Reati contro l’arte, stretta per un mercato più sicuro

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Furto, ricettazione, truffa, impossessamento, contraffazione, esportazione illecita sono le condotte illecite più diffuse contro i beni d’arte. Per contrastarle, nel marzo 2022 ha preso il via la riforma dei reati contro il patrimonio culturale, appesantendo le pene per i reati più diffusi

I principali reati commessi in Italia nel 2021 a danno dei beni culturali e delle opere d’arte sono stati i furti, la ricettazione, la truffa, l’impossessamento dei beni culturali, le contraffazioni d’opere d’arte e l’esportazione illecita di beni culturali, secondo il nucleo tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri.

Cosa succede ai beni culturali rubati

Nelle situazioni più ricorrenti i beni culturali rubati e le opere d’arte contraffatte sono messi in vendita sulle piattaforme digitali di e-commerce dedicate all’arte e ai beni da collezione oppure sono inseriti nei cataloghi delle aste online e in questo modo riemergono al grande mercato dopo i passaggi di mano clandestini e dopo aver cambiato denominazione o attribuzione. L’attività investigativa e di contrasto a questi comportamenti che alterano il mercato dell’arte utilizza oggi le nuove tecnologie disponibili per monitorare le vendite che avvengono sul web e sui social media attraverso l’intelligenza artificiale. 

Le informazioni e le immagini raccolte sono poi confrontate con quelle inserite nella banca dati Leonardo, la più grande al mondo relativa ai beni culturali illecitamente sottratti. A essere monitorati costantemente sono così i beni in vendita sulle piattaforme digitali e i cataloghi delle aste d’asta anche internazionali. Alla tecnologia di ultima generazione si aggiunge la legge. Per contrastare queste condotte illecite, lo scorso marzo ha preso il via la riforma dei reati contro il patrimonio culturale che ha appesantito le pene per i reati più diffusi oltre ad aver introdotto alcune nuove condotte criminose come la falsificazione in scrittura privata relativa a beni culturali e l’appropriazione indebita di beni culturali. 

La normativa

La legge di riforma (L. 22/2022) ha poi inserito alcuni di questi reati, come ad esempio i reati di importazione illecita di beni culturali, il reato di uscita o esportazione illecita di beni culturali e il reato di contraffazione di opere d’arte, nell’elenco di quelli per i quali si applica la responsabilità penale delle imprese (D.Lgs. 231/2001). Tale responsabilità si aggiunge a quella contestabile alle persone fisiche che siano stati gli autori materiali dei reati e va a colpire le persone giuridiche quando il fatto è commesso a loro vantaggio o nel loro interesse. Nel mercato dell’arte gli effetti della riforma interessano le gallerie, le case d’asta, i musei, i mercanti, gli art dealer che svolgono l’attività commerciale e di intermediazione nella circolazione dei beni d’arte. 

Con riferimento ai “beni culturali”, che sono destinatari della quasi totalità dei reati rilevanti, devono intendersi le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà (art. 2 del D.Lgs. 42/2004). Per quelli di proprietà pubblica, l’elencazione è contenuta in un catalogo generale del Ministero della cultura che comprende i beni artistici e quelli fotografici consultabile in rete. Il fenomeno del furto di beni culturali nel 2021 è stato in crescita del 20,05% rispetto al 2020. Relativamente invece alle opere d’arte, alle quali pure la responsabilità penale di gallerie e case d’asta inerisce, rileva invece il reato di contraffazione che non va solo a punire i fatti contestabili all’autore della falsificazione ma che riguarda anche chiunque ponga in commercio, detenga per farne commercio, introduca a questo fine nel territorio dello Stato o comunque ponga in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere di pittura, scultura o grafica, di oggetti di antichità o di oggetti di interesse storico o archeologico. 

Le misure a tutela del patrimonio artistico culturale

L’impianto normativo messo a punto per contrastare la commissione dei reati contro questi beni prevede sanzioni pesantissime. Oltre alla pena pecuniaria, che nei casi più gravi può arrivare a 1.549.000 euro, può essere comminata infatti anche la sospensione o la revoca di autorizzazioni, licenze o concessioni fino all’interdizione definitiva dall’esercizio dell’attività. La responsabilità penale-amministrativa di questi soggetti operativi nel mercato dell’arte può essere eliminata o attenuata attraverso l’adozione di specifici modelli di organizzazione gestione e controllo del rischio idonei a prevenire la commissione di reati della stessa specie di quello poi effettivamente verificatosi e mediante la nomina di un organismo di vigilanza anche in forma monocratica chiamato a vigilare sul funzionamento del modello. 

Dal 2019 gli intermediari e gli operatori del mercato dell’arte sono inoltre tenuti a effettuare l’identificazione della clientela e le segnalazioni per le operazioni sospette ai fini della normativa antiriciclaggio qualora il valore dell'operazione, anche se frazionata o di operazioni collegate sia pari o superiore a 10.000 euro. Allo stesso modo le misure antiriciclaggio devono essere applicate quando le operazioni sono effettuate all'interno dei porti franchi (D.Lgs. 231/2007). La combinazione delle misure che hanno interessato i principali operatori economici del mercato dell’arte sono le iniziative messe in atto per contrastare il lato oscuro di un mercato che in Italia nel 2021 ha generato 429.290.250 euro di controvalore per i falsi sequestrati, qualora le opere e i beni fossero state immesse sul mercato come autentiche, e 86.574.165 euro di controvalore per i beni culturali illecitamente immessi sul mercato. Gli effetti di queste misure li vedremo nei prossimi anni e si rifletteranno sui collezionisti e sugli investitori che acquistano arte e finanziano il sistema.

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Specializzato in diritto tributario presso la Business School de Il Sole 24 ore e poi in diritto e fiscalità dell’arte, dal 2004 è iscritto all’Albo degli Avvocati di Milano ed è abilitato alla difesa in Corte di Cassazione. La sua attività si incentra prevalentemente sulla consulenza giuridica e fiscale applicata all’impiego del capitale, agli investimenti e al business. E’ partner di Cavalluzzo Rizzi Caldart, studio boutique del centro di Milano. Dal 2019 collabora con We Wealth su temi legati ai beni da collezione e investimento.

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