Il Piano di accumulo del capitale è un metodo d’investimento che si basa sull’acquisto periodico di prodotti finanziari con cui si versa una somma di denaro stabilita in modo graduale ma costante nel tempo
Un vantaggio – di natura più psicologica e comportamentale – è quello di aiutare il risparmiatore ad accantonare una somma in modo costante, a cui si aggiunge il fatto che investire in un Pac permette di non cadere nella cosiddetta “trappola dell’emotività”
Se il mercato cala e il valore del fondo oggetto del Pac diminuisce, a parità di rata costante in euro via via si acquistano un numero di quote superiori che possono trasformarsi in performance più elevate una volta passata la crisi
Meglio sottoscrivere un fondo comune in un’unica soluzione o farlo poco per volta? La domanda è ancora più importante in periodi come questi dove con Piazza Affari ai massimi da 15 anni e Wall Street al top da quasi due anni. Una risposta possibile è il Piano di accumulo del capitale (Pac) è un metodo d’investimento che si basa sull’acquisto periodico di prodotti finanziari con cui si versa una somma di denaro stabilita in modo graduale ma costante nel tempo.
Come acquistare le quote di un fondo
Per comprendere meglio questo tipo d’investimento facciamo un esempio concreto: se si acquistano quote di un fondo comune per un ammontare di 200 euro al mese per 10 anni, al termine del Pac la cifra accantonata sarà di 24 mila euro più la rivalutazione del fondo.
Quando il valore del fondo aumenta, il numero delle quote acquistate a parità di rata scende di mese in mese, mentre se il valore del fondo diminuisce – a parità di rata in euro – via via si acquistano un numero di quote superiori che possono trasformarsi in performance più elevate una volta passata la crisi.
Ecco perché il Pac diventa un alleato del rendimento anche in caso di mercato ribassista. E con l’andamento altalenante dei mercati azionari e obbligazionari dell’ultimo triennio si capisce perché questo strumento è davvero utile per i risparmiatori che così “smorzano” i picchi di rialzo e di ribasso per entrare in uno strumento finanziario.
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Il modello del Dollar cost avarage
L’investimento attraverso il Pac deriva dal modello del Dollar cost avarage, già utilizzato negli anni Cinquanta da Benjamin Graham – padre dell’analisi fondamentale e ispiratore di Warren Buffett -, un metodo che prevedeva d’investire in azioni, a intervalli temporali regolari, sempre la stessa somma di denaro. Secondo Graham, maggiore era il frazionamento degli acquisti e migliore il risultato. Il guru dell’analisi fondamentale consigliava anche di diversificare nel maggior numero di titoli possibile, per diminuire i rischi specifici delle singole azioni.
I vantaggi che offre un Pac
E, in effetti, i vantaggi di sottoscrivere un Pac sono davvero molti. Intanto perché, grazie alla flessibilità e alla possibilità di determinare il versamento, è adatto anche ai risparmiatori che non hanno grandi cifre da investire ma possono contare su entrate stabili.
Inoltre, il Pac elimina la componente stagionale dell’investimento sui mercati e riduce decisamente il rischio legato a una tempistica errata, come proprio indicato dal principio del Dollar cost averaging. Uno dei maggiori rischi dell’investire in un’unica soluzione, il cosiddetto Pic (Piano d’investimento del capitale), è legato alla scelta di un timing sbagliato. Investire tutta la propria disponibilità in un momento in cui l’attività prescelta è sui massimi potrebbe causare perdite recuperabili solo dopo anni. Al contrario, l’investimento con il Pac, essendo spalmato su periodi piuttosto lunghi (anche 10-15 anni), è distribuito su quasi tutte le condizioni di mercato.
Per non cadere nella trappola
Un altro vantaggio – di natura più psicologica e comportamentale – è quello di “costringere” il risparmiatore ad accantonare una somma in modo costante, una sorta di risparmio forzoso, a cui si aggiunge il fatto che investire in un Pac permette di non cadere nella cosiddetta “trappola dell’emotività”.
Molto spesso – e tanti sono gli studi che lo confermano – i sottoscrittori di uno strumento finanziario decidono di entrare o uscire da un prodotto o da un mercato sulla base dell’ultima tendenza in atto, con un accentuazione del fenomeno in presenza di alta volatilità. Una situazione che conduce alla trappola dell’emotività, con l’investitore spinto ad acquistare quando i prezzi sono vicini ai massimi o a disinvestire quando le quotazioni sono sui minimi.
Valutare il costo
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella dei costi. Infatti, oltre a quelli di sottoscrizione e di gestione del Pac, il risparmiatore sostiene anche oneri legati al sistema dei versamenti come i diritti fissi per ogni apporto (da valutare, specie sui versamenti più bassi) e le spese amministrative.
Alcuni prodotti, invece, hanno costi di sottoscrizione maggiori all’ingresso del piano di accumulo, per cui potrebbe accadere di dover pagare subito una percentuale importante delle commissioni totali, per poi versare il resto spalmato su tutte le altre rate. Così facendo, la società che gestisce l’investimento si tutela dalle uscite anticipate, mentre il risparmiatore, per scegliere consapevolmente, è meglio che abbia al suo fianco un consulente finanziario.