Ci sembra, anzitutto, di primaria importanza l’elemento oggettivo. Nell’attuale contesto caratterizzato da frenetico consumismo, una startup vincente dovrebbe essere in grado di intercettare o creare un bisogno della collettività, coniugando la semplicità del “cosa” (si propone di offrire) all’efficienza del “come” (si intende farlo). Infatti, il tentativo di migliorare la qualità della vita delle persone non può che passare attraverso un’attenta e preliminare analisi di mercato, che tenga conto delle esigenze attuali della società, della loro evoluzione nel tempo e del metodo (o mezzo) per migliorare lo stato delle cose, in buona sostanza anticipando il futuro. Pertanto, primo elemento fondamentale per “farsi notare” dagli investitori è la proposta di soluzioni facilmente intuitive, nell’ambito di un business scalabile e rivolto a settori caratterizzati da forte crescita e da tendenza all’internazionalizzazione.
Sempre da un punto di vista oggettivo, il secondo elemento fondamentale, una volta individuato il concept, riguarda l’equazione tra la base tecnologica (e/o di asset immateriali) utilizzata dalla società e la protezione della stessa sul fronte della proprietà intellettuale. Va da sé che una startup che si dimostri deficitaria sotto questo punto di vista, non mettendo in sicurezza l’unico proprio bene di valore, non possa fornire alcuna concreta garanzia sulla continuità della propria attività nel medio e lungo termine né, a maggior ragione, alcuna tutela per gli investitori interessati ad accompagnare il progetto nelle varie fasi del suo sviluppo.
Altrettanto fondamentale è poi l’elemento soggettivo, che in definitiva risulta essere il terzo aspetto fondamentale per fare la differenza in un contesto altamente competitivo.
L’esperienza ci conferma che la startup ideale può avere sì un leader visionario, ma non deve identificarsi esclusivamente con questa figura. Numerosi investitori ritengono, infatti, che i cosiddetti one-man show portino quasi sempre al fallimento del progetto. Una società capace di offrire garanzie sul proprio futuro non può che basarsi su un team coeso dalle competenze disciplinari complementari e ben coordinate fra loro. Gruppi di questo genere, con competenze maturate in specifiche aree diverse fra loro, danno infatti valore aggiunto al business model e rappresentano un chiaro indicatore dell’equilibrio della società. Senza considerare che un nucleo ben organizzato è sinonimo di una metodologia operativa efficiente, in grado di colmare il fabbisogno di competenze e di trasmettere idee e valori a dipendenti e terzi.
Articolo scritto in collaborazione con l’avvocato Stefano Giannone Codiglione