A settembre 2019 fece scandalo il furto di America, la controversa toilette d’oro ideata da Maurizio Cattelan nel 2016 per il Solomon R. Guggenheim di New York. L’opera era già stata precedentemente criticata (come tanti dei lavori dell’artista) per la sua natura satirica. Il wc – perfettamente funzionante e realizzato con 98 chili di oro a 18 carati – è stato più volte associato a una reinterpretazione di Fountain (1916) di Marcel Duchamp, ma anche a Donald Trump e alle sue residenze a dir poco opulenti (connessione che Cattelan ha in parte negato, spiegando che l’idea dell’opera può comprendere l’attuale presidenza americana ma non ne esaurisce il significato).
Il processo a Londra per America di Maurizio Cattelan
Ma che fine ha fatto, oggi, America? In realtà non abbiamo ancora una risposta. Nel 2019 l’opera era stata prestata dal museo Guggenheim al Blenheim Palace nell’Oxfordshire, dove fu installata con tanto di connessione alla rete fognaria, per una retrospettiva dedicata all’artista. L’utilizzo della toilette era previsto mediante prenotazione di uno specifico appuntamento orario da parte dei visitatori, che potevano sedersi (non più di 3 minuti ciascuno) su un’opera assicurata per “soli” 4,8 milioni di sterline. Qualcosa però è andato storto. Un nuovo video, presentato all’apertura del processo contro i presunti colpevoli, mostra il momento in cui i ladri incappucciati escono dall’ex residenza Churchill e caricano la refurtiva su un’auto blu.
Furto Cattelan, gli indiziati e la dinamica del fatto
Nell’udienza di fine febbraio, l’avvocato britannico Julian Christopher ha definito il furto come un “audacious raid”. Cinque sono ad oggi gli indiziati principali: Michael Jones di 39 anni (processato per furto con scasso e dichiaratosi non colpevole), Fred Doe di 36 anni, Bora Guccuk di 40 anni (entrambi indagati per associazione a delinquere finalizzata alla conversione o al trasferimento di beni di provenienza illecita, sostengono di non essere colpevoli) e James Sheen di 39 anni (dichiaratosi colpevole di furto con scasso). Del quinto sospetto non si conosce ancora l’identità.
Secondo Christopher, poco prima dell’alba il gruppo avrebbe sfondato i cancelli di Blenheim Palace mediante un furgone Izuku e una Golf Volkswagen di cui si erano illecitamente appropriati. Una volta entrati nel cortile del palazzo, si sarebbero introdotti al suo interno rompendo la finestra della stanza in cui era contenuta America, per poi uscirne con la refurtiva in soli cinque minuti. Per scardinare la toilette dal muro i ladri hanno anche rotto le tubature del bagno, allagando il palazzo e le sue preziose sale, oggi patrimonio mondiale UNESCO. Julian Christopher ha inoltre dichiarato che “un’incursione così audace non sarebbe stata possibile senza una lunga preparazione”.
La preparazione del furto e i piani per vendere l’opera
Dai documenti prodotti in giudizio sembra infatti che Michael Jones avrebbe visitato più volte il museo prima di commettere l’illecito. Jones si sarebbe recato nell’Oxfordshire quando l’opera di Cattelan non era ancora installata (facendo una foto alla finestra da cui gli indiziati si sono introdotti nell’edificio) e successivamente quando America era stata esposta (qui fotografando il lucchetto della porta della stanza in cui l’opera era contenuta). Secondo Christopher, è dunque evidente che Jones si stesse preparando al furto e ne sia totalmente coinvolto.
Degli altri esponenti della banda, James Sheen avrebbe materialmente aiutato Jones a trafugare l’opera, mentre Fred Doe e Bora Guccuk si sarebbero occupati di trarne profitto monetario (così come risulta dai messaggi “in codice” scambiati tra le parti). Gli indiziati avrebbero inoltre contattato un gioielliere di Londra, probabilmente per rivendere l’oro rubato. America non è mai stata ritrovata: il prosecutore ha spiegato che la toilette è stata probabilmente divisa in pezzi d’oro più piccoli per essere più facilmente venduta.
Anche “I grandi artisti rubano”
Al momento, Blenheim Palace e l’artista (rappresentato da Gagosian) non hanno rilasciato alcuna nuova dichiarazione. Nel corso di un’intervista con The New York Times nel 2019, Cattelan si era espresso sul punto spiegando come America fosse “l’1% per il 99%”, ribadendo di voler rimanere positivo e pensare che il furto fosse un’azione a scopo di bene ispirata a Robin Hood. Lo stesso anno, Cattelan aveva posato per la campagna di Arte Generali scattata da Oliviero Toscani. Nel video pubblicitario si vede l’artista scappare nudo con America sottobraccio, mentre compare ironicamente in sovraimpressione la scritta “Great artists steal”.