Privilège Ventures SA, venture capital con sede a Lugano, ha recentemente lanciato un fondo da 20 milioni di dollari che investe unicamente in startup co-fondate da donne
Jacqueline Ruedin Rüsch: “Siamo essenzialmente aperti a considerare qualunque settore, anche se ne abbiamo alcuni che preferiamo, come MedTech e DeepTech”
Secondo un recente studio di Boston Consulting Group, le startup fondate da donne raccolgono meno della metà dei finanziamenti in capitale di rischio rispetto a quelle fondate da soli uomini. Eppure generano più del doppio dei ricavi. E gli esempi di successo, a livello globale, non mancano. Basti pensare alla fondatrice di Canva, Melanie Perkins, la cui azienda vale oggi 40 miliardi di dollari. Ne abbiamo parlato con Jacqueline Ruedin Rüsch, founding general partner di Privilège Ventures SA (venture capital con sede a Lugano che ha recentemente lanciato un fondo da poco più di 20 milioni di dollari che investe unicamente in startup co-fondate da donne) per scoprire opportunità e rischi di un ecosistema al femminile.
“L’idea di lanciare un fondo che investe solo in startup co-fondate da donne nasce dalla volontà di cogliere un’opportunità d’investimento che ancora in molti, direi troppi, non vedono”, racconta Ruedin Rüsch. “Queste startup producono risultati migliori e in genere li raggiungono anche più velocemente. Inoltre, è un dato di fatto che il mondo del venture capital sia per lo più guidato da uomini che tendono a investire, anche inconsciamente, maggiormente in team al maschile”. Il fondo, continua la fondatrice, si focalizzerà esclusivamente in investimenti seed fino al massimo alla Serie A. “L’obiettivo è quello di riuscire a entrare molto presto nelle aziende e contribuire non solo con i capitali ma anche con il nostro network e know how, così da prepararle ai passi successivi”, spiega. Nonostante Privilège Ventures SA sia generalmente focalizzato sulla Svizzera, questo prodotto specifico guarderà a tutta l’Europa e in particolare ai paesi limitrofi. Tra questi l’Italia, dove la società svizzera intravede “ottime opportunità”. Quanto ai settori vengono esclusi unicamente biotecnologia e cripto, con un focus invece su MedTech, DeepTech e digital economy.
“A livello globale ci sono molti esempi di donne che hanno lanciato startup di successo, poi diventate unicorni”, osserva Ruedin Rüsch. “Una che probabilmente molti lettori potrebbero riconoscere è la fondatrice di Canva, Melanie Perkins, azienda valutata oggi 40 miliardi di dollari. Restando alle nostre latitudini, sicuramente Lea von Bidder, co-founder di Ava Women acquisita da Femtec quest’anno e oggi nostra venture partner. Ma ancora Daniela Marina di Cutiss, Olga Dubey di AgroSustain o Esmeralda Megally di Xsensio, tra le altre”. Secondo l’esperta, le aziende a gestione femminile non presentano tra l’altro rischi diversi o maggiori rispetto a quelle gestite da uomini. “Investire in startup significa prendersi dei rischi maggiori rispetto all’investimento in aziende consolidate, semplicemente per il fatto che – trattandosi di idee estremamente innovative e di team spesso anche molto giovani – la probabilità che non riescano a farcela è maggiore”, dichiara. “Dall’altra parte il potenziale ritorno di questo tipo di investimento è anche molto superiore rispetto ad altri investimenti più tradizionali”.
Il fondo lanciato da Privilège Ventures SA rappresenta un unicum in Svizzera, precisa infine la fondatrice. “Esistono già diversi fondi a livello mondiale e sicuramente gli Stati Uniti sono il paese in cui ne esistono di più. Anche in Europa, comunque, soprattutto nell’ultimo paio di anni, sono stati lanciati diversi fondi di venture capital con lo specifico obiettivo di investire in startup fondate o co-fondate da donne. Siamo tuttavia i primi a lanciare un fondo di questo tipo in Svizzera e intendiamo concentrarci in modo particolare – come anticipato – sul mercato locale che conosciamo bene ma anche su mercati limitrofi come l’Italia, dove non esiste ancora un fondo con questo focus”, conclude. Si parla in particolare di aziende co-fondate da donne che rivestano un ruolo chiave e detengano una partecipazione importante. “I team, invece, non devono essere formati solo da donne. Crediamo infatti che un team misto abbia maggiori possibilità di successo”.