Investimenti: i 5 errori che si commettono senza accorgersi

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Costruire un portafoglio equilibrato, adeguato al contesto e adatto al profilo di rischio è più facile a dirsi che a farsi. Tant’è che anche gli investitori esperti possono trovarsi in difficoltà. Cinque gestori di Capital Group condividono i propri errori da cui trarre una preziosa lezione

Costruire un portafoglio di investimento può essere complicato, soprattutto in un contesto di mercato volatile e incerto. Le insidie sono molte e a volte imprevedibili. Tanto che anche il famoso investitore Warren Buffett ammette: “Nel mondo degli affari, lo specchietto retrovisore è sempre più chiaro del parabrezza”. Insomma, i possibili rischi e le molteplici variabili da tenere conto possono mettere in difficoltà anche gli investitori più esperti. Capital Group ricorda infatti che anche i gestori di portafoglio di maggior successo compiono la scelta giusta nel 55% dei casi e quella sbagliata nel restante 45%.

Se gli errori sono inevitabili, è anche vero che si impara più dagli errori che dai successi. Quando si acquista un titolo e fin dall’inizio si rivela un buon affare, spesso non ci si ferma a pensare e a interrogarsi su come sia stato possibile o si sia agito. Si gode di quel momento, che però può essere dovuto semplicemente al fatto di essersi trovati nel posto giusto al momento giusto. Quando invece un’idea non funziona o richiede molto tempo per diventare vincente, ecco che la riflessione spesso scatta in automatico. Con questa premessa, cinque gestori di Capital Group hanno condiviso i propri errori così da poter trarre una lezione. Preziosa per tutti.

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I cinque errori di investimento da evitare

1. Prestare attenzione agli “story stock”

Nella selezione dei titoli azionari o delle tematiche su cui investire, può capitare di farsi affascinare e condizionare da una bella narrativa o dalla moda del momento. È quello che è capitato a Greg Wendt, gestore di portafoglio azionario di Capital Group, che all’inizio della sua carriera aveva deciso di investire in un operatore di navi da crociera, l’American Classic Voyages, basandosi su una storia apparentemente molto interessante. La società, infatti, affondava le sue radici nella Delta Queen Steamboat Company, che gestiva popolari crociere sul fiume Mississippi, e progettava di ottenere i diritti esclusivi per le crociere nelle isole Hawaii e di costruire lei stessa la nave da crociera, dopo oltre 25 anni che non se ne costruiva una in suolo americano. Affascinato da questa idea, il gestore non valutò un aspetto importante: recuperare le competenze settoriali, una volta perse, non è così semplice. Lo sforzo da diversi miliardi di dollari profuso per la costruzione della nave non andò a buon fine e per questo e altri motivi la società andò in fallimento. Non si pensava che non si potessero trovare i talenti per costruire una nave da crociera negli Stati Uniti.


La lezione: non dare per scontato che una società possa realizzare la propria strategia aziendale senza averne compreso il modo in cui lo farà.

2. Evitare la paralisi da analisi

Per capire dove investire e in quale momento, bisogna raccogliere dati e analizzarli da vicino. A patto però di non fermarsi a questa fase all’infinito. Come è successo a Lisa Thompson, gestore di portafoglio azionario, che dopo diversi mesi di approfondite analisi si è resa conto che un altro dato in più non sarebbe servito per prendere la migliore decisione possibile. Insomma, la ricerca è fondamentale ma talvolta avere più informazioni è eccessivo e rischia di far rimandare in continuazione una scelta di investimento. Arriva invece il momento in cui è necessario esprimere giudizi basati sulle conoscenze acquisite con l’esperienza.


La lezione: occorre sapere quando è il momento di agire con le informazioni che si hanno a disposizione.

3. Fidarsi ma con le dovute verifiche

Il terzo errore da evitare è più legato alla sfera umana e alle relazioni. Se infatti per un gestore conoscere il management può essere molto utile e importante per valutare la bontà della strategia aziendale e le capacità necessarie per realizzarla, non deve cadere nell’errore di fidarsi troppo. “La maggior parte dei dirigenti che incontriamo sono persone oneste e con buone intenzioni, ma questo non significa che sono sempre sinceri con noi o con sé stessi”, avverte il gestore Steve Watson, che dopo qualche anno dall’inizio del suo lavoro nell’ufficio di Hong Kong di Capital, aveva deciso di investire in Sino-Forest, una società cinese che possedeva e gestiva terreni forestali. L’azione di questa società, quotata sulla Borsa di Toronto, era balzata di oltre il 500% tra il 2003 e il 2011 sulla base delle dichiarazioni di una forte crescita degli utili. Peccato, però, che la società aveva falsificato numerose transazioni e quindi il titolo venne sospeso dalle contrattazioni e nel 2012 Sino-Forest presentò istanza di fallimento.


La lezione: considerare i bilanci e i dirigenti che li gestiscono con una sana dose di scetticismo.

4. Resistere al proprio bias di conferma

Uno degli errori più diffusi negli investimenti deriva dal farsi prendere dalle emozioni e dalle proprie convinzioni e pregiudizi. Lo dimostra l’esperienza vissuta dal gestore Justin Toner, assunto da Capital Group il 4 settembre 2001 per occuparsi del settore aerospaziale e della difesa, proprio una settimana prima degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Ecco che analizzare il contesto e prendere decisioni in maniera obiettiva, soprattutto in determinate situazioni, può diventare difficile. Perché, si può facilmente cadere vittima di bias di conferma, ovvero della tendenza a cercare informazioni che confermino i propri pregiudizi preesistenti.


La lezione: mettere in discussione il proprio punto di vista ed essere pronti ad agire rapidamente quando le circostanze cambiano.

5. Sapere quando mollare

Numerosi studi di psicologia comportamentale hanno dimostrato che per gli investitori è emotivamente 10 volte più difficile realizzare una perdita nella vita reale che sulla carta. In altre parole, gestire un insuccesso è molto difficile e si ha la tendenza emotiva a evitare di ridurre le perdite e ad andare avanti, sperando che le cose migliorino. A ricordare di non cadere in questo errore è il gestore Martin Jacobs: “gli investitori devono imparare a essere disposti a cambiare rotta quando una tesi di investimento non è più valida. Ho scoperto che questa è una delle cose più difficili da compiere come gestore di portafoglio”. Ecco spiegato perché avere la capacità di abbandonare un investimento quando non è più redditizio può rivelarsi molto importante. Questa capacità è stata evidenziata anche nel libro “The Art of Execution: How the world’s best investors get it wrong and still make millions in the markets” di Lee Freeman-Shor, in cui vengono individuati cinque diverse “tribù” di investitori professionisti in base al loro comportamento. Uno dei gruppi è chiamato “assassins”, ovvero assassini, perché sono venditori spietati, molto attenti a ridurre le perdite quando un titolo registra un calo.


La lezione: sapere quando vendere un titolo e passare ad altro può essere importante quanto sapere quando acquistare.

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