I verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve lo hanno confermato: una minoranza di membri del Fomc aveva già espresso alcune riserve sull’adeguatezza del mini rialzo da 25 punti base, indicando che un’inflazione ancora persistente avrebbe potuto giustificare mosse più ampie. Dopo la riunione del 1 febbraio i segnali negativi sono arrivati: la lettura del dato sui prezzi al consumo di gennaio ha mostrato come, su base mensile, ci sia stata un’accelerazione e diverse componenti di fondo ancora in aumento. I mercati hanno rivisto al rialzo le aspettative sulle prossime mosse della Fed sui tassi d’interesse, con un impatto ben visibile sui rendimenti del Buono del Tesoro Usa a breve scadenza. Nell’ultimo mese, al 23 febbraio, il rendimento del Treasury a un anno è passato dal 4,7% al 5,1%, livelli che non si vedevano dal 2007.
Con un rendimento così allettante e rischi trascurabili di un default dello Stato federale americano, puntare per un anno sui Treasury appare un buon modo per mettere in tasca un profilo di rischio e rendimento favorevole. E’ veramente così? “Il treasury è uno dei migliori investimenti possibili per amministrare la propria liquidità senza rischio di credito”, ha dichiarato a We Wealth l’analista obbligazionario indipendente Giacomo Alessi. In generale, ha aggiunto “consiglierei l’investimento di parte della propria liquidità in scadenze corte dei Treasury bond”. Con un avvertimento “il rischio che si corre è solo quello di cambio, che può anche portare a un apprezzamento del proprio investimento: avere esposizione verso il dollaro si è rivelata una scelta vincente sia da inizio guerra che da inizio anno (2023)”. Continuerà a essere così?
All’inizio dell’anno gli outlook degli investitori professionali avevano delineato un probabile deprezzamento del dollaro sull’euro nel 2023, in seguito a un forte rally del biglietto verde. In seguito alla revisione al rialzo sull’andamento del tasso terminale della Fed, al 23 febbraio, l’euro ha in verità perso un ulteriore 1% sul dollaro da inizio anno (l’aumento dei rendimenti dei titoli denominati in dollari aumentano la domanda di questa moneta, rafforzando il suo tasso di cambio).
Gestire il rischio di cambio sui Treasury: strada in salita per i piccoli risparmiatori
Il rischio di cambio è la possibilità che il rendimento di un titolo sia influenzato dalle variazioni nel valore della moneta nella quale il prodotto finanziario è denominato: se dall’Italia si investe in Treasuries, il risultato finale del rendimento sarà determinato non solo da quanto “paga” il Tesoro americano, ma anche da quale sarà, nel corso della durata dell’obbligazione, il tasso di cambio fra l’euro e il dollaro. Chi si trova al di qua dell’Atlantico e investe in un Treasury a un anno deve augurarsi che il cambio euro dollaro si muova a favore della moneta americana (o, al più, che resti stabile). Dal momento che ora il dollaro è in una posizione di forza, il rischio che le cose possano andare in senso opposto, cioè che si svaluti un po’ sull’euro, c’è. Per questo, coprirsi dal rischio di cambio con derivati o altre soluzioni non costa poco: il mercato adegua il costo delle coperture alle aspettative sul futuro andamento dei cambi. I derivati sono contratti che permettono di coprirsi da un rischio comprando, per così dire, una “certezza” a fronte del pagamento di un premio.
Come faccio ad acquistare un Treasury presso la mia banca? Che peso potrebbe avere questo investimento all’interno del mio portafoglio?
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“Al momento con un cross currency swap fixed to fixed (che annullerebbe ogni rischio di cambio) si ottiene un rendimento del 3,09%” dal Treasury a un anno: circa due punti in meno, che è decisamente un prezzo elevato. Pertanto, secondo Alessi, quella della copertura del rischio di cambio a queste condizioni è “una strada poco utile in termini economici e poco percorribile per l’investitore al dettaglio”.
Esistono alternative per coprirsi dal rischio cambio, in teoria sì, ma ancora una volta si pagano a caro prezzo. “Ci sono Etf quotati che possono replicare una posizione corta sul dollaro per coprire la posizione lunga sul Treasury”, ha dichiarato Alessi. Detta in parole semplici, una posizione corta rende quando il titolo o prodotto scende: per questo una posizione corta sul dollaro permetterebbe di compensare l’esposizione al Treasury, nel caso in cui il dollaro dovesse svalutarsi sull’euro.
“Purtroppo non è uno strumento efficiente in quanto impiega lo stesso ammontare di liquidità”, per coprire un investimento in Treasury da 10.000 dollari, ne servirebbero altri 10.000 per coprirsi dal tasso di cambio con questo sistema. E gli Etf a leva? “Sconsiglierei gli etf a leva ‘daily’ che replicano l’andamento giornaliero e non rappresentano un buono strumento per la copertura del cambio”, ha risposto l’analista, “per chi ha un conto derivati c’è il future che con un margine ridotto permette di coprire posizioni di alto controvalore. Per esempio il derivato Mar24 quotato su Chicago Mercantile Exchange può essere uno strumento adeguato”, a patto di potere impegnare, per ciascun contratto, 135mila dollari senza possibilità di frazionare questa cifra decisamente per poche tasche.