideato per funzionare contemporaneamente su più mercati europei).

In particolare, i contratti possono essere distribuiti
(i) direttamente da dipendenti dell’assicuratore (a ciò autorizzati dalla competente Autorità di Vigilanza) oppure
(ii) tramite broker specializzati sul mercato private e le cui provvigioni – anche per le ragioni sopra descritte – sono spesso significativamente inferiori a quelle riconosciute agli intermediari dalle compagnie italiane.

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