Nonostante l’Italia sia l’unico paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue siano diminuite rispetto agli altri paesi, il patrimonio complessivo italiano sfiora circa i 110 mila miliardi di euro, ovvero più di sei volte il Prodotto interno lordo (Pil) del bel paese. Una fetta importante di tale patrimonio è costituita proprio da depositi bancari che, a loro volta, consistono nei conti correnti aperti presso i maggiori istituti di credito nazionali.
In particolare, secondo i recenti dati forniti dalla Banca d’Italia a fine 2021, le famiglie italiane hanno accumulato tra conti correnti e contanti oltre 153 miliardi in più, registrando una crescita complessiva dell’11% da inizio della pandemia.
Si conferma dunque anche per il 2021 la rinnovata preferenza delle famiglie italiane per la liquidità e dunque la tendenza di queste ultime a parcheggiare i loro risparmi presso i conti correnti.
Del resto, la crisi legata alla pandemia ha reso le famiglie italiane meno propense al consumo, facendo accrescere la loro tendenza a risparmiare.
Gli italiani dunque sono un popolo lungimirante? È proprio il caso di dire: non è tutto oro quello che luccica! Scopriamone i motivi.
Conti correnti a rischio?
I dati sopra menzionati evidenziano che gli obiettivi principali dei risparmiatori restano nel lungo periodo la sicurezza e nel breve periodo la liquidità, convinti che stipare quest’ultima in conti correnti e non investirla, possa preservarli dalla volatilità dei mercati e da possibili crisi economiche.
In realtà, mantenere un’elevata liquidità sul conto corrente potrebbe sortire proprio l’effetto contrario per i risparmiatori, specie in un periodo storico, come quello attuale, nel quale si riaffaccia prepotente la tanto temuta inflazione.
Pertanto, i risparmiatori che hanno potuto mantenere la liquidità sui conti correnti senza preoccuparsi troppo di una inflazione finora trascurabile vedono ora seriamente minacciato il valore reale del loro risparmio. L’ultimo dato sull’inflazione europea (+5% a dicembre 2021) dovrebbe spingere di conseguenza gli italiani a proteggere il proprio patrimonio “liquido” da una inflazione che si fa sempre più minacciosa.
Se l’inflazione infatti restasse agli attuali livelli, tra soli 10 anni il risparmio non investito potrebbe perdere di valore addirittura riducendosi alla metà e comportando la potenziale distruzione della ricchezza nazionale di circa 1.000 miliardi.
La combinazione di una inflazione elevata e tassi di interesse (sotto) zero rende particolarmente difficile la protezione del risparmio e pertanto continuare imperterriti a non investire il proprio tesoretto equivarrebbe a un vero e proprio suicidio finanziario. Senza contare che anche per le banche diventa sempre più onerosa la gestione della liquidità, tanto che alcuni istituti di credito nazionali, per disincentivare il risparmio, stanno pensando all’introduzione di oneri commissionali per i depositi con giacenza media pari o superiore ai 100 mila euro e c’è addirittura chi minaccia la chiusura dei conti di tale taglia, qualora questi non vengano investiti in prodotti del risparmio gestito o amministrato.
Il risparmio, dunque, potrebbe trasformarsi in un problema economico che, tuttavia, può essere risolto da parte del risparmiatore avvicinandosi al mondo della finanza con la giusta curiosità, al fine di trovare un equilibrio tra la propensione al rischio ed i propri obiettivi nel medio–lungo periodo, per trasformare il proprio patrimonio liquido in un investimento futuro strategico.
La conoscenza finanziaria-assicurativa dei risparmiatori
La verità è che la maggior parte degli italiani ha paura ad investire e preferisce lasciare i soldi sul conto, pur consapevole che questo non frutterà alcun rendimento per la mancanza di educazione finanziaria o per scarsa fiducia nel sistema finanziario.
Nonostante negli ultimi anni il Belpaese abbia fatto notevoli sforzi per cercare di migliorare la cultura finanziaria degli italiani e il loro approccio agli investimenti, i risultati raggiunti finora non sembrano essere stati adeguati per invertire la rotta.
I messaggi che provengono dal sistema finanziario indirizzati ai risparmiatori su quanto sia redditizio e proficuo investire per il bene del paese sembrano essere poco credibili e non sempre efficaci e, anzi, a volte sortiscono proprio l’effetto contrario.
Sarebbe necessario dunque far comprendere agli italiani che, ad esempio, da sempre credono di non pagare niente sui propri investimenti, che una buona consulenza finanziaria-assicurativa è fonte di valore e che pagare il prezzo di tale valore è nel loro esclusivo interesse.
Pertanto, tutti gli operatori del settore finanziario-assicurativo potrebbero (e dovrebbero) modificare le loro strategie comunicative, inaugurando un nuovo modello comunicativo che educhi e coinvolga i risparmiatori, con correttezza e trasparenza, contribuendo così alla loro educazione finanziaria e facendo in modo che questi ultimi incanalino la liquidità verso altre forme di investimento quali i fondi comuni di investimento, prodotti di previdenza e, da ultimo, prodotti d’investimento assicurativo.
Quale alternativa alla liquidità nel conto corrente?
La storia o meglio i trend degli ultimi anni, specie quelli legati alla pandemia, ci insegna che la liquidità è sempre più un asset da sfruttare e valorizzare per gli italiani, e che il timore di rischi finanziari insostenibili dovrebbe lasciare il passo al desiderio di un sempre maggiore rendimento.
Lo sforzo quindi che dovrebbe compiere il mondo della finanza–assicurativa dovrebbe essere quello di far comprendere agli italiani che esistono anche altre forme di protezione del proprio patrimonio che non sia quella di immobilizzare il proprio capitale presso un semplice conto corrente sperando che magicamente questo raddoppi il suo valore con il passare del tempo e che questo possa proteggerli da eventuali imprevisti della vita. Non è infatti detto che quello che abbiamo messo da parte in un conto corrente sia in ultima istanza sufficiente al verificarsi dell’imprevisto.
Esistono altre forme di protezione quali, ad esempio, le polizze assicurative, che costituiscono degli ottimi e duttili strumenti di protezione del patrimonio e che consentono a quegli stessi risparmiatori incalliti di soddisfare i propri obiettivi di vita quali mettere su famiglia, costituire un capitale futuro per i figli, consentire l’acquisto della casa, etc. E non solo, si potrebbero citare altre alternative forme di investimento: la lista potrebbe essere lunga e non affatto esaustiva.
Se ci volessimo soffermare sulle polizze vita, appaiono innegabili i vantaggi civili e fiscali che questo strumento potrebbe offrire ai risparmiatori fra i quali in primis: l’impignorabilità e l’insequestrabilità, la possibilità di modificare i beneficiari durante la vita della polizza, la possibilità di riscattare la polizza, l’esenzione dall’imposta di successione al verificarsi dell’evento assicurato, il differimento fiscale rimandato al momento dell’evento morte con evidente rivalutazione del capitale investito in polizza. Vantaggi questi che non potrebbero (dovrebbero) sfuggire ad un risparmiatore accorto e che, quindi, non potrebbero essere, neppure lontanamente, paragonabili in termini di vantaggi a un deposito bancario in cui sostanzialmente non si registra alcun rendimento del tempo proprio perché la liquidità non viene investita.
Si tratta dunque di una sfida che il mondo della finanza dovrebbe essere in grado di accettare e i risparmiatori in grado di cogliere al volo: forse solo allora potremmo davvero dire che gli italiani sono un popolo lungimirante!
Manuela Martellino, Deputy head of Legal – Legal & Wealth Planning Department International Life
Bâloise Vie Luxembourg