L’ultrarunner Joasia Zakrzewski è passata alla ribalta della cronaca recente per aver accettato un passaggio in auto durante lo svolgimento di una gara di podismo sull’ultra distanza (oltre i 42km). Terza al traguardo, la Zakrzewski è salita sul podio ed è stata premiata, fino a quando non si è scoperto l’inganno.
Colta in flagrante, l’atleta ha chiesto scusa e ha ammesso di aver avuto un attimo di debolezza in gara, motivo per cui aveva deciso di ritirarsi e di accettare così il passaggio di un veicolo. Salvo poi ricredersi e, qualche chilometro più tardi, continuare a correre fino al traguardo, pensando di finire la gara “fuori classifica”. Ma quando ha scoperto di essere giunta terza, è stata zitta e ha ritirato il premio.
Nel suo libro “The rise of ultrarunners”, l’autore e podista britannico Adharanand Finn, dopo aver trascorso due anni a intervistare i migliori ultrarunner del panorama internazionale e aver partecipato egli stesso ad alcune gare di corsa su distanze estreme, è arrivato alla conclusione che in quel mondo, dove si raggiungono sforzi sovrumani, ogni tanto barare è considerato… lecito. È un po’ come quando, dopo aver pedissequamente seguito per settimane e settimane i dettami di una rigida dieta alimentare, concediamo al nostro palato il piacere di un dolce. Il famoso sgarro alla regola. “Ce lo meritiamo”, ci diciamo.
Negli atleti di alto livello funziona allo stesso modo.
Fanno così tanta fatica che si sentono in diritto, ogni tanto, di tagliare il percorso. O farsi dare un passaggio.
Nel ciclismo funziona allo stesso modo. Il doping è taciuto, ma ogni ciclista sa che il suo rivale può fare uso di sostanze proibite e non se ne fa un problema: sa che all’occorrenza, se dovesse averne bisogno, potrà sottoporsi alla stessa pratica dopante senza vergognarsene.
La riprova sociale: cos’è?
Questo atteggiamento in psicologia è stato definito dallo psicoterapeuta Robert Cialdini con il termine di “Riprova sociale”.
Nel suo libro “Le armi della persuasione”, Cialdini spiega che prima di fare qualcosa, guardiamo a ciò che fanno gli altri. È lo stesso fenomeno psicologico-sociale che sta alla base delle mode. Secondo questa teoria, tendiamo statisticamente (e inconsapevolmente) ad aderire a una proposta se questa è condivisa da un gran numero di persone. E non importa se si tratta di un atteggiamento virtuoso o vile, onesto o baro. Quello che conta è che l’atteggiamento sia socialmente condiviso, perché se lo fanno tutti, allora compierlo è lecito, anche se si tratta di qualcosa di non proprio corretto e viene fatto di nascosto.
Alcuni esempi di riprova sociale
Nelle grandi città italiane è facile vedere un fumatore che butta un mozzicone per strada, per quanto questo sia un gesto irrispettoso dell’ambiente. È comune farlo. Ma sicuramente quella persona, se dovesse trovarsi in Svizzera, dove sa che nessuno si sognerebbe di buttare un mozzicone per terra, ci penserebbe due volte prima di farlo, e molto probabilmente non lo farebbe.
Ai tempi di Tangentopoli era “normale” entrare in un sistema in cui si davano e ricevevano mazzette in cambio di favori economici o politici.
La riprova sociale è comune anche tra molti ragazzi adolescenti, che cercano ispirazione tra gli influencer dei social media. Seguono mode, tendenze, atteggiamenti dettati da altri per sentirsi parte della “corrente” di pensiero della società. Seguono questi esempi non perché li soppesano con spirito critico e concordano, ma perché lo “fanno tutti “.
Se un adolescente è un po’ più perdonabile (si tratta sempre di ragazzi che stanno ancora cercando di capire chi sono e quali sono i loro valori e i loro talenti – ed è normale che cerchino modelli esternamente), da un adulto ci si aspetta un po’ più di discernimento.
La riprova sociale negli investimenti
Anche l’ambito finanziario non è esente dalla riprova sociale. Pensiamo a tutti coloro che investono in
bitcoin perché “gliel’ha detto l’amico”, o perché “ora è la nuova tendenza”, senza però avere ben chiaro
di cosa si tratti e senza avere gli strumenti per investire in modo consapevole e andare a profitto.
Pensiamo a chi compra azioni delle aziende di Elon Musksolo perché secondo il main-stream,
l’imprenditore americano è diventato il simbolo della lungimiranza e della capacità di portare innovazione
con le sue aziende e i suoi progetti, dimenticandosi però di quante volte lo stesso Musk abbia iniziato
business che si sono poi rilevati fallimentari.
E gli esempi potrebbero andare avanti.
Conclusioni
Prima di aderire a un modello di comportamento socialmente diffuso, chiediamoci se sia corretto, se sia in linea con i nostri valori. Usiamo il giudizio critico, raccogliamo informazioni e proviamo a sviluppare un pensiero che sia nostro e comportamenti che siano lo specchio del nostro modo di vedere la vita. Usare lo spirito critico, anche se è minato da una quota di disinformazione che circola in rete, è una questione culturale che preservata e sviluppata. Anche a costo di uscire dal gregge e vestire (apparentemente) i panni della pecora nera.
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