I figli eredi di Silvio Berlusconi (Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi) avrebbero intenzione di vendere gli asset immobiliari del Cavaliere
Da Villa San Martino ad Arcore a Villa Belvedere a Macherio, passando per Villa Grande a Roma e per due proprietà ad Antigua, nei Caraibi, fino ad arrivare a Villa Certosa in Sardegna: ecco alcune delle proprietà sul mercato
Attenzione: una possibile complicazione alla compravendita potrebbe derivare dai vincoli di interesse storico artistico che potrebbero esistere su alcune proprietà. Intervista a Maurizio Fraschini (Plusiders)
Un bottino del valore di 700-800 milioni di euro. Questo l’ammontare complessivo dell’eredità immobiliare di Silvio Berlusconi, che i figli eredi (Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi) hanno intenzione ora di mettere sul mercato. Ovviamente si tratta di una stima, nulla di ufficiale, la maggior parte (circa 600 milioni, come riporta il Sole24ore, concentrata nella storica società immobiliare di Silvio Berlusconi, Dolcedrago.
H2 – La vendita degli asset di Silvio Berlusconi
Stabilito infatti che il controllo della Fininvest è nelle mani di Marina e Piersilvio e chiusa la pratica Marta Fascina (con il pagamento della prima tranche dei 100 milioni di euro lasciati in eredità) si passa ora alle ville: tra queste, ci sono Villa San Martino ad Arcore, Villa Grande a Roma, Villa Certosa a Porto Rotondo e Villa Gernetto a Lesmo.
Cosa contiene la società immobiliare Dolcedrago-Idra
Secondo quanto riportato dal Sole24Ore, nella Dolcedrago (che era controllata al 99,5% da Silvio Berlusconi – ora in comunione tra i 5 figli – e per la quota restante a Pier Silvio e Marina) si ritrovano, attraverso l’Immobiliare Idra, le proprietà più prestigiose del Cavaliere.
Villa san Martino ad Arcore
Al primo posto c’è la residenza storica di Silvio, Villa san Martino ad Arcore, una residenza signorile, di circa 3.500 metri quadrati, realizzata dalla famiglia marchionale Casati Stampa nel XVIII secolo, che dal dicembre 1974 è di proprietà della famiglia Berlusconi.
Villa Belvedere a Macherio
A circa 6 km da Villa San Martino si trova la Villa Belvedere, che è stata comprata all’asta nel 1988 dalla Provincia di Milano, ed è la residenza in cui l’ex moglie, Miriam Bartolini (Veronica Lario), ha vissuto a lungo prima del divorzio.
Villa Certosa in Sardegna a Porto Rotondo
Altro simbolo del Cavaliere è Villa Certosa in Sardegna a Porto Rotondo. La villa in Costa Smeralda si estende su 4.500 metri quadri, ha 126 stanze e un parco di 120 ettari. Qui Berlusconi ha ospitato capi governo e di stato, come George W. Bush, Tony Blair e Vladimir Putin. Secondo alcune stime, questa proprietà potrebbe valere intorno ai 250-300 milioni, anche se in passato erano circolate cifre di 450-500 milioni.
Villa Grande a Roma
Si tratta di una lussuosa residenza che si trova a Roma tra Appia Antica e Appia Pignatelli. La villa, nota anche come Villa Zeffirelli in quanto ospitò il grande regista fino alla sua scomparsa, è stata acquistata da Belusconi nel giugno del 2001, ed è stata il luogo in cui il Cavaliere ha incontrato più volte gli alleati nel centrodestra Giorgia Meloni.
Le altre proprietà in vendita
Tra gli altri immobili, si possono citare anche:
- la sede di Fininvest in Via Paleocapa
- Villa Gernetto, a Lesmo
- Villa Campari, a Lesa sul Lago Maggiore, che è stata acquistata alla fine del 2008
- Villa Due Palme, a Lampedusa
- circa 100/150 appartamenti nel milanese
- due proprietà ad Antigua, nei Caraibi
- Villa La Lampara, a Cannes
Infine, la società che detiene dei terreni nell’area di Olbia, dove era prevista la realizzazione di un villaggio turistico con porto (mai realizzato).
I vincoli di interesse storico artistico sugli immobili di Berlusconi
Leggendo l’elenco degli immobili che gli eredi di Silvio Berlusconi avrebbero intenzione di vendere, una prima reazione riguarda la possibile complicazione – o, comunque, particolarità dell’operazione di compravendita – che potrebbe derivare dai vincoli di interesse storico artistico che potrebbero esistere su alcune proprietà.
Di cosa si tratta? We Wealth ha chiesto a Maurizio Fraschini (Plusiders) di fare il punto.
“Si può presumere che ad esempio Villa Belvedere a Macherio, Villa Grande a Roma sull’Appia Antica, Villa Campari a Lesa sul lago Maggiore o Villa Gernetto a Lesmo siano soggette a differenti vincoli trascritti nelle rispettive Conservatorie dei Registri Immobiliari e che la loro vendita debba passare necessariamente da una notifica – la cosiddetta denuntiatio – che potrebbe impattare sulla rapidità e sulla riservatezza dei termini di acquisto”, ha spiegato Fraschini, che ha ricordato che dal primo maggio 2004 la materia è disciplinata dal nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42).
Cosa prevede il codice?
Il codice prevede che tutti i beni la cui esecuzione risalga a oltre 70 anni e opera di un autore non più vivente siano sottoposti a verifica dell’eventuale qualità di bene culturale e fino ad allora si presumono tali; quindi, è sempre necessaria l’autorizzazione per la vendita.
Solo in seguito alla verifica i beni non dichiarati di interesse culturale saranno sottratti a questa procedura.In particolare, per quanto riguarda i beni immobili, il codice prevede una serie di limitazioni alla possibilità di trasferirne la proprietà o la detenzione – ha detto Fraschini – Il trasferimento della proprietà o della detenzione dei beni culturali comporta l’obbligo di presentare una denuncia alla soprintendenza del luogo ove si trova il bene, contenente i dati delle parti, l’indicazione del loro domicilio in Italia e la loro sottoscrizione, i dati identificativi del bene e l’indicazione del luogo in cui si trova, la natura e le condizioni dell’atto di trasferimento.
La denuncia deve essere presentata per qualsiasi trasferimento, oneroso o gratuito, non solo della proprietà ma anche della detenzione del bene, entro 30 giorni dalla data dell’atto oppure, in caso di successione a causa di morte, dall’accettazione dell’eredità o dalla presentazione della dichiarazione fiscale di successione”.
Il diritto di prelazione
“Quando il trasferimento del bene culturale avviene a titolo oneroso (per esempio: vendita totale o parziale, permuta, conferimento in società) la legge prevede il diritto di prelazione da parte dello Stato o, in subordine, della Regione, Provincia o Comune territorialmente competente – ha dichiarato Fraschini – Non vi è prelazione, quindi, quando il trasferimento avviene per successione, donazione, divisione, cessione di partecipazioni societarie, fusione, scissione, né in caso di costituzione di ipoteca.
La prelazione deve essere esercitata entro 60 giorni dalla data di ricezione della denuncia, e in questo periodo di tempo l’atto rimane privo di efficacia, perché condizionato sospensivamente all’esercizio della prelazione. L’acquirente, dunque, acquisterà la proprietà del bene solo dopo i 60 giorni, se la prelazione non è stata esercitata. Fino a quel momento è anche vietato consegnare il bene, che deve rimanere in possesso del venditore. Se la denuncia viene eseguita dopo i 30 giorni previsti dalla legge, il termine per l’esercizio della prelazione è di 180 giorni.
I vincoli potrebbero poi impattare anche sugli eventuali lavori che l’acquirente volesse realizzare sulle proprietà.
Ma è evidente che i potenziali acquirenti saranno adeguatamente “attrezzati” per affrontare acquisti di beni così prestigiosi e particolari”.