Mercati finanziari, tutte le opportunità dell’America Latina

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Mentre le economie del Blocco Occidentale vanno incontro ad una recessione, in quelle dell’America Latina fanno capolinea importanti opportunità. Il punto di Carmignac

Il 2023 sarà un anno ricco di opportunità per le economie latinoamericane. Il nuovo contesto geopolitico delineatosi in seguito alla Guerra in Ucraina e la ripartenza dell’economia cinese rappresentano infatti le condizioni ideali per la crescita delle economie del Centro e Sud America, in primis quelle di Brasile e Messico. Ne sono convinti Xavier Hovasse, Responsabile dei Fondi azionari emergenti di Carmignac e Joseph Mouawad, Fund Manager della società di gestione parigina, secondo cui “l’attuale quadro rende i paesi dell’America Latina un’interessante opportunità di diversificazione per gli investitori abituati ad un approccio flessibile“.

“L’America Latina – spiega Hovasse – è oggi uno dei più importanti esportatori di materie prime: quest’area del globo ha infatti potuto approfittare dell’esclusione di Russia e Ucraina dalle catene di approvvigionamento del Blocco Atlantico da un lato e, dall’altro, dal rinvigorirsi dell’economia cinese, con cui molti paesi intrattengono proficue relazioni commerciali”. Anche l’acuirsi delle tensioni tra Washinghton e Pechino ha comportato effetti sulla supply chain globale, avvantaggiando ulteriormente le economie latinoamericane, in primis quella messicana.
Ma non è tutto. “La maggior parte delle Banche Centrali dei paesi latinoamericani ha esperienza nella gestione attiva dell’inflazione e, dinnanzi ad un rallentamento delle rispettive economie, esse potrebbero muoversi verso un allentamento delle politiche sui tassi partendo da livelli attualmente molto elevati”.

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Brasile, nuovo supplier globale di materie prime

“Il Brasile è una vera e propria potenza economica – spiega Hovasse – e rappresenta oggi il più grande mercato dell’America Latina. Inoltre, l’economia carioca possiede tutte le caratteristiche per sfruttare a proprio vantaggio il nuovo assetto geopolitico globale”. Tra i più importanti esportatori di soia, minerali ferrosi e petrolio, il Brasile ha infatti contribuito in modo cruciale ai consumi globali e nel 2022 la sua crescita è stata in parte trainata dall’incremento dei prezzi delle commodities. È lecito quindi aspettarsi che questa trend proseguirà anche nel 2023, sebbene le sue prospettive di crescita inizino a scontare il rallentamento dell’economia globale. Infine, Rio De Janeiro è il principale partner commerciale di Pechino, che ha rappresentato oltre il 30% delle esportazioni brasiliane nel 2021 e la ripresa del Dragone non potrà che sostenere la crescita brasiliana.

“Queste nuove dinamiche potrebbero favorire i mercati azionari brasiliani, che attualmente offrono valutazioni interessanti. Anche il ciclo di inasprimento monetario del Brasile è in una fase nettamente avanzata, dopo aver raggiunto un picco di inflazione pari al 12,1% ad aprile 20222, ovvero il livello più alto in quasi due decenni, sceso successivamente al 5,8% a dicembre 2022 . Sebbene ancora superiore all’obiettivo del 3,25% stabilito dalla Banca Centrale, il Brasile potrebbe essere uno dei primi paesi a tornare ad adottare una politica più accomodante, nonostante il suo tasso di riferimento sia fissato al 13,75%, offrendo quindi rendimenti particolarmente interessanti per gli investitori obbligazionari”.

Messico, tutti i vantaggi del nearshoring

Ma il Brasile non è l’unica promessa dell’America Latina. “Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale – spiega Mouawad – l’economia messicana dovrebbe crescere dell’1,7% nel 2023, trainata principalmente dai consumi interni e dagli scambi commerciali con i suoi principali partner, in primis gli Stati Uniti”. Per risolvere provvisoriamente le difficoltà sulle proprie catene di approvvigionamento e ridurre l’esposizione verso il rivale cinese, gli Usa si sono infatti rivolti a paesi geograficamente più vicini per diversificare le proprie catene di approvvigionamento. È il cosiddetto fenomeno del nearshoring”.

Ma non sono solo gli sviluppi geopolitici ad aver avvicinato Città del Messico e Washington: “Oltre alla vicinanza geografica, queste due regioni hanno consolidato le loro relazioni nel corso degli anni. Nel 2020, gli Stati Uniti rappresentavano la prima fonte di investimenti diretti esteri (IDE) in Messico e rappresentavano oltre un terzo del totale degli investimenti. Inoltre, gli accordi commerciali come l’USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement) concedono al Messico un accesso preferenziale al mercato del Nord America garantendo il libero scambio tra questi paesi.

Questo contesto crea interessanti opportunità interessanti sia sul fronte dell’equity, grazie al sopracitato fenomeno del nearshoring, che su quello del reddito fisso, con i mercati obbligazionari messicani che offrono rendimenti reali molto interessanti, conseguenza della lotta all’inflazione condotta dalla Banca Centrale”, conclude l’esperto.

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