Auto elettriche: tra sogni (per la Cina) e incubi (per le big europee)

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Il mercato dei veicoli elettrici sta prendendo sempre più piede e le case automobilistiche cinesi hanno iniziato a occupare una fetta importante del mercato. Le aziende europee stanno riuscendo a tenere il passo? Quali sono i punti deboli che vanno ancora affrontati?

È ufficiale: gli automobilisti stanno abbracciando sempre con maggiore convinzione la svolta elettriche. Lo confermano i dati di Jato Dynamics, fornitore globale di business intelligence automobilistica, secondo cui nel primo trimestre del 2023 le vendite di veicoli elettrici hanno superato quelle delle controparti tradizionali e, sebbene le auto a benzina continuino a essere richieste, la crescita delle immatricolazioni di nuove auto in Europa è dovuta all’adozione di auto elettriche. A ottobre le immatricolazioni di modelli puramente elettrici in tutta Europa sono aumentate del 30%, con i BEV che rappresentano il 15% del totale delle nuove immatricolazioni. Da gennaio 2023 sono stati immatricolati in tutta Europa oltre 1,6 milioni di veicoli elettrici.

Ma la vera domanda è, qual è il brand più amato? Sicuramente Tesla si trova in cima alle vendite con la Model Y, ma anche la Cina sta prendendo sempre più terreno con la BYD che potrebbe rivelarsi la nuova Toyota delle auto elettriche. L’azienda cinese si sta affermando rapidamente nel suo mercato locale, grazie anche agli incentivi che il governo cinese ha dato per l’acquisto di veicoli elettrici e infrastrutture di ricarica: nel 2022 sono state venduti 5,92 milioni di veicoli elettrici, stando ai dati di Insideevs.

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La Cina cambia e sfida l’Europa

Il Dragone non solo sta investendo molto nelle aziende che producono veicoli elettrici, ma si tratta proprio del primo paese al mondo nella transizione verso questa tipologia di mezzi: stando ai dati di Bloomberg NEF, ad agosto le vendite di EV hanno rappresentato il 37% delle vendite di veicoli per passeggeri nel Paese, si tratta della quota più alta tra i principali mercati automobilistici.

Pechino ha deciso di investire con forza in questo settore, ritenendolo un punto cruciale per rafforzare l’economia e abbracciare la transizione verso fonti più sostenibili. Proprio per questo, James Odemuyiwa, Senior Credit Analyst di Legal & General Investment Management (LGIM), ritiene che “questa dinamica non sia destinata a cambiare presto, ponendo una potenziale sfida alle case automobilistiche occidentali, che in genere hanno goduto di una buona quota di mercato in questo segmento”.

L’attenzione strategica della Cina per lo sviluppo di un mercato domestico dei veicoli elettrici ha dato vita a circa 100 marchi diversi, che si contendono le vendite. Questa sovra-capacità ha inevitabilmente portato a sconti e a una vera e propria guerra dei prezzi.

Ovviamente si tratta di un fattore interessante per i consumatori, che possono acquistare EV a prezzi scontati, ma potrebbe avere un effetto deleterio sulle case automobilistiche occidentali: se queste per tanto tempo hanno goduto di margini di guadagni superiori alla Cina, ora devono scegliere tra tagliare i prezzi per rimanere competitivi, o mantenere la propria redditività.

La sfida per l’Europa non è solamente tenere il passo con la Cina, ma abituarsi a tecnologie completamente nuove, perché il rischio di perdere ancora più terreno è alto. L’esperto di LGIM prende l’esempio di Volkswagen, il produttore occidentale più radicato in Cina, che ha dovuto ricalibrare la propria strategia di piattaforma a causa di ritardi legati al software. Per riguadagnare il tempo perso l’azienda ha poi stretto accordi con due aziende cinesi (SAIC e Xpeng Motors) per utilizzare le loro piattaforme e co-sviluppare veicoli. È ancora troppo presto, tuttavia, per capire se questo tipo di azioni saranno sufficienti per spingere il settore automobilistico europeo.

Inoltre, ora che i marchi cinesi sono riusciti a occupare più del 50% della quota di mercato del Paese, il Dragone è pronto a volare alto anche all’estero. Basti pensare che, secondo le stime della Commissione Europea, l’8% delle vendite di veicoli elettrici in Europa proviene dalla Cina e si prevede che questa quota salirà al 15% entro il 2025.

Consigli per gli investitori

Di fronte a un mondo in piena trasformazione, il settore automobilistico rimane interessante per gli investitori? Mentre i rapidi sviluppi del segmento EV stanno cambiando le dinamiche della produzione automobilistica in Cina e l’industria occidentale di trova di fronte un ambiente sempre più difficile, rimane la certezza che il settore automotive attira da sempre l’interesse degli investitori. Guardando al breve termine, molte case automobilistiche europee stanno ancora raccogliendo i frutti della domanda repressa a seguito della pandemia, accompagnata dai relativi problemi delle catene di approvvigionamento. Tuttavia, se l’idea è quella di un investimento nel lungo periodo, “è necessario agire oggi per garantire che sia l’offerta di prodotti che la base dei costi rimangano competitive. A nostro avviso, l’incapacità di affrontare con successo questi problemi rappresenta un rischio per i profitti”, conclude Odemuyiwa.

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