Il Granducato, primo nella finanza
Molti sono i motivi del suo successo – vedi altro articolo nel dossier, ndr – senz’altro poter disporre di una legislazione fiscale competitiva e di una regolamentazione efficiente e, come si dice, amica del mercato, rappresentano potenti fattori di attrazione. A cui si è aggiunto anche un terzo aspetto. Lussemburgo si è particolarmente avvantaggiato con il mercato unico europeo. Per le caratteristiche del suo habitat molti intermediari finanziari collocano qui le proprio fabbriche prodotto o listano i propri bond che poi riesportano nel loro paese (o negli altri dell’Unione) utilizzando il passaporto comunitario.
In questo contesto la Brexit sta agendo come ulteriore fattore di accelerazione perchè la Gran Bretagna perderà il diritto al passaporto tra qualche mese e le sue imprese finanziarie dovranno avere una base europea per poter operare nel continente.
Post Brexit. I segreti di un Ceo
Nel marzo scorso Nicolas Mackel, ceo di Luxmbourg for finance, avava fatto il punto della situazione. “Al momento abbiamo la conferma ufficiale di 52 aziende ricollocate. 25 operatori finanziari, 8 banche, 6 società finanziarie e 12 compagnie assicurative. In generale, la mia previsione è che a breve termine ciò creerà 3mila nuovi posti di lavoro in Lussemburgo”. Tra le aziende che a quella data avevano già annunciato il trasferimento di parte della propria
attività in Lussemburgo: JP Morgan per le attività di gestione patrimoniale, Citibank per il settore finanziario, Alipay, Satispay, Revolute, AIG e Blackstone. L’arrivo di Boris Johnson a Downing street e la prospettiva più vicina di una hard Brexit favoriranno ulteriormente il processo.
Se parlate con un regulator lussemburghese lo negherà diplomaticamente ma, intanto,
vi strizzerà l’occhio. Cosa potrà inceppare questa poderosa macchina di business finanziario? Un inasprimento ed una maggiore armonizzazione delle normative fiscali europee può far venir meno un vantaggio competitivo. Molte banche italiane, ad esempio, negli ultimi anni hanno ridotto la loro presenza nel Granducato dopo che i provvedimenti di scudo fiscale hanno spinto i residenti nella penisola a riportare in Italia i loro capitali.
Se la maggiore armonizzazione si allargherà agli altri segmenti della regolamentazione finanziaria si attenuerà un altro fattore di successo del Lussemburgo che oggi sfrutta le asimmetrie a proprio vantaggio. Difficilmente però queste evoluzioni intaccheranno l’efficienza di questa piazza finanziaria e la sua attitudine a servire al meglio chi la utilizza. Ma ecco nei principali settori qual è l’importanza del Granducato e, anche, la presenza degli intermediari italiani.
Granducato e finanza: l’asset management
A giugno di quest’anno erano localizzati nel Granducato – i dati vengono da Cssf, il regulator locale – fondi d’investimento con asset in gestione per ben 4.4112 miliardi allocati dai più grandi asset manager mondiali. L’Italia si collocava al sesto posto tra le presenza straniere, con una quota del 7% (310 mld). Sono i cosiddetti fondi roundtrip che le Sgr italiane producono all’estero ma che poi collocano nella penisola. Secondo la rilevazione di Assogestioni, di qualche mese precedente (marzo 2019), il totale dei fondi roundtrip (o esterovestiti) italiani ammontava a quella data a 318 miliardi (vedi tabella). Ed in quest’aggregato – secondo una stima contenuta nell’ultimo rapporto Mediobanca sui fondi d’investimento – il Lussemburgo pesa per oltre il 90 per cento.
Quanto al wealth management trova nei servizi offerti dal Luxembourg Freeport (aperto nel
2014) un complemento per la gestione non solo logistica dei pleasure asset (opere d’arte, auto d’epoca, vini pregiati, beni da collezione in generale). Dal punto di vista del venture capitalism, vi hanno sede le 13 più importanti società di private equity. E’ inoltre il principale
centro di private banking dell’euro-zona.
Banche e borsa
Nel granducato hanno sede 141 banche internazionali (6 sono italiane). La Borsa del Granducato è “virtuale” non perchè telematica ma perchè nei fatti non vi si svolgono scambi. E’ utilizzata soltanto per il listing dei prodotti finanziari, soprattutto eurobond, che poi le grandi maison commercializzano nel circuito bancario internazionale. Vanno in Lussemburgo
perchè nel 99% dei casi sono sufficienti due giorni per ottenere quel “bollino” di qualità.
Le assicurazioni
Il Lussemburgo, con 23 mld di premi sottoscritti nel 2018 (stima il Luxebourg for finance), è tra le principali piazze europee di assicurazioni e riassicurazioni, soprattutto per una clientela
hnwi. Vi sono presenti 47 compagnie vita, 43 danni e 204 riassicuratori. L’80% delle polizze prodotte in Lussemburgo sono poi liberamente collocate in Europa usufruendo del passaporto
EU ed, in particolare, delle norme sulla libera prestazione dei servizi. Nell’aggregato totale l’Italia viene al secondo posto, dopo la Francia, con una quota del 17 per cento.
In Lussemburgo è possibile combinare polizze unit linked con svariati tipi di veicoli finanziari: diversified investment fund (accesso ad un ampia selezione di veicoli come Sicav, fondi comuni etc), internal collettive fund (fondi unit che sono gestiti con mandato da un gestore ad hoc); internal dedicated funds (in relazione all’ammontare investito è possibile scegliere, a discrezione, una gestione personalizzata); specialized insurance fund (nuova categoria in cui un sottoscrittore può introdurre nel contratto asset senza necessariamente passare per un gestore finanziario).
Gli assicurati hanno accesso ad un ampia selezione di eligible asset, più ampia rispetto a quello che normalmente è stabilito negli altri paesi europei. Ed è interessante notare che il 54% della raccolta si indirizza verso prodotti con fondi dedicati, quindi orientate verso fasce
di clientela private.