Le fonti di energie rinnovabili e il ruolo degli incentivi
La Direttiva Ue 28/2009 definisce come “rinnovabili” le fonti di energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas.
Negli ultimi anni, l’investimento negli asset energetici rinnovabili è stato incentivato in Italia dal GSE (Gestore Servizi Energetici) che assegna ed eroga contributi finanziari a imprese, enti pubblici e privati cittadini, attraverso la gestione dei principali meccanismi di incentivazione della produzione e dell’efficientamento energetico da fonti rinnovabili.
Tra le prime tipologie di energie rinnovabili ad ottenere la spinta dei finanziamenti c’è il fotovoltaico.
“Un primo problema per lo sviluppo del settore (e nella fattispecie di alcuni asset, tra cui quello fotovoltaico) è emerso nel 2014” spiega Bruscagin, “quando lo schema tradizionale, basato su investimenti finanziati da incentivi, è venuto a mancare”.
Il peso della regolamentazione sui nuovi investimenti
Ci troviamo oggi in un periodo di grandi cambiamenti: la spinta governativa e regolamentare ha riportato gli asset energetici al centro dell’attenzione. Parliamo dell’Accordo di Parigi (il deal tra gli stati delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni di gas serra), della Sfdr (il Regolamento europeo sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari), ma anche del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dal fondo europeo Next Generation Eu per la ripartenza economica post coronavirus, di cui almeno il 37% delle risorse da investire in progetti a sostegno di obiettivi climatici).
Il Pnrr prevede inoltre un preciso incentivo per le comunità energetiche pari a 2,2 miliardi per il finanziamento al 100% di impianti fotovoltaici, configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità energetiche, che contribuiranno a una riduzione delle emissioni di gas serra stimate in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.
Prospettive di crescita per le fonti rinnovabili
“Vediamo oggi un impegno che va in due direzioni: da un lato, sta tornando la volontà da parte di governi e istituzioni di andare nella direzione delle fonti rinnovabili; dall’altro” proseguono da Archeide, “cresce la sensibilità di investitori, aziende e cittadini, che si sostanzia non solo nella scelta di soluzioni più ‘green’, ma anche nella cultura del non-spreco, del riciclo e della sostenibilità in senso più ampio”.
Le prospettive sembrano confermarlo. Secondo il Ministero per la transizione energetica, al 2020 in Italia la potenza fotovoltaica installata si è attestata a 21,7 gigawatt. Le previsioni per il prossimo decennio vedono un target al 2030 pari a 64 gigawatt, una crescita che influirà positivamente sull’intero settore.
La sfida di Archeide Empower dal 2014
Nel 2014, Archeide è partita dall’idea di soddisfare l’esigenza di quegli investitori interessati a fare un investimento duraturo in energie rinnovabili. “Abbiamo deciso di creare un portafoglio diversificato, muovendoci passo dopo passo per aumentare la diversificazione del nostro investimento”. È nato così Archeide Empower. “Si tratta di un fondo di private equity, riservato a investitori qualificati, che investe con un obiettivo temporale di lungo periodo (oltre i 7/8 anni) nel settore delle energie rinnovabili. Appena dopo il suo lancio, il fondo ha investito in due impianti fotovoltaici da un megawatt l’uno, più alcune pale eoliche”.
Utilizzando la liquidità generata da tali impianti, “abbiamo effettuato interessanti investimenti in startup del settore. Tra queste, abbiamo dato fiducia a una realtà come Regalgrid Europe, startup innovativa che permette a privati e aziende di ottimizzare la propria prestazione energetica. Regalgrid Europe ha sviluppato una piattaforma smart che abilita le comunità energetiche, unendo in una rete autonoma chi produce, accumula e consuma energia”. Si tratta di un sistema aperto in condivisione, in cui singole unità (impianti di produzione, impianti di accumulo e unità di consumo di utenze diverse) condividono energia.
“E qui arriviamo ad un punto importante” conclude Bruscagin: “Le comunità energetiche rappresentano oggi uno dei business più promettenti per la società del futuro, nonché per l’ambiente. La riapertura delle sottoscrizioni al fondo, che conta ora su 10 milioni di euro investiti nel settore energie rinnovabili, permetterà di reperire capitale da investire in nuovi progetti innovativi in ambito energetico, anche per permettere la diffusione delle comunità energetiche”, supportate dagli ecobonus e dalla direttiva europea UE 2018/2001 sulle comunità energetiche, nota come direttiva RED II (Renewable Energy Directive II), sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili.