Cash is king? Ieri sì, domani non è detto

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Se confrontata con i rendimenti azionari e obbligazionari, la scelta di rimanere liquidi si è rivelata più oculata negli ultimi due anni. Ma sarà questo il caso anche nel lungo periodo?

Cash is king” è uno dei detti più famosi nel mondo finanziario e sebbene la sua origine sia sconosciuta (a renderla popolare fu il CEO di Volvo Pehr G. Gyllenhammar in occasione del crollo dei mercati azionari nel 1987) il suo significato è ben noto: detenere asset liquidi paga più che investire in azioni e/o obbligazioni. Ma è veramente così? Sebbene begli ultimi due anni sia innegabile che la liquidità abbia dimostrato una maggiore redditività rispetto agli investimenti in azioni e obbligazioni, un’analisi retrospettiva suggerisce che questa potrebbe non essere la scelta più oculata se si sposta l’orizzonte di investimento nel lungo periodo. Kevin Thozet, membro del comitato di investimento di Carmignac, spiega perchè.


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Spostare l’ottica di investimento dal breve periodo…

La liquidità e gli strumenti monetari – spiega l’esperto della casa di gestione parigina – hanno registrato performance positive negli ultimi 24 mesi, e migliori di quelle di un portafoglio diversificato esposto sia ai titoli azionari che alle obbligazioni, in un contesto che ha offerto pochi rifugi sicuri agli investitori, con il protrarsi della peggiore fase di ribasso sui mercati obbligazionari”. Ad esempio, negli ultimi tre anni il Treasury statunitense a 10 anni ha perso tanto quanto l’indice S&P 500 dai livelli massimi a quelli minimi nel periodo della crisi pandemica. Quello a 30 anni, nello stesso periodo, ha perso tanto quanto l’indice S&P 500 dai livelli massimi a quelli minimi nel periodo della Grande Crisi Finanziaria. Tale trend ha influenzato positivamente le recenti emissioni di titoli governativi, evidenziate dai successi dei BTP Valore in Italia e dai Bons Van Peteghem in Belgio, entrambi sottoscritti per quasi 20 miliardi di euro in pochi giorni.
“Ma se, come oggi possiamo affermare, un tempo detenere liquidità era più vantaggioso che investire in azioni e obbligazioni, raramente è saggio basare le proprie previsioni per il futuro solo sui dati del passato”, osserva Thozet.

Un portafoglio di liquidità può rappresentare un rifugio in periodi di stagflazione, caratterizzati da crescita economica lenta, elevata disoccupazione e aumento dei prezzi. Tuttavia, scegliere il momento giusto per reinvestire nei mercati azionari non è un compito semplice.
“L’esperienza insegna che la cosa migliore è che gli investitori investano in un portafoglio diversificato esposto sia alle azioni sia alle obbligazioni, anche quando la liquidità o gli strumenti monetari offrono rendimenti pari o superiori ai premi per il rischio azionario, ai rendimenti delle obbligazioni corporate o di quelle a lunga scadenza”.

…al lungo

Il “carry trade”, il guadagno ottenuto tramite obbligazioni al netto dei costi di finanziamento, può sembrare allettante con rendimenti del 4% in euro o del 5% in dollari. “Tuttavia, se l’obiettivo è il rendimento, gli investitori razionali preferiscono guardare oltre questo vantaggio immediato, valutando altri segmenti e classi di attività che offrono opportunità di gran lunga migliori”.
Nei mercati obbligazionari, il rischio di reinvestimento è reale, specialmente in un contesto in cui le banche centrali hanno probabilmente concluso i loro cicli di rialzo dei tassi di interesse. Sfruttare i rendimenti offerti attualmente e il potenziale ribasso dei tassi può essere vantaggioso per gli investitori.

Nel mercato azionario, è essenziale prepararsi a tempi più complessi, probabilmente caratterizzati da crescita lenta o maggiore stagflazione.

“Oltre a sapere intercettare il momento migliore, l’approccio più adatto a un simile dilemma risiede nel cosiddetto approccio “barbell”, con investimenti sia in azioni e settori destinati a trarre vantaggio da un’inflazione persistente, (come oro, energia, materiali, Giappone) e/o da misure di stimolo più aggressive in Cina, sia in comparti o titoli azionari difensivi (settore sanitario, titoli azionari di qualità, aziende leader nei propri settori)”, spiega l’esperto.

In conclusione

La liquidità, pur non essendo la panacea di tutti i mali, può essere parte della soluzione, dal momento che rappresenta  elemento essenziale in un contesto finanziario incerto. “La sua presenza riduce il rischio a breve termine e consente una più efficace riallocazione degli investimenti quando si delineano opportunità più promettenti. L’investimento, dunque, richiede una visione ampia e un’analisi attenta, considerando il passato per comprendere il presente e plasmare il futuro”, conclude Thozet.

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