The Courtauld. Il museo che non finisce mai di stupire, e questa volta anche allucinare
Quale posto migliore per celebrare la sublime ma poco nota collezione di Oskar Reinhart se non accanto a quella di Samuel Courtauld? Il 7 marzo 1932, il collezionista svizzero cenò a casa di quello inglese: a Home House ammirò l’eleganza di Adam come pure i dipinti, in particolare L’uomo con la pipa di Cézanne e l’Autoritratto con l’orecchio bendato di van Gogh.
Oskar Reinhart, una collezione stupefacente
Nato nel 1885 a Winterthur in Svizzera, Oskar Reinhart ebbe certamente un’infanzia privilegiata. Ciononostante, un certo spirito anseatico ancora molto vivo nella famiglia fece sì che sin da ragazzo fu guidato da un grande senso del dovere sociale e culturale. Il padre collezionava e supportava giovani artisti svizzeri e tedeschi come pure finanziò la costruzione di una parte del nuovo museo della città, a cui lasciò la propria collezione. Crescere a contatto con artisti e assistere al profondo senso civico del padre ebbe un impatto immediato sui fratelli Reinhart.
In particolare Oskar fu subito attratto dalle arti visive, e già durante i suoi primi viaggi di lavoro non mancò di visitare collezioni pubbliche e private, forgiando con rigore il proprio gusto e capendo di voler creare una collezione in cui la qualità e non la quantità fosse il motore. Già nel 1912 acquistò un piccolo dipinto di Renoir a Parigi, ma prima della scomparsa del padre nel 1919 le acquisizioni furono rade, e per la maggior parte di opere grafiche, meno costose. Dopo quell’anno ebbe la libertà finanziaria di attuare il suo piano: cercare opere eccezionali di artisti che considerava i pilastri dell’arte moderna, in particolare Manet, Cézanne e Renoir, seguendo gli insegnamenti del critico Julius Meier-Graefe. Iniziò così una collezione che se da un lato rispecchiava i suoi desideri personali, dall’altro era in grado di completare quella del museo della città. Quest’ultimo punto era per lui fondamentale.
Il glorioso 1932
Il 1923 fu forse il momento più glorioso: Reinhart poté acquistare un gruppo di opere dalla collezione che il danese Vilhelm Hansen dovette vendere, ed ebbe il diritto di scegliere per primo. Una base solidissima sulla quale costruire: nel 1924 abbandonò infatti l’attività lavorativa dedicandosi unicamente alla ricerca di opere e acquistandone una degna sede, villa Am Römerholz a Winterthur, opera dell’architetto Maurice Turrettini, al quale commissionò immediatamente un’estensione, in forma di una galleria, con larghe pareti e luce naturale. La recente chiusura della dimora-museo per restauri è la fortuna del Courtauld…

Sin dal primo dipinto sono chiare le preferenze di Reinhart: non la narrazione ma il risultato estetico, il senso del colore, la forza della forma, una pittura che trova il suo apice nell’Impressionismo, ma in Manet e Cézanne più che in Monet. Cercò tra gli antichi quei pittori che più ebbero una vocazione “impressionista”, quindi Frans Hals o El Greco, e ovviamente Goya, sublime nella natura morta con i tranci di salmone esposta ora a Londra.
Reinhart vs Courtauld: due collezioni a confronto
Certo che quando inizia l’infilata di dipinti impressionisti si tende a perdere un po’ il fiato. Il dialogo con le opere del Courtauld è così stretto, sembra una riunione di famiglia con dei cugini dimenticati ma immediatamente accolti e amati.

Davanti al dipinto Au café di Manet, come non pensare al Bar alle Folies-Bergère che in questo momento è così vicino, solo pochi metri… O ancor più all’altra sua metà alla National Gallery – fu tagliato in due e rilavorato dal pittore stesso, e l’altra parte venne acquisita nel 1924 da Samuel Courtauld per il museo londinese: mi dicono saranno ricongiunti dopo la sosta in Somerset House.
E che dire di tutti i Cézanne, tanti di Courtauld, tanti di Reinhart! Una gara, e forse vince la Svizzera con il Pilon du Roi del 1887-88. Meraviglioso vedere le due viste dell’ospedale di Arles, opere meno note di van Gogh, con la mente ancora fresca dalla grande mostra della National Gallery: sono delle stesse date, tarde, dei suoi ultimi anni nel sud della Francia. La coppia è stata miracolosamente riunita da Oskar Reinhart, i due dipinti acquistati a tre anni di distanza, uno a Parigi e l’altro a Berlino.

La favolosa Cha-U-Kao
Tanti i dipinti da citare, tutti raramente visti, e il pubblico sembra amare moltissimo la Senna che da ghiacciata torna liquida, fenomeno avvenuto nell’inverno del 1879 e dipinto poco dopo da Monet. Io vorrei invece ricordare la favolosa Cha-U-Kao, ex-ginnasta e nota clown al Moulin Rouge, professione normalmente maschile. Con i suoi famosi pantaloni alla zuava, attraversa il locale probabilmente in una pausa, con la sua compagna Gabrielle, ballerina in pensione. Posa, abbigliamento e professione, tutte aliene dall’ideale di femminilità “come si deve”, ma Toulouse-Lautrec non giudica, anzi la ritrae come una donna sofisticata e profonda, senza soffermarsi sul rapporto lesbico per suscitare desideri bizzarri nello spettatore. Dietro lei, in fondo a sinistra, si riconosce Jane Avril, ballerina di can-can più volte dipinta dal maestro; un suo ritratto a poca distanza, nelle collezioni del Courtauld Institute.

La donazione Karshan: una collezione “allucinante”
Ma non finisce così la visita al Courtauld: basta scendere nella Gilbert and Ildiko Butler Drawings Gallery e il mondo cambia e diviene “allucinato”. È senza dubbio una conseguenza della recente donazione di 24 importanti disegni moderni e del dopoguerra, gesto generoso fatto dall’artista americana Linda Karshan a ricordo del marito Howard. Tra questi vi sono infatti due opere di Henri Michaux, poeta, scrittore e artista belga, naturalizzato francese, noto per i suoi esperimenti con LSD e soprattutto con la mescalina.
Grande viaggiatore, fin dalla sua gioventù Michaux era convinto che un artista potesse raggiungere qualcosa di nuovo solo spingendo la mente verso situazioni estreme: sperimentò droghe allucinogene per anni, una sperimentazione scientifica lontana dalla ricerca dei paradisi artificiali di Baudelaire. Lui stesso scrisse, quasi per difendersi, di non essere assolutamente un tossicodipendente, anzi al contrario di essere estremamente moderato in tutto.

Henri Michaux prese la mescalina per la prima volta nel gennaio 1955, sotto la supervisione di un medico. Ottenuta dal peyote, un cactus tipico del Messico, la mescalina è una droga allucinogena, che pur non creando dipendenza, altera pensiero, emozioni, senso del tempo. L’artista volle vedere l’impatto che queste allucinazioni potevano avere sul processo artistico, e nel suo testo Misérable Miracle del 1956 descrisse come i disegni fossero eseguiti ore o addirittura giorni dopo la fine dell’effetto della droga, seguendo il vivo ricordo di quanto percepito e assecondando una vibrazione che rimaneva per lungo tempo. Figure ricorrenti erano un grande solco che attraversava la sua testa, oppure tentacoli, come quelli di una stella marina e in generale percepì sempre un’oscillazione sismica che tentò di riprodurre non solo appena dopo le esperienze ma anche a distanza di anni.

Le visioni nei disegni
I disegni erano dunque una rappresentazione delle visioni, eseguiti non solo scavando nella memoria – spesso ingannevole – ma anche riattivando il tremore fisico provocato dalla droga, che il corpo ben ricordava. È così che Michaux riuscì a disegnare anche anni dopo aver smesso di prendere la mescalina. Che il disegno riproducesse fedelmente la visione poi poco importava all’artista, e certamente era impossibile provarlo: il fine era sempre la possibilità che esso portasse a un’esperienza di conoscenza. La mescalina a suo parere moltiplicava e accelerava idee già preesistenti, facilitando un’esperienza cognitiva precedentemente iniziata.
Erano questi gli anni in cui i grandi laboratori farmaceutici stavano cercando di controllare sostanze che agivano sul cervello: nel suo prendere la droga sotto controllo medico per creare testi e disegni che indagassero la mente, Michaux divenne ponte tra arte e scienza, tra razionalismo e irrazionalismo, tra medicina e spiritualità. Michaux espose i disegni alla Galerie La Hune a Parigi nel 1956, e conseguentemente pubblicò cinque libri descrivendo le sue esperienze di ricerca di una sorta di pazzia volontaria.
Le mostre da non perdere
Londra, The Courtauld Gallery, Goya to Impressionism. Masterpieces from the Oskar Reinhart Collection, fino al 26 maggio 2025
Londra, The Courtauld Gallery, Henri Michaux: The Mescaline Drawings, fino al 4 giugno 2025
Per tutte le foto, courtesy Sandra Romito.