In questo senso riteniamo che assumeranno una crescente centralità strumenti, già presenti nell’odierna legge fallimentare, quali i “piani attestati di risanamento” (i “piani”) e gli “accordi di ristrutturazione dei debiti” (gli “accordi”) che con il nuovo codice dovranno diventare una buona prassi di gestione anziché essere utilizzati esclusivamente in operazioni straordinarie come oggi avviene.
La Commissione europea, già prima della recente crisi epidemiologica, così come le Nazioni unite, aveva evidenziato la necessità di ripensare completamente lo sviluppo economico per gli anni a venire. Da un lato, infatti, la Commissione aveva individuato nella sostenibilità ambientale (“European green deal”), la prima delle proprie priorità di sviluppo quinquennale (2019 – 2024) e dall’altro, invece, le Nazioni unite avevano sviluppato 17 punti per uno sviluppo sostenibile (gli “SDGs”). L’European green deal, così come gli SDGs, di per sé, indipendentemente dal covid-19, imponeva nuove sfide alle imprese che erano chiamate a ripensare le proprie linee di sviluppo in chiave sostenibile.
Oggi, a valle di una così profonda crisi, riteniamo che quell’invito possa diventare la chiave per un rilancio sistemico e, in questo senso, strumenti quali i piani e gli accordi potranno assumere un ruolo centrale per quelle imprese che, gioco forza, saranno chiamate a ripensare il proprio futuro in chiave sostenibile e responsabile e, così facendo, produrre una serie di effetti positivi per sé, per i soggetti coinvolti nell’intera filiera. Solo in questo modo il risparmio gestito, tramite anche strumenti come gli Eltif (cosiddetti Pir europei), i fondi sostenibili e il social equity crowdfunding, potrà, a valle di questi cambiamenti, supportare lo sviluppo dell’intera economia.