Pensioni di scorta: così una donna deve investire a 25, 35, 45 anni

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Smileconomy ha calcolato per We Wealth quanto dovrebbe versare una donna per costruire una rendita integrativa di 500 euro netti al mese, considerando tre profili di età e di reddito: 25 anni (1.500 euro netti al mese), 35 anni (2.500 euro) e 45 anni (3.000 euro)

Trattandosi di lavoratrici entrate nel mondo del lavoro a partire dal 1996, risentiranno degli effetti delle novità pensionistiche previste a partire da quest’anno

Si va dai 130 euro al mese di una 25enne che investisse in una linea ad alto rischio ai 639 euro di una 45enne che versasse in una linea a basso rischio

Quanto dovrebbe risparmiare una donna per la pensione per ottenere una rendita integrativa di 500 euro al mese? La risposta, in linea di massima, è dipende. Innanzitutto dall’età e dal reddito, ma anche dalla propensione al rischio. We Wealth ha chiesto ad Andrea Carbone, divulgatore, economista, formatore e ideatore di smileconomy – società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale – di calcolare l’ammontare del versamento necessario in una forma di previdenza integrativa considerando tre profili di età e di reddito: 25 anni (1.500 euro netti al mese), 35 anni (2.500 euro) e 45 anni (3.000 euro).

Innanzitutto, trattandosi di dipendenti entrate nel mondo del lavoro a partire dal 1996, risentiranno degli effetti delle novità pensionistiche previste a partire da quest’anno. “Il momento della pensione dipende infatti da quale sarà il valore dell’assegno pubblico”, spiega Carbone. “Più si guadagna, prima si andrà in pensione, grazie al requisito di pensione anticipata contributiva”. Dal 2024 la soglia minima prevista per il valore della pensione sale da 2,8 volte l’assegno sociale a 3 volte, aggiunge l’esperto. Per le lavoratrici, tuttavia, è prevista una riduzione a 2,8 volte se si ha un figlio e a 2,6 volte per chi ne ha due o più. Le età di pensionamento, in questo caso, oscillano tra i 65 anni e 5 mesi di una 45enne e i 67 anni e 4 mesi di una 25enne, che ha di fronte a sé un maggior numero di incrementi periodici dei requisiti per l’attesa di vita.

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“In compenso è scesa la soglia che consente di beneficiare della pensione di vecchiaia, da 1,5 volte l’assegno sociale a una sola volta”, chiarisce Carbone. Per chi avrà quindi pensioni comprese tra 1 e 3 volte l’assegno sociale si potrà smettere di lavorare tra i 68 anni e 5 mesi di una 45enne e i 70 anni e 4 mesi di una 25enne. Il rischio di poter andare in pensione ben dopo i 70 anni, quasi a 75, resta tuttavia per le lavoratrici con carriere molto precarie e discontinue. Per loro il requisito di vecchiaia contributiva, previsto per chi non raggiunge l’assegno sociale, pone il traguardo tra i 73 anni e 1 mese di una 45enne e i 75 anni di una 25enne. “In media, il rapporto tra la pensione netta e il reddito netto (il cosiddetto tasso di sostituzione) è invece intorno al 70% per le lavoratrici dipendenti e al 60% per le autonome”, dice l’esperto. “Si tratta di valori previsti in caso di carriere continue: in caso di buchi contributivi o momenti di precarietà, sono purtroppo destinati a scendere”, avverte.

“La risposta a questi scenari, per ogni giovane lavoratrice, dovrebbe essere la previdenza integrativa”, osserva Carbone. Nelle simulazioni, come anticipato in apertura, smileconomy ha stimato il versamento mensile necessario per poter ottenere una rendita integrativa di 500 euro netti al mese attraverso un fondo pensione. Osservando la tabella sottostante, complessivamente si oscilla dai 130 euro al mese di una 25enne che investisse in una linea ad alto rischio (100% azionario mondiale) ai 639 euro al mese di una 45enne che invece versasse in una linea a basso rischio (100% obbligazionario governativo europeo).

 

“Le simulazioni ci ricordano come il tempo sia un prezioso alleato gratuito a disposizione di ogni lavoratrice: prima si inizia a costruire la propria rendita integrativa, minore sarà il versamento richiesto a parità di obiettivo”, afferma Carbone. Poi conclude: “Anche i mercati si confermano un prezioso aiuto, soprattutto per chi ha molti anni di fronte a sé: per una 25enne la differenza di versamento richiesto, a parità di obiettivo, tra una linea azionaria (130 euro) e una obbligazionaria (260 euro) è pari al doppio dell’impegno”.

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