Grazie al riconoscimento dell’istituto, il trust è oggi ampiamente affermato e utilizzato sia da cittadini svizzeri che da stranieri residenti, nel contempo la giurisprudenza ha imparato a conoscerlo e tutelarlo.
Non tutti i suoi aspetti, tuttavia, sono ben conosciuti ed applicati, tanto che diversi operatori che potrebbero trarre vantaggio da questo flessibile strumento non vi fanno ricorso, a causa dell’incertezza che deriva dall’applicazione, certamente più impegnativa, di una legge straniera.
La percezione di spazi vuoti lasciati dal legislatore ha dunque alimentato l’esigenza di rendere il trust più comprensibile e accessibile e si è ulteriormente acuita la necessità di trasparenza e di certezza nel diritto applicabile. Questo processo ha portato a una accelerazione del dibattito sull’utilità e fattibilità di una legge regolatrice interna, che è culminata nel conferimento di un incarico al Consiglio federale, mirato a modificare il Codice delle obbligazioni e il Codice civile per accogliere e regolare questo istituto.
Una legge svizzera sul trust, che ne disciplini ad esempio la durata massima, le tipologie ammesse, i meccanismi per limitare eventuali controversie, permetterà non solo di sancire definitivamente la rispondenza dello strumento ai principi di ordine pubblico e alle leggi di applicazione necessaria dell’ordinamento svizzero, ma sarà foriera di numerosi vantaggi pratici.
Per la prima volta, ad esempio, si avrà una legge scritta in diverse lingue nazionali, tra cui l’italiano: fatto questo che ne permetterà una facile lettura e comprensione, mentre oggi ci si deve basare su testi scritti in inglese o su loro libere traduzioni.
Una legge interna agevolerà inoltre la diffusione di una cultura sul trust, a livello di pubblica amministrazione (ad esempio registri fondiari, pubblico registro automobilistico e così via) ma anche nel settore privato, cosa che permetterà ai vari operatori di conoscere meglio lo strumento e di trattarlo in modo più corretto e uniforme.
La futura legge aumenterà infine la trasparenza dell’istituto, garantendo una maggior prevedibilità dei suoi effetti giuridici e il conseguente accrescimento della fiducia nel trust da parte dei suoi utilizzatori; fiducia che peraltro è già stata rinsaldata per effetto delle recenti leggi che, con decorrenza dal 1° gennaio 2020, sottopongono i trustee svizzeri a vigilanza prudenziale da parte dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati (FIinma), alla stessa stregua degli istituti bancari.
Al momento non è possibile prevedere in che forma il trust trovi un posto nell’ordinamento svizzero, il dibattito dottrinale verte sia sulla possibilità di codificare una legge regolatrice di stampo anglosassone, sia sull’opportunità di declinare in modo più articolato i principi della fiducie, ossia del contratto fiduciario. Un gruppo di esperti è già all’opera per elaborare proposte di disciplinamento.
Elemento di certezza risiede invece nella chiara volontà espressa dal parlamento, tesa a introdurre l’istituto del trust nell’ordinamento. L’analisi di impatto economico della nuova disciplina è già stato realizzata e si auspica che il trust, entro i prossimi due o tre anni, possa mettere definitivamente le sue radici in Svizzera.