Non è altro che una contrazione dei consumi, dovuta ad una politica di chiusure attuate dai governi mondiali per il contenimento del Covid 19.
Meno rassicurante invece è l’effetto della contrazione dei consumi dato dall’aumento della liquidità in conto corrente, già alta per noi italiani per effetto di un comune sentire, “un si è sempre fatto così”.
Per le generazioni passate la liquidità di conto è stata sinonimo di ricchezza, era denaro pronto all’uso ed in più era remunerato ad un tasso non troppo alto, ma certo.
Di contro i sistemi di investimento erano pressoché inesistenti, rudimentali nelle prime versioni e probabilmente includevano una serie di rischi ancora sconosciuti all’investitore medio e ritorni di mercato troppo affidati al caso.
La situazione oggi è molto diversa: i tassi sono negativi e la liquidità di conto viene così sottratta a forme di investimento professionali e diversificate che nel tempo sono destinate a dare un ritorno di rendimento. Stiamo impedendo ai nostri soldi di lavorare per noi e con noi al nostro benessere.
Siamo davvero più al sicuro con i depositi bancari che sono cresciuti del 10% nell’ultimo anno? Il 10% è sufficiente a ripagare eventuali effetti da Covid, come la mancanza di lavoro e la perdita dello stato di salute? La liquidità in conto corrente è un vaccino anti Covid?
Sinceramente penso che la paura avrebbe dovuto innescare nelle persone una maggiore sensibilità alla tutela ed al mondo delle assicurazioni.
Con la spesa mensile di un premio di una polizza, che è molto meno di quanto accantoniamo, ognuno di noi può tutelarsi da eventi di portata maggiore delle sue disponibilità finanziarie e che avrebbero sicuramente effetti devastanti nel bilancio economico e psicologico di una famiglia.
Salute, infortuni, capacità di produrre reddito vanno assicurati!
Il risparmio è di per sé positivo, ma accumulare denaro sul conto corrente senza una finalità o un progetto non è una soluzione. Appaga solo la vista di un saldo di conto corrente alto, ma immobile ed inutile.
Se si verifica un evento non bastano, e nel tempo sicuramente diminuiscono nel potere d’acquisto. Accumulare denaro sul conto corrente oggi è solo sinonimo di pigrizia, una sorta di noncuranza verso l’economia finanziaria personale. È come una casa in disordine o una bolletta pagata in ritardo. Tanto lo faccio dopo che si traduce in mai.
Quando comincio una consulenza con un cliente cerco di capire se è al sicuro.
La sicurezza di una famiglia consiste:
- nella capacità di produrre reddito con l’attività lavorativa
- nell’essere assicurata contro grandi eventi
- nella capacità di produrre un reddito diverso con l’investimento dei risparmi.
Personalmente ritengo che non ci sia un ordine di importanza, servono tutte e tre. Ovviamente tutto è in proporzione alle disponibilità economiche: se il reddito è basso, la polizza avrà meno tutele, il risparmio inferiore e l’investimento sarà contenuto. Ma la sicurezza di una famiglia è come un tavolino a tre gambe, non sta in piedi con due, né tanto meno con una.
Mediamente il cliente si sente al sicuro se ha il lavoro, e le altre due forme di sicurezza sono sostituite dal saldo di conto. A volte purtroppo neanche questo. Il risparmio non è che la premessa per investire e per assicurarsi.
Il mio lavoro è far sentire il cliente ugualmente al sicuro con i risparmi investiti, che con metodo e professionalità, cura ed attenzione, tempestività ed assenza di timore, crescono nel tempo.
Il mio lavoro è far sentire il cliente ugualmente al sicuro chiedendogli di affrontare una spesa mensile a fondo perduto, che lo metta in sicurezza di fronte ad una malattia improvvisa, ad un infortunio che impedisce di lavorare o ad una morte non annunciata. Essere assicurati è poter dire in un momento di difficoltà ai propri familiari “non avremo problemi economici”.
Mi chiedo ogni volta: il cliente è davvero al sicuro o percepisce solo di esserlo?
Il mio lavoro è tradurre la sua percezione in realtà.