Secondo Draghi oggi “l’euro è più popolare che mai, il sostegno all’Ue tocca i valori più alti registrati dall’inizio della crisi” e “su queste basi la nostra Unione può durare e prosperare”
Anche nel caso della politica economica, “le azioni hanno sempre effetti collaterali e conseguenze indesiderate” e “la tentazione di non decidere” è spesso “frequente”, spiega Draghi
“Fra poche settimane si concluderà il mio mandato di presidente della Banca centrale europea”, ha ricordato durante la cerimonia Draghi, che ha avuto “il privilegio” di ricevere nelle varie posizioni occupate “un mandato da politici designati dalla volontà dei cittadini”. Prima in Italia al Tesoro e alla Banca d’Italia, poi in Europa alla Bce e a livello globale al Financial Stability Board. Ai presenti in Aula Magna ha voluto lasciare un ultimo insegnamento: per prendere “buone” decisioni – di politica monetaria e non solo – servono conoscenza, coraggio e umiltà.
Decisioni come quelle prese da Draghi, negli anni, nel contesto europeo. E sul futuro dell’Europa lo sguardo è “ottimista”. “Penso che col tempo essere parte dell’Ue e dell’Unione monetaria sia diventato normale per gran parte dei cittadini. L’euro è più popolare che mai; il sostegno all’Ue tocca i valori più alti registrati dall’inizio della crisi. Nei dibattiti sul futuro dell’Europa si discute sempre meno se la sua esistenza abbia senso e assai di più sulla via migliore per avanzare. Su queste basi la nostra Unione può durare e prosperare”.
La conoscenza
“L’incertezza in cui operano i policy maker è dunque sostanziale. A maggior ragione le loro decisioni dovrebbero cercare di essere fondate sulla conoscenza degli esperti”, ha affermato Draghi, spiegando che “oggi viviamo però in un mondo in cui la rilevanza della conoscenza per il policy making è messa in discussione”.
Secondo l’attuale numero uno della Bce “sta scemando la fiducia nei fatti oggettivi, risultato della ricerca, riportati da fonti imparziali” e “aumenta invece il peso delle opinioni soggettive che paiono moltiplicarsi senza limiti, rimbalzando attraverso il globo come in una gigantesca eco”. Difficile limitare l’ambito di riflessione al solo sistema economico.
In questo contesto “è più facile per il policy maker rispecchiare semplicemente quelli che egli reputa essere gli umori della pubblica opinione”. Ma “solitamente ciò non serve l’interesse pubblico”. Per questo “nulla può sostituire per chi deve prendere decisioni il ruolo di un’analisi rigorosa, accompagnata dell’esperienza”.
Il coraggio
“La conoscenza non è però tutto”, ha sottolineato Draghi. “Una volta stabilito nella misura del possibile come stanno i fatti arriva il momento della decisione. Anche nel caso della politica economica, le azioni hanno sempre effetti collaterali e conseguenze indesiderate” e “la tentazione di non decidere” è spesso “frequente”. Anche “il non agire” rappresenta “una decisione”. Per questo, “Quando l’inazione compromette il mandato affidato al policy maker dai legislatori, decidere di non agire significa fallire”, ha aggiunto Draghi. Per questo, ci vuole coraggio.
L’umiltà
Gli oltre 40 anni di carriera internazionale portano Draghi a dire che “il potere e la responsabilità del servitore pubblico non sono illimitati ma derivano dal mandato conferito che guida le sue decisioni e pone limiti alla sua azione”. Il mandato è quello conferito indirettamente dagli organi rappresentativi dell’Unione. E anche se “le banche centrali sono potenti e indipendenti”, perché “non elette dai cittadini”, devono agire sulla base di un mandato “chiaramente definito da coloro che sono eletti e a cui devono pubblicamente rispondere”.
Con alle spalle circa “quaranta audizioni in otto anni” al Parlamento europeo e alle commissioni parlamentari di diversi paesi Draghi ha ribadito che durante il suo mandato “la Bce ha continuamente auspicato il varo di ulteriori riforme istituzionali nell’area dell’euro”, esortando i governi “a proseguire il loro impegno in questa direzione. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che solo in questo modo la nostra unione monetaria potrà divenire più robusta e essere più capace di rispondere alle attese che ne hanno motivato la creazione”.
Se i cittadini credono nell’Unione, il futuro sarà positivo
La creazione dell’Unione europea, l’introduzione dell’euro e l’attività della Bce “hanno incontrato molti ostacoli e dovuto fronteggiare molte critiche”. Ma “hanno dimostrato nondimeno il loro valore; oggi sono coloro che dubitavano a essere messi in discussione”, ha ricordato il presidente uscente della Bce. “È essenziale per lo sviluppo di un’unione monetaria – ha aggiunto – che i suoi cittadini credano nell’unione e la assumano comunque, anche criticamente, come riferimento piuttosto che considerare tutti i problemi guardando all’orizzonte del loro punto di vista particolare”.
“Mi sembra che le ultime elezioni per il Parlamento europeo, forse le prime incentrate su temi prevalentemente europei, lo abbiano confermato. Anche chi mirava a rallentare l’integrazione europea non ha contestato la legittimità delle istituzioni dell’Unione, pur criticandole anche duramente. I parlamentari eletti sono risultati in maggioranza a favore dell’Europa. Per questa ragione sono ottimista sul futuro dell’Europa”.
Per chi sceglierà di mettere le proprie capacità al servizio del bene pubblico, ha spiegato Draghi, “ci saranno errori e ritirate perché il mondo è complesso. Spero però che vi possa essere di conforto il fatto che nella storia le decisioni fondate sulla conoscenza, sul coraggio e sull’umiltà hanno sempre dimostrato la loro qualità“.