Il dilemma del risparmiatore: tra protezione e consumi (e crescita)

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I risparmi messi da parte durante la pandemia hanno aiutato la ripresa dell’economia subito dopo la riapertura. Eppure le incertezze del mercato stanno convincendo i consumatori a continuare a risparmiare più del solito. Che effetto avrà questo comportamento?

Accumulare risparmi per far fronte agli imprevisti, realizzare alcuni desideri e guardare al futuro con più serenità non è sempre una scelta. Nell’anno in cui tutto il mondo è stato costretto in casa a causa della pandemia di Covid, gli indici di risparmio sono aumentati fino a raggiungere livelli doppi rispetto ai precedenti massimi storici in alcuni paesi. Ad esempio nel Regno Unito, le famiglie hanno raggiunto un picco di risparmio del 23,9%, un livello record. Questi indici di risparmio sono stati poi fondamentali per sostenere la crescita subito dopo la riapertura, e “ciò è stato particolarmente importante per le economia sviluppate, dove i consumi rappresentano in media il 70% del Prodotto interno lordo”, spiega Felipe Villarroel, Partner Portfolio Management di Vontobel Asset Management, evidenziando il legame a doppio nodo tra risparmi e consumi.  

Risparmiatori a confronto

Confrontare come i consumatori di tutto il mondo risparmiano è molto complicato, visto che ogni stato utilizza indici differenti. Ad esempio, guardando solo ai dati presentati dai singoli paesi, la Francia sembra il risparmiatore per eccellenza, ma se poi si guardano determinati indici di riferimento, ci si rende presto conto che il governo francese calcola come risparmi anche alcuni benefit o la pensione.

Una cosa è però certa: dopo il picco pandemico, i consumatori continuano a risparmiare, ma in modo molto diverso: “Ciò che ci sembra più chiaro è che i consumatori statunitensi sono scesi al di sotto dei livelli pre-pandemia per quanto riguarda i risparmi (continuando a mettere da parte circa il 5% del loro stipendio), mentre i consumatori tedeschi, francesi e britannici non lo hanno fatto”, spiega Villarroel.

Come abbiamo visto in precedenza, nelle economie sviluppate i consumi rappresentano la parte più consistente del Pil, quindi se i consumatori preferiscono continuare a risparmiare, preoccupati dalla situazione economica attuale, l’impatto sulla crescita inizia a farsi sentire. Questo è chiaro guardando verso l’Eurozona, dove le previsioni di crescita si attestano intorno allo 0,6%. Negli Stati Uniti, invece, dove i consumi sono ripresi con più forza ci si aspetta una crescita dell’1,6%.

Risparmio e crescita: cosa scegliere?

A questo punto non resta che porsi una domanda: è auspicabile un rapporto di risparmio più basso, così da spingere con forza i consumi e quindi la crescita? La risposta non è così semplice, si tratta di una questione molto spinosa e complessa. In una situazione incerta come quella attuale, tra venti avversi sul mercato e scosse dovute all’instabilità geopolitica, avere un tasso di risparmio più elevato potrebbe fare da airbag per i consumatori nel caso in cui le difficoltà potessero ulteriormente aumentare. I rischi sono davvero alti e potrebbero arrivare da vari comparti: dalla possibilità di una lieve recessione alla stagnazione dell’economia, passando per un ulteriore aumento dei mutui o un aumento della disoccupazione. Insomma, pensare in anticipo ai possibili problemi e prepararsi un tesoretto di emergenza potrebbe essere una scelta saggia. D’altro canto, aumentare i risparmi continuerà a rallentare l’economia. Ma, forse, una minore crescita in cambio di maggiori ammortizzatori non è poi così male.

In conclusione, “ci piace il fatto che i consumatori risparmino di più rispetto al periodo pre-pandemia. In qualità di investitori a reddito fisso non condividiamo tutti i vantaggi derivanti da una maggiore crescita e, come è stato abbondantemente chiarito, un’eccessiva crescita potrebbe comportare una svendita delle curve dei titoli di Stato, con conseguenti perdite temporanee di capitale per gli investitori obbligazionari”, tira le somme Villarroel.

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