Una “buona” notizia c’è: il 2020 si chiuderà con un calo del Pil migliore del -10% che Confindustria aveva previsto a inizio ottobre perché in conseguenza della seconda ondata dei contagi non ci sono state misure drastiche di chiusure dell’industria, ma solo blocchi limitati ad alcuni settori, per lo più nei servizi e differenziati per aree geografiche
Il contesto economico, tuttavia, è peggiorato rispetto ai mesi estivi: la produzione industriale a novembre ha subito un calo del 2,3% ed è calata sia la domanda interna sia l’export, per effetto del crollo della fiducia e delle attese degli operatori economici
Tuttavia, proprio perché le misure restrittive introdotte negli ultimi mesi per contenere la diffusione del Covid-19 non hanno riguardato direttamente anche l’attività nell’industria, la caduta del PIL nel quarto trimestre sarà meno negativa di quella rilevata nel primo e il calo atteso per quest’anno (-10%) sarà meno negativo: “il -10% previsto a ottobre – sostiene Rodà – era spiegato da misure restrittive peggiori di quelle che effettivamente sono state decise. In ogni caso, la diminuzione del PIL nell’ultimo trimestre determinerà un effetto di trascinamento basso sul 2021”.
Il dato è chiaro: tutti gli indicatori anticipatori prodotti dall’ISTAT – dalle attese di produzione alle aspettative dei consumatori, alle valutazioni di chi opera nei servizi di mercato – “hanno mostrato negli ultimi mesi un peggioramento, sostiene l’economista di Confindustria. Nelle valutazioni delle famiglie, i bilanci hanno mostrato una sostanziale tenuta, però sono molto peggiorate le attese sulla disoccupazione e sulle tendenze dell’economia nei prossimi mesi e sono migliorati i giudizi sull’opportunità attuale e futura di risparmio. Ciò porta a prevedere, dunque, un nuovo aumento del tasso di risparmio (dopo il prevedibile allentamento che si è avuto durante i mesi estivi), che genera un calo della domanda”. Già l’ABI aveva stimato a novembre un record di oltre 1700 miliardi di euro fermi sui conti correnti https://www.abi.it/DOC_Mercati/Analisi/Scenario-e-previsioni/ABI-Monthly-outlook/Sintesi%20dicembre%202020%20st.pdf (un valore vicino a quello del Pil italiano del 2019). L’aumento del risparmio “dovuto in parte all’effetto delle chiusure di alcune attività commerciali (che ha impedito ai consumatori di acquistare alcuni beni o di utilizzare alcuni servizi) e in parte all’incertezza sull’evoluzione della crisi sanitaria ed economica, è atteso proseguire anche alla fine dell’anno. Le valutazioni delle famiglie sono chiare e preannunciano il proseguimento di una condizione di debolezza dell’economia italiana anche nei primi mesi dell’anno prossimo, tenuto conto dell’incertezza sui tempi di distribuzione e sull’efficacia dei vaccini”. Anche le imprese, a causa dell’accresciuta incertezza negli ultimi mesi, tendono a rinviare i programmi di investimento. “La fiducia è cruciale per far ripartire la domanda; l’attuale incertezza infatti tende a frenare investimenti e consumi”.
In conclusione quello che dobbiamo attenderci in Italia nel 2021 è un trascinamento molto basso in conseguenza della diminuzione del PIL nel quarto trimestre 2020 (i principali previsori stimano un calo compreso tra -2,5% e -3,5) e un primo trimestre molto debole poiché la crisi sanitaria non è vista in netto miglioramento nel breve periodo e l’incertezza continuerà ad agire da freno sia per la domanda interna sia per quella estera (anche negli altri Paesi la situazione economica e sanitaria è in deciso peggioramento e ciò frena la domanda di prodotti italiani). “La maggior parte dei previsori si aspettava nel 2021 un Pil in crescita tra il +5 e il +6%; alle condizioni attuali sarà difficile raggiungere questi incrementi perché richiederebbe una forte accelerazione, che pare ad oggi improbabile, a partire dalla prossima primavera, continua Rodà. C’è certamente una certa dose di imprevedibilità in queste valutazioni (anche in positivo) perché se i vaccini saranno distribuiti velocemente e saranno efficaci, l’ottimismo si diffonderà rapidamente (in Italia e negli altri Paesi) e ciò potrà generare un recupero più forte e più veloce di quello atteso (come è successo nei mesi estivi di quest’anno). Inoltre, il prossimo anno arriveranno le risorse previste dal Recovery Fund per sostenere l’economia e ciò avrà sicuramente un impatto significativo: insomma non dobbiamo disperare. La ripresa ci sarà ma probabilmente si dispiegherà nella seconda parte del 2021 e avrà un impatto economico più forte nel 2022”.