L’analisi, giunta alla XVI edizione, delinea i profili di rischio per le imprese italiane che esportano e operano in 194 mercati esteri
A ogni paese viene assegnato un punteggio da 0 a 100 per ogni indicatore, dove 0 rappresenta il rischio minimo e 100 il rischio massimo
Per la Russia, che rappresenta il 14° mercato di destinazione per l’export italiano, il rischio di credito riflette il quadro sanzionatorio attuale e atteso
In Ucraina, che rappresenta invece il 42° mercato di destinazione per l’export made in Italy, gli indicatori di rischio politico si portano a 87 su 100. “I reali impatti sull’economia non sono chiaramente noti, trattandosi di un evento attualmente in corso e in continua e repentina evoluzione, ma non è difficile immaginare che anche in presenza di una risoluzione rapida del conflitto le controparti nel Paese saranno più in difficoltà a onorare i propri debiti”, osservano da Sace, evidenziando come il supporto finanziario internazionale a favore di Kiev potrebbe tuttavia parzialmente mitigare questo effetto.
Lanciando uno sguardo infine ai principali partner commerciali dell’Italia, in Germania (1° paese destinatario delle esportazioni italiane pari a 55,4 milioni di euro e di provenienza delle importazioni italiane pari a 60,7 milioni al 31 ottobre 2021 secondo i dati diffusi dall’Osservatorio economico del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ndr) il rischio di credito risulta pari a 18 su 100 mentre quello politico a 12 su 100. Per la Francia (2° mercato per l’export pari a 43,5 milioni nello stesso periodo e per l’import pari a 31,7 milioni) la media di rischio di credito si porta a 23 su 100 e del rischio politico a 16 su 100. Nel caso degli Stati Uniti e della Cina (rispettivamente terzo paese destinatario delle esportazioni italiane per 39,7 milioni e delle importazioni italiane per 31,3 milioni) il rischio di credito risulta pari a 17 e a 48 mentre quello politico a 19 e a 40.
Le tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina, spiegano infatti da Sace, si innestano in una fase politica delicata per alcuni paesi europei. Basti pensare al Regno Unito dove, scrivono, “la credibilità della leadership è in discussione”. O alla Francia alle prese con le elezioni presidenziali di aprile e alla Germania col neo-governo che “deve ancora rafforzare il suo consenso”. Chiude il cerchio il nodo dell’indipendenza di Taiwan dal governo di Pechino che, secondo i ricercatori, metterebbe ulteriormente a rischio anche le relazioni tra Cina e Usa.
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