Sogno un Guggenheim nel cuore di Milano

Teresa Scarale
Teresa Scarale
25.3.2022
Tempo di lettura: 5'
A tu per tu con Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli e mecenate. Grazie alla sua caparbietà gentile e a una consistente donazione personale, il Museo del Novecento raddoppierà. Nella concretezza del suo racconto, ricorre la parola 'sogno'. Una sfida, più che un rimbrotto, alle generazioni future
“Ho avuto una fortuna sfacciata: quella di arrivare nel giorno e nel momento giusto. Se solo fossi arrivata qualche mese dopo, il mio sogno sarebbe crollato”. Il sogno è quello di Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli di Milano, desiderosa di 'far respirare' in spazi più ampi il Museo del Novecento del capoluogo. Il momento è quello del gennaio 2019, un anno prima che scoppiasse anche in Italia la crisi covid. “A quell'epoca, la città registrava ingressi turistici per 10 milioni, che sarebbero poi crollati a due. Il mio intendimento era quello di dare maggior spazio al Museo del Novecento, sacrificato nel solo primo arengario, uno spazio troppo angusto. Lì a un passo ce n'era un secondo, quasi gemello, occupato da uffici amministrativi. Perché non renderlo disponibile all'esposizione?”.
Un moto di generosità che era già stato del suo compagno di una vita Francesco Pasquinelli (1922-2011), desideroso di “restituire alla comunità” quanto la sua amata Milano gli aveva donato. “In assenza di eredi, ha sempre sentito, da milanese doc, che la città sarebbe stata la destinataria ideale di un suo lascito. La amò moltissimo e non volle mai abbandonarla, nemmeno nel periodo più buio dei rapimenti”.

Antognini: sogno un Guggenheim nel cuore di Milano




Giacomo Balla, Velocità di automobile + luci, 1913. Tempera su cartoncino rosso intelato 64,8 x 70,2 cm





Ma quando lui era ancora in vita i tempi non erano maturi per una donazione in tal senso. L'urgenza della signora Antognini incontra invece un favore tale che sa quasi di congiuntura astrale, come ci racconta lei stessa. Il suo intento va in porto e il Comune accetta (atto non scontato, nella farragine della burocrazia italiana) i cinque milioni di euro da lei donati – a livello personale, non di fondazione – per la riqualificazione secondo arengario. “Io desideravo prima di tutto creare un contenitore per le opere d'arte”. L'ulteriore donazione di sei quadri della collezione Pasquinelli-Antognini, “è stata una coda dell'elargizione principale”.

Antognini: sogno un Guggenheim nel cuore di Milano




Umberto Boccioni, Crepuscolo, 1909. Olio su tela, 90 x 120 cm





Una “coda” fatta di capolavori del futurismo (valore oggi stimato: 15 milioni di euro) cui Annamaria Montaldo, già direttrice del Museo del Novecento, difficilmente avrebbe potuto rinunciare: Crepuscolo (1909) di Umberto Boccioni; Velocità d'automobile +luci (1913) di Giacomo Balla; Paesaggio toscano (1912-1913) di Gino Severini; Figura (Antigrazioso), 1913, di Mario Sironi; La sala di Apollo (1920) di Giorgio De Chirico; Jour de réception (1930) di Alberto Savinio.






Alberto Savinio, Jour de réception, 1930 circa. Olio su tela 92,5 x 73 cm





Opere che “occorrevano” anche per completare la collezione futurista del museo, “la più bella”, ricorda la stessa Antognini.

Antognini: sogno un Guggenheim nel cuore di Milano

Anna Maria Montaldo ci spiega il perché delle sue scelte: “Il 'Crepuscolo' di Boccioni è sicuramente un capolavoro, un omaggio a Milano. Sia perché testimonia il sorgere febbricitante di quelle periferie che tanta parte avrebbero avuto nella sua produzione, sia perché ancora divisionista, pre futurista. Tratteggia quell'atmosfera di cambiamento che la città viveva all'inizio del XX secolo".

"La 'Sala di Apollo' di De Chirico invece, con i suoi richiami neoclassici molto espliciti e la musica in primo piano (il violino) fornisce un'area di ricerca che non era prima rappresentata nella collezione del museo. Abbiamo poi inserito nella stessa sala anche l'opera di suo fratello Savinio, che prima ci mancava. Poi ci sono le opere più propriamente futuriste, che proprio in quel periodo stavamo ristudiando per farne un nuovo racconto grazie a un rinnovato allestimento (la nuova Galleria del Futurismo è stata inaugurata il 30/09/2021, ndr). Il 'Paesaggio toscano' di Severini era molto importante per la nostra raccolta. 'Antigrazioso' di Sironi era perfetto per l'inserimento nella nostra lunga galleria. Così come l'opera di Balla”.






Gino Severini, Paesaggio toscano, 1912-1913. Olio su tela 65 x 50 cm





La generosità visionaria di Giuseppina Antognini ha permesso che le opere della sua collezione non venissero poste in una sala dedicata, ma inserite nel tessuto museale come un ricamo, con logica curatoriale. “Non mi interessava avere una stanza a me intitolata”, ci rivela la stessa mecenate.
E quale consiglio darebbe alla Giuseppina Antognini del XXI secolo? “Le consiglierei di attivarsi per un 'Guggenheim' a Milano. Perché la città non risolve certo il problema dell'arte del '900 con i due arengari di piazza Duomo. Avrebbe bisogno di un grande museo dedicato al XX secolo nel suo cuore, non in periferia. Magari a San Vittore, o dove c'è ora quell'enorme caserma fra viale Cenisio e via Arimondi… Non credo sia una velleità: nella vita bisogna dover sognare”.






Mario Sironi, Figura, 1913. Olio su tela 84,5 x 59,5 cm





E agli amministratori pubblici, cosa vorrebbe dire? “Di lavorare in sinergia. Credo moltissimo alla collaborazione fra pubblico e privato. Purtroppo manca oggi la capacità di sognare in grande. E non perché non si è capaci. Ma perché amministrare la cosa pubblica implica tutta una serie di problematiche che il cittadino non può nemmeno immaginare. Mi sono resa conto di quanto lavoro ho provocato con la proposta di questa ristrutturazione, pur potendo contare su quel periodo di pausa drammatico che è stata la pandemia, in cui le persone preposte al progetto hanno lavorato alacremente".

"Vorrei poter pensare a degli amministratori illuminati, che abbiano la capacità di vedere quello che noi non vediamo, a 30, 40, 50 anni. Vedo che al mondo non c'è più nessuno di illuminato: ci si scontra con la realtà delle cose da eseguire. Si pensi alla sostenibilità: chi non vorrebbe un mondo pulito, verde, sostenibile… Ma poi ci sono i fatti. Nei paesi più poveri ci si scalda ancora con il carbone, per esempio. Noi a Milano abbiamo la fortuna di avere come sindaco Beppe Sala, che non è un illuminato, ma è un buon amministratore”.
La parola all'art collection manager: Clarice Pecori Giraldi

Tutta la complessa operazione delle donazioni si è svolta con la collaborazione di una squadra di professionisti ultra specializzati nella materia.

Era così necessario? Risponde l'art collection manager Clarice Pecori Giraldi: “Quando ci si interfaccia con la pubblica amministrazione, ci si trova a parlare due linguaggi diversi. È essenziale avvalersi di professionalità adeguate: le faccende di ordine pratico non possono essere lasciate al caso. Relativamente alla donazione Antognini, basta citarne due: la modalità di versamento al Comune dei fondi e quella con cui si è deciso di accettare la richiesta della dottoressa Montaldo di ricevere le sei opere d'arte. Il modus operandi complessivo ha permesso alla signora Antognini di essere tutelata. È chiaro che la volontà – fortissima – di donare è partita dalla signora: noi professionisti abbiamo semplicemente garantito la tutela della donazione”.

Con Clarice Pecori Giraldi, lo Studio Pedersoli per le questioni legali, il professor Guido Guerzoni e Gaetano Castellini Curiel per la parte relativa a rapporti, condivisione, difesa e cura delle volontà della donatrice.
Il progetto vincitore

Secondo quanto annunciato a luglio 2021, il progetto vincitore per l'ampliamento del Museo del Novecento (bando Novecentopiùcento) è quello dell'architetta Sonia Calzoni. Prevede l'installazione di un collegamento aereo, da realizzarsi con una trave reticolare fissata alle due colonne esistenti. Un intervento totalmente reversibile, “una macchina scenica”, come ha precisato la stessa progettista.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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