Ottime notizie quindi per il fintech in Italia, già forte della Psd2 (la direttiva europea che ha liberalizzato il mercato dei pagamenti); sarebbe tuttavia un errore attribuire al contante – che pure resta un potenziale sintomo di sommerso e illegalità – il ruolo di causa esclusiva del gap fiscale (la differenza tra gettito teorico e gettito effettivo).
Questo è infatti dovuto innanzitutto ai mancati introiti Iva, che ci vedono al 4° posto, in termini percentuali sul Pil, nell’ambito della classifica dell’Unione europea sull’evasione di tale tributo (dati 2017 della Commissione europea), dopo Romania, Grecia e Lituania.
Seppur fuori dal podio, vale la pena di capire come si articola questa evasione (che, in termini assoluti, pesa in Italia 33,6 miliardi di euro – dati sempre 2017 – rendendoci in questo caso i campioni europei), e se la lotta al contante possa in proposito costituire, o meno, una vera e propria panacea.
A tal proposito il Nadef 2019 spiega che il gap dell’Iva è dovuto a due tipi principali di evasione, quella “senza consenso” e quella “con consenso”.
A dispetto degli scettici, la fatturazione elettronica – che vede l’Italia all’avanguardia – si è rivelata un’arma di grande efficacia per contrastare il primo tipo di evasione, ovvero quella che si annida nell’omessa dichiarazione da parte degli operatori economici, o addirittura nelle frodi fiscali in materia Iva (reato che sta per fare ingresso nei modelli di prevenzione societaria ex lege 231); prova ne sia il fatto che, grazie allo strumento in questione, è già emerso un complesso sistema di frodi messo in atto attraverso false fatturazioni tra società cartiere.
Per contrastare l’evasione “con consenso” (per intenderci, quella del “senza ricevuta che sconto mi fa?”) il governo sta invece pensando a incentivi fiscali, tali da far emergere un “contrasto di interessi” tra le parti, attraverso l’introduzione della cosiddetta “lotteria degli scontrini”, collegata, a sua volta, all’introduzione dell’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi.
La lotta al contante resta quindi uno, ma non il solo, strumento di contrasto, anche in questo caso utilizzabile come obbligo (il governo ipotizza di estendere e potenziare i pagamenti elettronici obbligatori, riducendone drasticamente, some sopra riportato, i costi di transazione) o come incentivo (ipotizzando aliquote Iva differenziate a seconda del tipo di pagamento utilizzato, favorendo ovviamente, con aliquote più miti, quello cashless).
Il tempo dirà se, come nel caso della fatturazione elettronica, il progresso tecnologico nei pagamenti sia o meno un valido alleato dell’equità fiscale; intanto qualche esempio virtuoso, in Europa, c’è già, quanto meno in termini di scarsa (o nulla) evasione Iva: la Svezia, per esempio, dove (guarda caso) esistono supermercati nel centro di Stoccolma dove anche un litro di latte si può comprare solo con carta di credito (o strumenti equivalenti, ovviamente, ma non con moneta sonante).