Auto elettrica e domanda premium: settore automotive correrà anche nel 2024?

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In un periodo di incertezza economica, gli investitori sono soliti allontanarsi dai settori ciclici, eppure quello automotive potrebbe muoversi controcorrente. Vediamo perché

Se fino a qualche anno fa nelle più ambiziose liste per Babbo Natale di grandi e piccoli capeggiavano marchi iconici quali Ferrari, Lamborghini e Maserati, oggi la lista si è allargata e spesso compare il nome Tesla. La rivoluzione elettrica sta prendendo sempre più piede con le vendite di veicoli EV che stanno guadagnando slancio, raggiungendo il 18% delle vendite globali di veicoli nel 2023 (dati Visual Capitalist). Proprio Tesla risalta con i suoi due modelli di punta, la Model Y e la Model 3, che guidano la classifica delle vendite.

In generale per il settore automotive il 2023 si avvia alla conclusione segnando una solida crescita in area 89,3 milioni di veicoli venduti a livello globale (stime JD Power e GlobalData), ossia in crescita del 10% circa rispetto allo scorso anno. Il mercato globale si avvia quindi a chiudere a un passo da chiudere a 90 milioni di unità, sui massimi dal 2019. Nonostante il rischio che le economie di tutto il mondo rallentino nel 2024, le prospettive per il prossimo anno si attestano a 92,3 milioni di unità, con un ulteriore aumento del 3% e il mercato potrebbe raggiungere la fine della vera domanda repressa a causa della pandemia.
Ma il settore automobilistico, offre anche opportunità di investimento? In questo 2023 il saldo è decisamente positivo (+28% per l’Msci World Automobiles rispetto al +8% dell’MSCI World, dati al 31/10/2023). Nel 2024 sarà ancora così?

In un mondo in difficoltà, con che marcia partire?

L’economia globale sta rallentando e potrebbe cadere in una recessione che fino ad ora è stata evitata, la Cina si trova di fronte a grandi sfide che la stanno costringendo a rallentare la crescita, i tassi di interesse sono molto alti e non sembrano ancora pronti a scendere. In una simile situazione i settori ciclici, come quello automobilistico, devono affrontare molti venti contrari. “Tuttavia – suggerisce Flavio Carpenzano, Investment Director Reddito Fisso di Capital Groupvi sono diverse società automobilistiche di alta qualità che, a nostro avviso, saranno in grado di superare la recessione e di mantenere un buon profilo creditizio difensivo”.

Sono varie le motivazioni dietro alla fiducia dell’esperto: per prima cosa, molte delle società automobilistiche più forti hanno prodotti orientati a un cliente premium, che tende a essere meno affetto dai cicli del mercato. Inoltre, visto il blocco di produzione e distribuzione durante il periodo del lockdown, le cause automobilistiche hanno ancora alcuni ordini arretrati che potrebbero portare in pari i bilanci e, infine, vi è un sub-settore che sembra non fermarsi neppure in momenti di crisi, quello degli autocarri. Questo è vero perché una volta che un camion ha raggiunto la fine dalla sua vita, è necessario cambiarlo e non vi sono altre opzioni.

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Svolta elettrica, big europee in ritardo

Vi è anche un trend specifico che rende gli investimenti nel settore automobilistico di colpo interessanti, l’elettrificazione. Dall’occidente all’oriente è chiaro il crescente interesse che i consumatori hanno nei confronti dei veicoli elettrici, anche se non tutte le regioni del mondo stanno rispondo al bisogno con la stessa rapidità. Gli analisti di Capital Group stimano che i produttori europei, ovvero le case automobilistiche storiche, sono in ritardo di almeno tre anni rispetto a Tesla, o ai leader del mercato cinese e anzi, il passaggio ai veicoli elettrici rappresenta una vera e propria sfida.

In Europa, effettivamente, le tecnologie per la creazione di batterie sono molto limitate, ma anche l’infrastruttura di ricarica è altamente carente. Non è neppure possibile ignorare il fatto che la produzione di automobili è molto più costosa nell’antico continente, rispetto che in Cina. Ma non è ancora necessario preoccuparsi, bisogna infatti ricordare che l’Europa è la patria di molti produttori premium e, in questo caso, imporre prezzi elevati alle proprie auto per affrontare la transizione non dovrebbe essere un problema. Lo stesso, invece, non si può dire di Pechino: In Cina, infatti, i veicoli elettrici sono visti come un prodotto più economico rispetto a un’auto ICE. Alcuni grandi produttori, come Toyota, stanno ancora faticando a tenere il ritmo, se vorranno mantenere una posizione rilevante a livello mondiale, dovranno per forza investire nella tecnologia delle batterie.

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