La differenza tra il Nord e il Sud, in termini di tassi di occupazione, emigrazione di giovani talenti, infrastrutture economiche e ricchezza, è un dato di fatto. Le stime più recenti indicano che questo divario si è ulteriormente ampliato a causa della crisi derivante dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. A tal riguardo, l’importanza di rilanciare l’economia del Meridione è dimostrata anche dagli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha destinato il 40% di tutte le risorse disponibili alle Regioni dell’Italia meridionale. Tra gli obiettivi del PNRR, in particolare, c’è quello di aumentare la produttività delle imprese del Sud attraverso regimi di fiscalità agevolata, incentivi all’assunzione di giovani e donne, nonché contributi per la digitalizzazione e la sostenibilità dei processi produttivi. Tuttavia, in passato, altre risorse pubbliche sono state investite senza ottenere i risultati sperati. È quindi necessario analizzare le diverse condizioni che hanno contribuito a creare una così grande disparità nello sviluppo economico tra il Nord e il Sud Italia.
I nostri studi dimostrano che il tessuto imprenditoriale italiano, sia a Nord che a Sud, è rappresentato per oltre il 90% da aziende familiari che rappresentano eccellenze ed orgoglio made in Italy in tutto il mondo. Il nome di decine di aziende familiari meridionali è associato all’eccellenza a livello mondiale, in ogni settore: da aziende familiari che esaltano la tradizione e l’artigianato come E. Marinella, fondata a Napoli nel 1914 ed emblema dell’eleganza italiana con la produzione di cravatte ed accessori di alta classe, alle numerose aziende che valorizzano le risorse enogastronomiche del territorio, a quelle leader nell’innovazione tecnologica come le aziende del gruppo Angel, fondato dal cavalier Vito Pertosa, che dalla Puglia si è espansa diventando leader a livello mondiale grazie al proprio know-how tecnologico in vari settori, da quello ferroviario a quello aerospaziale, da cyber security all’artificial intelligence. Il Sud ha dunque grandi famiglie imprenditoriali e non manca di talento umano né di istituzioni educative di qualità. Allora, perché, nonostante la presenza di questi grandi imprenditori e un territorio che, sulla carta, sembra ideale per costruire il proprio futuro grazie alla sua meravigliosa configurazione morfologica, così tanti talenti decidono di emigrare verso il Nord o all’estero? Perché l’economia cresce nel Nord e il Sud rimane sempre più indietro?
Un aspetto che ha fatto la differenza anche a livello storico sta nella capacità di fare rete al Nord, che ha portato, negli scorsi decenni, alla formazione dei vari distretti industriali. Al contrario, al Sud la crescita è sempre stata legata alle qualità individuali dei singoli imprenditori, e il territorio di appartenenza è spesso risultato più un ostacolo che una risorsa. Questa differenza si riflette anche nelle collaborazioni tra aziende e istituti di ricerca. Mentre al Nord sono stati fatti investimenti per creare punti di incontro tra aziende, istituti di ricerca e policy makers (si veda, ad esempio, l’Osservatorio AUB Bocconi, così come i centri di ricerca dedicati ai family businesses a Bolzano, Bergamo e Castellanza), al Sud manca completamente un tale tale punto di riferimento. Al Sud, quindi, le menti imprenditoriali di talento non mancano, ma è il sistema circostante ad essere carente. Per promuovere lo sviluppo del Meridione, occorre una maggiore collaborazione tra università, aziende e politica. La collaborazione tra università e aziende nel Sud Italia è una via cruciale per stimolare la crescita economica, affrontare le sfide e sfruttare il potenziale inespresso del Meridione, rilanciando la transizione tecnologica, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di competenze locali. Occorre quindi un punto di riferimento che faccia da ponte tra imprenditori, managers, ricercatori, e policy makers per creare le condizioni ideali per lo sviluppo del territorio.
Nella nostra visione, una possibile soluzione, su cui stiamo iniziando a lavorare, è la creazione di un Osservatorio collaborativo dedicato alle aziende familiari del Sud Italia, che porterebbe a vari vantaggi:
- Networking e formazione. L’istituzione di un osservatorio può offrire un’opportunità di networking tra le imprese familiari, creando un ambiente in cui le aziende possono condividere esperienze, affrontare sfide comuni e instaurare collaborazioni. La presenza di esperti può agevolare la condivisione delle migliori pratiche e degli esempi di successo, contribuendo a migliorare la gestione aziendale, la pianificazione della successione e la capacità di adattamento alle sfide del mercato internazionale.
- Ricerca e analisi. Un osservatorio dedicato può condurre ricerche approfondite sulle dinamiche delle aziende familiari nel Sud Italia, al fine di comprenderne le sfide e le opportunità specifiche.
- Sensibilizzazione e rapporti istituzionali. L’osservatorio può sensibilizzare l’opinione pubblica e i policy makers sull’importanza delle aziende familiari per l’economia meridionale. Questo può contribuire a creare un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese familiari, favorendo la creazione di posti di lavoro e gli investimenti nelle comunità locali.
- Attrazione di investimenti esterni. Un solido ecosistema di aziende familiari può rendere il Sud Italia più attraente per gli investimenti esterni, contribuendo così a stimolare lo sviluppo economico.
Nonostante i passi in avanti compiuti in termini di intenzioni, con l’allocazione di consistenti risorse dal PNRR e l’istituzione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, c’è ancora molto da fare in termini pratici per promuovere la crescita del Sud Italia. Un Osservatorio dedicato alle imprese familiari del Mezzogiorno potrebbe fungere da hub di risorse, conoscenze e supporto per queste aziende, favorendo la creazione di un ecosistema che riconosca il benessere di ciascuna componente come dipendente da quello delle altre, dando priorità alla comunità piuttosto che ai suoi individui. Poiché, alla fine, ciò che conta di più è la salute della foresta, non il benessere di un singolo albero. Solo attraverso un ecosistema in cui ci sia una continua interazione tra aziende, università e policy makers, sarà possibile far crescere il territorio, contribuendo a creare un circolo virtuoso nel Sud Italia in cui le imprese possano prosperare e i giovani talenti non debbano più abbandonare la loro terra d’origine per inseguire i propri sogni. Non sprechiamo questa opportunità, che presuppone l’abbandono di una mentalità competitiva in favore di una mentalità aperta e collaborativa. Facciamo crescere la foresta del Mezzogiorno. Se è vero, come ci ricorda il filosofo cinese Lao Tse, che “fa più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce,” è altrettanto vero che abbiamo una foresta ricca di biodiversità che possiamo far crescere per creare prosperità economica e sociale.
Articolo a cura di Alfredo De Massis, contributor WE e Francesco Debellis, assistant professor di family business dell’Università di Vienna. Tratto dal n°63 di dicembre di We Wealth.
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