Nonostante sempre più donne riescano a scalfire il soffitto di cristallo nel mondo della finanza, molto resta da fare per le società di gestione
In Francia, grazie alla legge Copé-Zimmerman del 2011, le donne rappresentano il 18,2% dei comitati esecutivi e il 44,6% dei consigli di amministrazione
Fare networking potrebbe consentire loro di superare alcuni ostacoli sul fronte della diversità di genere. La chiave, secondo Bettina Ducat, è puntare sull’azione collettiva
Come emerge dall’analisi, la presenza delle donne si è diluita con lo sviluppo, tra l’altro, della gestione passiva. Il trend è leggermente meno marcato in Francia dove le donne che gestiscono portafogli rappresentano il 18% – appena dietro l’Italia e la Spagna – e il 13% nel caso di quelle che occupano posizioni dirigenziali. Il divario, è innegabile, è ancora troppo ampio. Il Women’s Forum ha censito i ruoli ricoperti dalle donne nell’economia globale e rappresentano, nel 2020, il 12% appena dei cfo e il 2% dei manager in ambito finanziario. Complice poi l’autocensura (in Francia il primo agente di borsa al femminile abbiamo dovuto attenderlo fino al 1985). Supportare le giovani donne in campo scientifico e finanziario è una delle soluzioni percorribili. Il Cfa Institute ha lanciato una serie di azioni di sensibilizzazione per incentivare la presenza di donne nella finanza e la nostra fondazione promuove un programma a sostegno della maggior parte delle ragazze ammesse alle classi preparatorie delle Grandes Écoles nel campo dell’ingegneria e della finanza.
Quanto conta la diversity all’interno di una società di gestione?
Lo scenario sta mutando. Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha sottolineato che “la femminilizzazione della finanza non è un’opzione bensì una necessità”. In Francia, la legge Copé-Zimmerman del 2011 (che punta a una rappresentanza femminile del 40% all’interno dei consigli di amministrazione) va nella giusta direzione visto che ad oggi rappresentano il 18,2% dei comitati esecutivi e il 44,6% dei cda. Eppure, sono sempre di più le donne che riescono a rompere il soffitto di cristallo della finanza e dell’economia. Fmi, Bce, Wto, Bers, sono tutti a guida femminile. Euronext ha appena annunciato la nomina di una donna a ceo: una vera rivoluzione per la Borsa di Parigi. Sono segnali positivi che spero incoraggino le vocazioni femminili e garantiscano una diversità anche nel processo decisionale. Tra l’altro, la leadership al femminile porta una reale complementarietà con uno stile di gestione più collegiale, più inclusivo. Credo nella forza dell’azione collettiva.
Come si distingue La Financière de l’Echiquier in tal senso?
Siamo consapevoli delle sfide su questo fronte, ma intendiamo contribuire al tema dell’uguaglianza e della diversità professionale. Già nel 2019 la società ha aderito ai Women’s empowerment principles di Un women e all’Un global compact, lanciati per spronare le aziende a introdurre una maggiore uguaglianza nel mercato del lavoro. Dei 130 dipendenti di Lfde, il 40% circa sono donne, quota del resto in costante aumento. Nel 2020, su 15 nuove assunzioni, nove erano donne. Il nostro nuovo comitato esecutivo, nominato al mio arrivo nel 2020, è costituito da quattro donne e quattro uomini. Personalmente, sono particolarmente attenta a questa evoluzione che si sta profilando nell’asset management e continuerò a prestare attenzione alle questioni sulla parità e la diversità in tutte le linee di business della società. Sto cercando di reclutare donne, gestori e analisti, anche se le candidate per ora restano poche.
Qual è l’impatto, invece, sulla performance dei portafogli?
Numerosi studi accademici, pubblicati da riviste come il Quarterly journal of economics dell’università di Harvard, dimostrano il valore aggiunto delle donne. La diversità di genere contribuisce a migliorare la performance dei portafogli, abbassandone il profilo di rischio. Forse questo è ciò che la crisi ha fatto emergere in modo ancora più palese. Stando alle poche statistiche disponibili, infatti, sono un po’ più numerose le donne che gestiscono portafogli sri (sustainable and responsible investment, ndr). E questi fondi hanno resistito alla crisi meglio di altri.
E sulle decisioni d’investimento?
La presenza delle donne nella gestione è probabilmente ancora troppo ridotta per poter trarre degli insegnamenti in tal senso. Credo, tuttavia, che una delle differenze tra donne e uomini nel mercato del lavoro la faccia la rete, il networking, praticato dalla controparte maschile da molto tempo. Le donne, invece, vi si affacciano ora. L’appartenenza a un network dovrebbe consentire loro di superare alcuni ostacoli. Come ho detto poc’anzi, credo nella forza dell’azione collettiva.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di giugno 2021)