Jacob “Jacqui” Safra, noto finanziere e collezionista svizzero, ha deciso di portare la famosa casa d’aste Christie’s in tribunale, accusandola di tradimento della fiducia e violazione dei suoi doveri fiduciari. Il motivo? La gestione della vendita di opere selezionate dalla sua prestigiosa collezione, per la quale Christie’s aveva anticipato 63 milioni di dollari; ora Safra accusa la casa d’aste di aver trasformato quello che doveva essere un evento culturale in una sorta di “svendita da discount”.
La denuncia, depositata il 17 gennaio presso la Corte Suprema dello Stato di New York, non si limita ad accusare Christie’s di violazione contrattuale, ma parla di un vero e proprio “tradimento sistemico della fiducia”. Secondo Safra, la casa d’aste non solo lo ha dichiarato inadempiente senza motivazione alcuna, ma ha anche agito in malafede, mancando di valorizzare adeguatamente le sue opere. In sintesi, l’accusa è che Christie’s abbia gestito una collezione di prestigio con la stessa cura riservata agli oggetti dimenticati nella soffitta della nonna.
Non solo le lettere di Einstein: una collezione da 100 milioni di dollari
Va detto in proposito che la collezione di Safra è valutata oltre 100 milioni di dollari e comprende tesori di grande rilievo storico e artistico: lettere di Albert Einstein, dipinti di maestri antichi, mobili d’epoca e manoscritti rari. Eppure, molte delle opere sono state vendute a cifre ben al di sotto delle stime, in un mercato dell’arte che sembra ormai in declino. Safra ritiene che la casa d’aste non abbia fatto nulla per invertire questa tendenza, rinunciando a campagne promozionali, eventi e persino a un corretto esame e stima delle opere.
Un caso emblematico riguarda un lotto di lettere di Albert Einstein. Descritte da Christie’s come “la fonte più importante per comprendere la prima vita del genio”, queste lettere sono state vendute per 350.000 sterline (circa 432.000 dollari), molto meno della stima minima di 1 milione di sterline. Safra, che le aveva acquistate nel 1996 per 422.500 dollari, ha vissuto un paradosso degno dello stesso Einstein: non solo il tempo è relativo, ma anche il valore di mercato. Solo che Safra non è Einstein e ha sporto denuncia.
Safra vs Christie’s: le altre accuse
E le accuse non si fermano qui. Secondo il collezionista infatti, Christie’s valutato in modo errato alcune opere o addirittura declassato altre senza alcun supporto da parte di un esperto in materia. Ad esempio, un dipinto attribuito inizialmente a Willem Drost poteva in realtà essere un’opera di Rembrandt, ma la casa d’aste non ha atteso una valutazione esperta prima della vendita. Ancora, un disegno di Giuseppe Cades è stato retrocesso a “imitazione”, riducendone il valore del 90%, con una motivazione alquanto bizzarra secondo la quale Cades aveva degli studenti e, per tale ragione, l’opera potrebbe non essere sua.
Nemmeno le opere di artisti più noti sono state risparmiate. Un dipinto di J.M.W. Turner, The Splügen Pass, è stato venduto al 48% della sua stima, mentre Fontainebleau di Jean-Baptiste-Camille Corot ha raggiunto appena il 43%. A questo punto, viene da chiedersi se Turner e Corot avrebbero avuto più successo vendendo direttamente su un sito di aste online.
La denuncia punta il dito anche contro i ritardi nei pagamenti. Secondo Safra, i fondi delle vendite, che dovevano essere trasferiti entro 35 giorni, sono stati accreditati con ritardi fino a 99 giorni, accumulando interessi non spettanti. Questo, secondo il denunciante, ha ha permesso a Christie’s di manipolare i termini dell’accordo, sfruttando la situazione per prolungare la vendita delle opere.
La risposta di Christie’s al collezionista che la denuncia
Christie’s, dal canto suo, ha dichiarato di aver agito in conformità con gli accordi e ha ribadito che non commenterà ulteriormente il caso, data la sua natura legale. Tuttavia, la casa d’aste sembra intenzionata a proseguire con la vendita di altri 25 lotti della collezione di Safra, prevista per febbraio ma, visto il precedente, Safra potrebbe non essere particolarmente entusiasta all’idea di vedere ulteriori pezzi della sua collezione messi all’asta.
Un ulteriore elemento di discordia riguarda la gestione di una controversia con una terza parte, la società California MGG, che aveva avanzato pretese su alcune opere della collezione. Christie’s avrebbe reagito a questa pretesa, respinta dal giudice, dichiarando Safra inadempiente; questa mossa, per Safra, è una ulteriore prova della malafede della casa d’aste.
La situazione appare complessa e, al di là delle accuse e delle difese, mette in luce le tensioni e i rischi legati alla gestione di collezioni di grande valore. Se da un lato Christie’s deve mantenere il suo ruolo di leader nel mercato dell’arte, dall’altro Safra non sembra disposto a lasciare che i suoi tesori culturali vengano trattati come semplici oggetti di scambio.
Resta da vedere come si evolverà il caso, ma una cosa è certa: nel mondo dell’arte, anche le aste possono trasformarsi in un campo di battaglia, con accuse e colpi di scena degni di un thriller.