Inizialmente il pe era utilizzato per risolvere principalmente problemi di passaggio generazionale, oggi è in effetti sempre più percepito come uno strumento per accompagnare la crescita e lo sviluppo dell’azienda, fornendo all’imprenditore le competenze necessarie per competere in un mercato sempre più complesso. Non sono più rare le storie di successo in cui l’imprenditore, in dieci/quindici anni, ha fatto crescere la propria azienda, passando di Pe in Pe, fino ad approdare alla quotazione in borsa o alla cessione a grossi operatori industriali.
Chi offre le competenze del Pe alle imprese oggi in Italia?
Gli operatori del Pe sono ormai numerosi e comprendono sia realtà nazionali che straniere, anche se i team che operano nel nostro paese sono solitamente italiani. I fondi poi non sono tutti uguali e si dividono per dimensioni di investimento, settore di specializzazione, tipologia di investimento (maggioranze o minoranze). Ogni fase della vita di un’azienda ha bisogno di competenze ed expertise diverse, ogni settore ha le sue peculiarità e ogni imprenditore ha le sue esigenze.
Un progetto di Pe deve rientrare nell’ambito di una consulenza patrimoniale complessiva?
Per quanto riguarda l’interazione con il mondo della consulenza patrimoniale ci sono sicuramente due profili: uno di necessità e l’altro di opportunità. Necessità perché la conoscenza di queste realtà è ormai imprescindibile per un wealth advisor che voglia fornire ai propri clienti una consulenza a 360°, dove gestione del patrimonio significa anche aiutare il cliente a risolvere problemi (passaggi generazionali o riassetti di famiglia) o a trovare i più adeguati strumenti per far crescere la propria attività. Opportunità perché all’ingresso di un fondo corrisponde tipicamente un evento di liquidità per l’imprenditore, il quale solitamente conferisce queste risorse al proprio wealth advisor (soprattutto quando l’operazione è stata originata con il suo supporto) affinché le gestisca insieme al resto del patrimonio.
Quali sono i vantaggi che le imprese possono ottenere attraverso il Pe?
Il Pe è da sempre un efficace strumento per risolvere problemi di riassetto familiare o passaggio generazionale, sostituendo i rami della famiglia (magari di seconda o terza generazione) che non sono operativi in azienda, oppure garantendo continuità gestionale ad imprese ad azionariato familiare in cui l’imprenditore sa che la nuova generazione non è interessata o non ha le capacità per portare avanti l’attività. Oggi, però, il Pe per gli imprenditori è anche, e soprattutto, un partner con cui crescere. In particolare, nelle pmi, l’imprenditore è spesso fortemente concentrato sul prodotto e rischia di essere lui stesso un freno perché non ha il tempo, la voglia – e a volte anche la competenza – per presidiare e dedicarsi allo sviluppo di altre aree fondamentali per la crescita dell’impresa: internazionalizzazione, finanza, organizzazione, pianificazione. In questi casi, l’operatore di Pe aiuta l’imprenditore e l’impresa ad avviare e proseguire un processo di istituzionalizzazione che permette all’azienda di crescere e di liberare il proprio potenziale inespresso, strutturando meccanismi di deleghe, responsabilizzazione delle risorse, reportistica e analisi dei dati interni, accompagnandola nell’espansione o nella maggiore penetrazione sui mercati esteri, etc. Inoltre, la presenza di un partner finanziariamente solido permette di costruire e sostenere piani di crescita ambiziosi. I dati tendono a confermare questo trend proprio nelle pmi se pensiamo che, nel I semestre di quest’anno, circa il 64% delle operazioni ha riguardato aziende con meno di 100 dipendenti e ben il 54% ha riguardato azienda con meno di 10 milioni di euro di fatturato.
Quali sono invece le possibili criticità?
La criticità principale sta nello scegliersi il partner giusto e stabilire fin da subito delle regole del gioco chiare. Innanzitutto, l’operatore di Pe deve saper dialogare con l’imprenditore, deve capire quali sono le esigenze dell’azienda, i suoi punti di forza e di debolezza e saper costruire con l’imprenditore un percorso di crescita condiviso. Nei rapporti con l’investitore poi sono due gli aspetti più critici: governance ed exit. Ambiti di autonomia gestionale dell’imprenditore, definizione di un processo di managerializzazione dell’azienda, meccanismi di prevenzione/risoluzione di disaccordi su scelte gestionali sono temi che devono essere gestiti con attenzione. Allo stesso modo, tempi, modi e implicazioni dell’uscita del fondo al termine del suo periodo di investimento sono ingredienti di fondamentale importanza per decretare il futuro successo dell’operazione nell’ottica dell’imprenditore. Da questo punto di vista, la scelta dei consulenti legali e finanziari da cui farsi assistere è di cruciale importanza. Solo dei professionisti che lavorano quotidianamente su questo tipo di operazioni hanno l’esperienza per segnalare all’imprenditore i rischi veri, per capire quali soluzioni nella pratica funzionano e quali no e, in generale, per trovare un assetto complessivo che si adegui alle esigenze ed aspettative dell’imprenditore, evitando sorprese in futuro.