- Nel 2023 i lavoratori da remoto in Italia ammontavano a 3,58 milioni, ovvero il 541% in più rispetto al pre-covid
- In cima alla lista delle migliori destinazioni per lavorare in vacanza c’è Budapest, che ottiene buone valutazioni per alloggi e trasporti
La pandemia da covid-19 ha accelerato la trasformazione del mondo del lavoro, inducendo aziende e lavoratori ad adottare nuovi modelli operativi. Nonostante una diffusa narrazione che ne vedrebbe una sostanziale riduzione, il numero di smart worker in Italia continua a crescere. I più recenti dati raccolti della School of management del Politecnico di Milano mostrano come nel 2023 i lavoratori da remoto nel Belpaese ammontavano a 3,58 milioni, ovvero il 541% in più rispetto al pre-covid. E anche nel resto del mondo la situazione non sembra essere molto diversa: l’ultimo rapporto dello Stanford institute for economic policy research rivela che il numero di professionisti e professioniste che lavorano da casa è quintuplicato tra il 2019 e il 2023. Il 40% dei dipendenti statunitensi lavora attualmente da remoto almeno un giorno a settimana.
Workation: cos’è e come funziona
In questo contesto, stando a un nuovo studio dell’International workplace group, approfittando dei benefici del lavoro ibrido l’84% dei lavoratori ha prolungato o prenderebbe in considerazione l’idea di prolungare una vacanza per lavorare da remoto. Si parla del cosiddetto fenomeno del “workation” (anche indicato come “workcation”), neologismo che deriva dall’unione di “work” (lavoro) e “vacation” (vacanza) e che consiste nel combinare lavoro e tempo libero in un unico contesto. In altre parole, lavorare da luoghi solitamente considerati come mete per le vacanze. “Grazie alla tecnologia cloud, che consente di essere ovunque nel mondo purché sia disponibile una connessione internet di alta qualità, non c’è da stupirsi se sempre più persone abbracciano l’idea di combinare il lavoro con i viaggi, che si tratti di qualche giorno da aggiungere alla fine di una vacanza o di qualche mese come i nomadi digitali”, spiega Mark Dixon, fondatore e ceo di International workplace group. Ma quali sono le migliori destinazioni al mondo?
Lavorare in vacanza: le migliori mete
A stilare la classifica è la nuova edizione del barometro Work from anywhere di Iwg, che quest’anno ha analizzato 30 città attribuendo loro un punteggio da 1 a 10 nell’ambito di 10 categorie: clima, cultura, alloggio, trasporti, cibo e bevande, felicità, velocità della banda larga, sostenibilità e disponibilità di spazi di lavoro flessibili. In cima alla lista c’è Budapest, che ottiene buone valutazioni per alloggi (9,5 su 10), trasporti (9,5 su 10), sostenibilità (8,5 su 10) e velocità della banda larga (8 su 10). La capitale ungherese è “famosa per la sua architettura classica, che attira circa 12 milioni di turisti internazionali all’anno” e vanta “oltre 200 musei e gallerie, quartieri vivaci e ampi spazi verdi, che la rendono la scelte ideale per i nomadi digitali”, scrivono gli autori del rapporto.
Workation: Milano nella top10
Al secondo posto c’è Barcellona, che rimane una delle mete preferite dai lavoratori ibridi per il secondo anno consecutivo. Oltre a un visto flessibile per i nomadi digitali, a trasporti affidabili e a un costo della vita relativamente accessibile, la città spagnola offre “un’atmosfera vivace e un’architettura straordinaria”, si legge nello studio. A pari merito con Barcellona troviamo Rio de Janeiro, che scala ben quattro posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno ottenendo buone valutazioni in tema di alloggi, cibo, costi di trasporto e velocità della banda larga. Seguono in ordine Pechino, Lisbona, New York, Singapore, Giacarta, Los Angeles e Milano. Pechino è scesa di una posizione dal terzo al quarto posto del ranking, mentre Singapore ha scalato 14 posizioni arrivando settima. Quest’ultima, in particolare, funge da “porta d’accesso globale al sud-est asiatico” ed è sulla buona strada per offrire una copertura 5G a tutto il territorio entro il 2025.