Che impatto ha l’Iva in Italia sui falsi d’arte?
Il mercato dell’arte in Italia evidenzia un andamento fortemente penalizzato dal trattamento fiscale riservato alla circolazione delle opere. Alcuni dati recentemente diffusi mettono in luce le principali debolezze del sistema che ricadono sui collezionisti e sulle compravendite. L’aliquota dell’Iva è l’elemento più penalizzante in questo momento. Oggi l’imposta si applica al 22% per le rivendite delle gallerie e al 10% sulle importazioni e sulle vendite effettuate direttamente dagli artisti. Il governo sta lavorando per una riduzione dell’imposta in linea con il contesto europeo. Ma, nel frattempo, i dati registrano perdite di valore dell’industria del settore a favore del mercato nero. Sono infatti in crescita i sequestri di opere d’arte contemporanea contraffatte soprattutto nell’ambito delle vendite online.
L’Iva nel mercato dell’arte italiano: un’analisi dettagliata
Cala il valore del giro di affari complessivo dell’industria dell’arte che passa da 1,46 miliardi di euro del 2019 a 1,36 miliardi di euro per il 2023 e da un impatto economico complessivo, considerando non solo i settori direttamente coinvolti – gallerie d’arte, antiquari e case d’asta – ma anche gli altri operatori che collaborano in maniera organica e continuativa (logistica, assicurazioni, fiere, restauratori, artigiani, istruzione, pubblicazioni), di 4 miliardi di euro a 3,86 miliardi nello stesso periodo. Si parla di dati in lenta e preoccupante contrazione in questo caso secondo il Rapporto “Arte: il valore dell’industria in Italia”, promosso dall’Associazione Gruppo Apollo e realizzato dall’osservatorio di Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo. In particolare, negli ultimi anni le 1.618 gallerie d’artee i 1.637 antiquari attivisul territorio nazionale hanno visto diminuire progressivamente il proprio numero e il proprio fatturato reale a causa non solo dell’aumento dei costi operativi, dei cambiamenti nei consumi culturali, ma anche per via di un sistema fiscale non allineato rispetto agli altri paesi europei, con l’aliquota IVA più elevata a livello continentale.
L’impatto dell’Iva sulla competitività del mercato artistico italiano
Nomisma si spinge a fare un’analisi specifica sull’Iva con le proiezioni a seconda delle riduzioni al vaglio. Mantenendo l’attuale aliquota IVA il settore potrebbe perdere fino al 28% del fatturato complessivo, con punte del -50% per le piccole gallerie. Al contrario, se l’Italia decidesse di adeguare l’Iva sulle transazioni artistiche al 5%, armonizzandolo rispetto ai livelli francesi, secondo le simulazioni prodotte da Nomisma in un solo triennio il fatturato complessivo generato da gallerie, antiquari e case d’asta crescerebbe sino a raggiungere circa 1,5 miliardi di euro, con un effetto potenziale sull’economia italiana fino a 4,2 miliardi di euro. Nell’ipotesi di Iva al 10%, invece, la crescita del mercato sarebbe inferiore, pari a 1,3 miliardi di euro, con un effetto moltiplicativo complessivo pari a 3,5 miliardi di euro.
Iva e autenticità delle opere d’arte: un legame complesso
L’Iva alta sulle vendite di opere d’arte ha un impatto diretto anche sul fenomeno delle opere falsificate immesse sul mercato per soddisfare la domanda dei collezionisti. L’imposta al 22% aumenta il prezzo delle opere che per il collezionista-consumatore finale è un costo non potendola recuperare con il meccanismo della detrazione e favorisce la delocalizzazione delle transazioni in Paesi dove l’Iva è più bassa. La ricerca di opere, soprattutto di arte contemporanea, a buon prezzo spinge a percorrere canali al di fuori dal circuito delle gallerie. Le vendite si spostano online su piattaforme digitali per i collezionisti privati e su quelle delle case d’asta minori con la conseguenza che per effetto di dati non trasparenti e identità fittizie si favorisce, anche in modo inconsapevole, la compravendita di opere dubbie se non di falsi. È infatti in aumento il mercato delle opere contraffatte di arte contemporanea.
Il problema dei falsi nel mercato dell’arte: una sfida amplificata dall’Iva?
Secondo il rapporto sull’attività operativa dei Carabinieri del TPC recentemente diffuso l’attività di contrasto ai reati di settore ha portato nel 2024 al sequestro di quasi tre mila opere contraffatte (2.804) di cui la stragrande maggioranza di arte contemporanea (2.763) e per la parte rimanente di natura archeologica/paleontologica (23) e di antiquariato e di libri antichi (18). Il valore stimato di questi beni sequestrati è di più di trecento milioni di euro (311.473.100 euro). Rispetto agli anni precedenti i dati dei sequestri di opere contraffatte sono in aumento. Nel 2023 sono stati 1.936 i falsi intercettati sul mercato che già aveva registrato un +56% rispetto al 2022, di cui di cui 1.340 di arte contemporanea, per un controvalore stimato d 45.399.150 euro. Per il resto sono tutti in aumento i numeri degli illeciti registrati nel 2024 nonostante la riforma dei reati collegati ai beni culturali del 2022.