Gestione attiva: ecco perché sta tornando cruciale

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In un contesto economico globale caratterizzato da incertezza e cambiamento, Ali Dibadj, CEO di Janus Henderson Investors, delinea un panorama ricco di sfide e opportunità che sta plasmando l’industria degli investimenti

Dal rapido mutamento del quadro macroeconomico alle evoluzione delle esigenze di investitori, l’attuale contesto politico ed economico offre interessanti opportunità per operatori e investitori, legati da un unico fil rouge: il rinnovato apprezzamento per la gestione attiva. Ne parla ai lettori di We Wealth Ali Dibadj, CEO di Janus Henderson Investors.

Un quadro macroeconomico mutevole

Secondo il CEO della casa di gestione angloamericana, sono tre i principali fattori che stanno influenzando in maniera significativa il mercato e le posizioni di operatori e investitori: il riallineamento geopolitico, i cambiamenti demografici e il ritorno del costo del capitale.

“Per quanto concerne il primo fattore – spiega Dibadj  – tensioni, elezioni e cambiamenti politici che portano alla decentralizzazione delle filiere, protezionismo e passaggi di potere stanno chiaramente influendo sui flussi di denaro e sulle decisioni degli investitori. Quanto al secondo, le persone stanno cambiando il modo in cui vivono e lavorano e i prodotti e i servizi che utilizzano, con particolare beneficio per alcuni settori e aziende. Infine, quanto all’incremento del costo del denaro, i tassi di interesse più alti hanno un impatto su tutte le aziende, ma quelle più deboli ne risentono maggiormente. Questo significa che la marea non farà galleggiare tutte le barche, e che la maggiore dispersione tra vincitori e perdenti, tra chi ha e chi non ha nella gestione attiva, sarà fondamentale per individuarli e, di conseguenza, per scegliere un posizionamento long o short”.

Un nuovo momento d’oro per la gestione attiva

Un contesto così complesso e dinamico ha comportato un nuovo interesse verso i vantaggi di un approccio attivo alla gestione del patrimonio e, secondo il CEO di Janus Henderson Investors, gli investitori sono ben consapevoli di quanto sia importante essere in grado di individuare e selezionare le asset class sulla base di opportunità e rischi offerti dal contesto macroeconomico.

“I clienti che prediligono la gestione attiva a quella passiva sono sempre più numerosi. Questo riguarda i fondi comuni d’investimento. Stiamo riscontrando anche un interesse crescente per nuovi veicoli d’investimento, come l’obbligazionario attivo e gli ETF azionari, e questo li rende un’area di crescita per il nostro settore e per Janus Henderson”.

Opportunità d’investimento

Dal punto di vista dell’allocation geografica, sebbene gli USA rimangano il focus principale sia dell’azionario che dell’obbligazionario, si assiste a una crescita dell’interesse e delle opportunità d’investimento al di qua dell’atlantico e nei mercati sviluppati dell’Asia. “L’Asia emergente – precisa Dibadj – non suscita ancora grande interesse, ma crediamo che potrebbe farlo nel prossimo anno e noi, come azienda, abbiamo investito lì. Detto questo, in generale sembra che i mercati emergenti stiano tornando al centro dell’attenzione, in termini di azioni, debito, esposizione pubblica o privata”.

Per quanto concerne invece l’allocazione settoriale, è l’innovazione ad attrarre il focus degli investitori. “Le biotecnologie e la tecnologia stanno riscuotendo particolare successo, alla luce dei macrotrend dei cambiamenti demografici e del costo del capitale. Ovviamente l’intelligenza artificiale è il tema principe, sia come investimento sia per migliorare il modo in cui funziona l’organizzazione interna. Grazie alla nostra esperienza, noi possiamo contribuire su entrambi i fronti”.

“Sempre legato al tema del maggior costo del capitale – aggiunge il CEO di Janus Henderson Investors – naturalmente c’è anche il maggiore interesse per le obbligazioni, in particolare i portafogli multi settoriali, le attività cartolarizzate e i portafogli regionali concentrati su aree come l’Australia, il Giappone e, soprattutto, il Regno Unito”.

Dal prodotto al servizio: una nuova consulenza

Oggi investitori e operatori sono sempre più interessati alla customizzazione della consulenza e vogliono essere certi che l’asset manager cui si affidano è in grado di comprendere le loro peculiari esigenze. “Questa – spiega Dibadj – sarà una tendenza del settore per un po’ di tempo, e stiamo ampliando, le nostre capacità di conseguenza, per comprendere e soddisfare le esigenze degli investitori e degli operatori. Infine, la richiesta di questi livelli di servizio è il riflesso del passaggio da singoli prodotti a soluzioni, soprattutto tra i nostri clienti più sofisticati. Questo riguarda anche le aspettative di gestione integrata del portafoglio, cosa che noi naturalmente già facciamo, ma che può essere offerta anche come parte di una soluzione e di una strategia di costruzione del portafoglio”.

Altri modi per raggiungere i risultati specifici che i clienti desiderano includono strategie azionarie e obbligazionarie bilanciate, multi-strategie, sovrapposizioni quantitative, portafogli modello e offerte ibride, che associano titoli pubblici e privati. “Ormai sempre più diffuse, queste soluzioni particolarmente bilanciate e quantitative sembrano suscitare fortemente l’interesse di clienti che vogliono uscire in punta di piedi dai mercati monetari o della liquidità per assumere un po’ di rischio di investimento, ma senza esagerare”.

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