Negli investimenti meglio seguire testa o cuore?

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Per comprendere il comportamento degli investitori e dei mercati è importante capire il ruolo che giocano le emozioni. Vediamolo con Jupiter Asset Management

Scegliere con la testa o con il cuore? Un dilemma che fa parte delle giornate di tutti, ma la realtà è che farsi trascinare unicamente dalle emozioni può essere controproducente e, allo stesso tempo, farsi guidare solo dall’intelletto può essere limitante. Negli investimenti, come nella vita quotidiana, è fondamentale trovare un equilibrio tra questi due mondi, dando il giusto peso a entrambi.

La teoria efficient market hypotesis (ipotesi del mercato efficiente), indica che “tutte le nuove informazioni si riflettono immediatamente sui prezzi, rendendo impossibile generare rendimenti in eccesso”. Eppure, guardando alla realtà, soprattutto negli ultimi anni alcuni esperti si sono resi conto che i mercati non sono sempre così efficienti, questo perché il mercato non è un organismo unico, ma le decisioni degli investitori hanno un forte impatto e, questi, non sempre hanno un comportamento razionale. Nel mondo reale raramente i prezzi si trovano in perfetto equilibrio.

Investitori, quando la razionalità passa in secondo piano

Ignorare completamente la componente emotiva è quasi impossibile per gli investitori, proprio per questo sensazioni come la paura o l’avidità – entrambe legate alla componente emotiva – potrebbero renderli molto meno razionali. In momenti in cui alcuni titoli stanno performando bene, gli investitori più emotivi possono essere portati a monetizzare i risultati, così come possono essere tentati ad abbandonare quelli in sofferenza per la paura di accumulare altre perdite. Considerando che un gran numero di investitori può seguire le emozioni e agire così, l’abbandono diffuso di titoli poco performanti non fa altro che spingerli ulteriormente al ribasso.

“Le cause di inefficienze di mercato possono essere molteplici, tra queste: gli effetti di calendario; i titoli seguiti da un minor numero di analisti che scambiano meno rispetto ai fondamentali; l’illiquidità del mercato, gli attriti del mercato e la diffusione lenta o imperfetta delle informazioni”, spiega Amadeo Alerton, lead investment manager di Jupiter Asset Management, con alcune di queste cause che possono essere imputate ai meccanismi legati all’emotività. L’ancoraggio, il framing, l’avversione alle perdite, l’eccesso di fiducia, il pregiudizio e la reazione eccessiva sono esempi di tendenze comportamentali che possono influenzare il comportamento degli investitori e quindi dei mercati stessi.

Investimenti: approccio flessibile

Una tendenza comportamentale degli investitori è quella di rimanere ancorati a un approccio (value o growth) che ha funzionato bene in passato. “Ma i mercati cambiano – afferma Alerton – e un approccio che ha dato buoni risultati in un certo contesto di mercato può non essere l’ideale in un contesto differente. Crediamo invece nella flessibilità dell’approccio all’investimento. Il nostro processo d’investimento passa dinamicamente da un approccio all’altro, in base alla analisi di mercato realizzate”.

Non disdegnare il buon senso

Affidarsi alle emozioni non è sempre sbagliato, l’intuizione economica, ovvero il buon senso, potrebbe essere fondamentale. Cinquemila anni fa, quando il commercio si basava sullo scambio, il buon senso era indispensabile: se si era indecisi tra due pecore molto simili, ma con due prezzi ben diversi, il buon senso spingeva verso l’opzione più economica e se una aveva una lana più pregiata, allora ci si aspettava che questa valesse di più. Nonostante sembrino concetti molto lontani dal mercato che conosciamo noi oggi, l’unica cosa che è cambiata è il materiale di scambio: il primo esempio di buon senso è quello che oggi sta dietro agli investimenti value, mentre il secondo all’investimento qualitativo, dove si selezionano in maniera oculata le aziende più quotate ed affidabili.

Ma se cinquemila anni fa, tutti gli scambi erano fatti a mano, oggi questo non è più possibile. Il mercato è troppo grande ed è composto da miliardi di dati diversi che il singolo investitore non può analizzare da solo. L’assistenza artificiale scende in cambio per aiutare nell’analisi di tutti i titoli che, a mano, sarebbe impossibile da portare a termine.

Dopo aver letto queste righe potrebbe venire il dubbio se l’investimento di buon senso sia legato alla testa o al cuore. La realtà è che può essere visto come una combinazione tra i due: testa e cuore che agiscono in armonia, per seguire i bisogni dell’investitore.

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