Un tema ricorrente sulle riviste finanziarie americane è quello del più grande trasferimento di ricchezza della storia atteso nei prossimi anni: i Boomers, che detengono la quota maggiore di ricchezza negli Usa ma anche da noi, lasceranno i propri patrimoni in parte nelle mani delle proprie consorti, più longeve, e in parte ai figli Millennials o addirittura ai nipoti della Generazione Z. Le stime italiane di Aipn parlano di circa 2 mila miliardi di ricchezza che si preparano a passare dalle mani dei Boomers a quelle della Generazione Z da qui al 2030, passando in parte per le Boomers. La maggior parte di queste donne si vedranno arrivare questa ricchezza senza averla per lo più mai gestita e, in molti casi, senza la più pallida idea di come tutelarsi, attraverso di essa, negli anni più estremi della loro straordinaria longevità.
L’aspettativa media di vita di una donna italiana a 65 anni è ormai già molto vicina ai 90 anni (circa 87,5 anni), il che vuole dire che molte, tra coloro che godono delle determinanti della longevità – buone condizioni di salute, alto livello socio-economico e alta scolarizzazione – sono sicuramente destinate a raggiungere e superare i 90 anni, con una sopravvivenza media rispetto ai proprio compagni di 3 anni più altri 3 o 4 dati dalla differenza media di età nella coppia. Vuol dire 6/7 anni in più di vita, da sole, tra gli 83 e i 90 anni, e con una serie di questioni da gestire che non sono mai state affrontate prima. La quota di popolazione femminile già in età matura non destinata a una successione importante potrebbe affrontare problemi ancora più seri. Se infatti il longevity risk è globalmente definito come il rischio di sopravvivere ai propri risparmi, i dati sul differenziale medio di ricchezza pensionistica raccontano di un rischio di longevità femminile maggiore degli uomini, trovandosi le donne mediamente con un 37% di ricchezza pensionistica in meno – che va a sommarsi al già noto differenziale di reddito e, quindi, di risparmio. Per non parlare delle donne che non hanno mai lavorato fuori casa e quindi non hanno versato contributi.
Anche nella classe media e persino medio-alta, le donne partono quindi per il loro viaggio di longevità con minori risorse economiche e scarsa o quasi nulla autonomia economica che, nei casi crescenti di divorzi tardivi, costituisce un’aggravante del rischio. Nel 2022 Progetica aveva pubblicato un calcolo del differenziale di ricchezza a fine carriera (tra reddito da lavoro e reddito pensionistico) per una donna che abbia lavorato a tempo pieno, interrompendo la carriera per la nascita di un figlio per un periodo di 3 anni e altri 4 per l’assistenza a un genitore molto anziano, rispetto a un uomo: 330.000 euro. Praticamente un trilocale.
La consulenza contro il gender gap
Piuttosto che chiedersi se le donne sarebbero in grado di pagare la consulenza finanziaria, il mercato dovrebbe comprendere molte donne, seppur non particolarmente patrimonializzate, sarebbero ben felici di pagare, in un modo o nell’altro, la consulenza di chi abbia come obiettivo di renderle finanziariamente autonome; proteggere il loro futuro e, di riflesso, proteggere il patrimonio dei figli dal rischio di dover sostenere i loro ultimi anni. E ciò gioverebbe a loro, al Paese e alla Consulenza Finanziaria che accompagnerebbe verso il cosiddetto empowerment una parte della clientela che oggi nemmeno tocca, sviluppando competenze e attitudini utili ad affiancare donne meno anziane e più autonome economicamente e le future eredi di cui si parlava all’inizio dell’articolo.
Come rispondere ai bisogni delle investitrici
“Colmare i gap di genere nella Comunità Europea potrebbe aumentare il Pil di 146 milioni di euro entro il 2030”, chiosa McKinsey nel rapporto 2023 relativo all’empowerment femminile europeo. Che si finanzi con una proposta di fee o attraverso una nuova forma di supporto bancario a una pianificazione di base, il Paese e il mercato non ne possono più fare a meno. Alle donne non servono strumenti sofisticati, ma maggiore conoscenza dei principi base della finanza, un fondo pensione (e il conferimento del Tfr) o un piano di accumulo destinato a integrare il futuro reddito pensionistico e, appena ne abbiano le risorse, una copertura sanitaria e Ltc privata, polizza o mutua che sia. Per cominciare.
Articolo tratto dal n° di aprile di We Wealth.
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