Le alternative tipicamente sono:
- rinviare il subentro al momento della morte dell’imprenditore, regolando il passaggio generazionale in sede successoria;
- anticipare tale passaggio ad un momento precedente, in cui l’imprenditore è ancora capace e operativo.
La scelta che l’imprenditore deve fare si pone inoltre su due diversi piani, quella della gestione e quella della titolarità.
La sfera della gestione afferisce al riconoscere agli eredi, interessati e capaci a proseguire la gestione dell’impresa, poteri gestori della stessa, man mano crescenti al crescere della loro esperienza, facendo l’imprenditore sempre più un “passo indietro”.
La sfera della titolarità, invece, riguarda la proprietà dell’impresa, tipicamente per il tramite della titolarità del capitale sociale della società con la quale l’impresa viene esercitata.
Tali differenti piani meritano una valutazione separata. Per quanto riguarda la gestione, il tessuto imprenditoriale italiano, formato prevalentemente da piccole e medie imprese, si caratterizza per figure di imprenditori, oramai avanti negli anni, che spesso sono stati i fondatori delle loro imprese o che comunque negli anni hanno saputo farle crescere e affermare. Questi soggetti fanno molta fatica a lasciare spazio gestorio alle nuove generazioni e anche se loro eredi operano nell’impresa, magari da molti anni, mantengono un ruolo decisionale apicale che impedisce sia agli eredi di crescere come manager sia di comprendere se essi sono effettivamente all’altezza di guidare l’impresa in futuro. Quando in sede successoria il passaggio generazionale nella gestione dell’impresa diventa ineludibile, molto spesso queste imprese si trovano a fronteggiare una grave crisi manageriale, perché gli eredi non sono cresciuti adeguatamente nelle loro competenze ovvero perché si rilevano inadeguati al compito al quale infine sono chiamati.
In verità pianificare per tempo il passaggio generazionale dell’impresa, sia con riferimento alla gestione che alla titolarità, è nel migliore interesse sia dell’impresa stessa, rafforzando le possibilità che possa continuare a operare con successo sul mercato, sia degli eredi, consentendo una equa ripartizione tra gli stessi del patrimonio familiare che tenga anche conto del diverso concorso di ciascuno di essi alla sua crescita e alla sua valorizzazione.
L’esperienza insegna che non esiste una soluzione standard valida per tutti con pochi adattamenti e che per ogni famiglia e ogni impresa è necessario costruire un percorso “su misura”, che tenga conto non solo delle diverse peculiarità (tipologia societaria, composizione del nucleo familiare, rapporti tra i familiari, ecc.) ma anche della diversa capacità dei clienti di comprendere e apprezzare soluzioni che siano più o meno sofisticate