Un passaggio generazione morbido e naturale, nonostante sia stato reso necessario dalla morte improvvisa di papà Claudio. “Nostro padre è morto di Covid, non lo abbiamo potuto salutare – ricorda per We Wealth suo figlio Filippo, direttore di Cib Unigas, società di Padova leader mondiale nei bruciatori per caldaie a uso civile e industriale – io e mio fratello eravamo in azienda da 22 anni, anche se abbiamo avuto esperienze diverse: io sono stato un anno e mezzo in UK, poi ho lavorato come commerciale in Cib Unigas per 7 anni e successivamente nella parte finanziario prima di assumere la direzione generale. Mio fratello, che è ingegnere fa il direttore tecnico. Il percorso di avvicinamento è stato guidato da nostro padre, che è stato molto lungimirante. Ci ha formato perché fossimo in grado di vedere l’azienda da fuori, di capire come gli altri ci percepivano e come potessimo migliorare. Noi riusciamo a vedere un quadro storto che il padrone di casa non vede più. Mio padre ci ha insegnato tutto e soprattutto ci ha insegnato cosa non dire e non fare di fronte a persone più esperte di noi”.
Nel 2022 Unigas ha fatturato 37 milioni e festeggiato il suo 50esimo anniversario.
La produzione è tutta concentrata a Padova
“La nostra produzione avviene ancora tutta a Padova: in passato avevamo uno stabilimento in Russia con 60 dipendenti, che abbiamo dovuto chiudere precipitosamente con la guerra. Ci siamo ricollocati in altri mercati di sbocco velocemente. In Cina, nel Regno Unito e negli Stati Uniti facciamo trading e abbiamo un magazzino con un piccolo workshop per apportare modifiche basilari in loco per i clienti. Il cuore e la mente dell’azienda rimangono a Padova e non abbiamo intenzione di spostarli altrove”. Eppure la storia di papà Claudio inizia a Cremona, sua città natale dove lui, studente di ingegneria, aveva fondato una piccola attività basata sull’intuizione di sviluppare bruciatori a gas quando ancora si utilizzava il petrolio. La crisi petrolifera degli anni ’70 non era ancora nell’aria, ma Claudio in qualche modo la aveva anticipata. “Papà ha iniziato in un garage – racconta Filippo – era un vero startupper anche se allora non ci chiamavano così. La sua attività era così all’avanguardia che fu rilevata da un’azienda di Padova presso cui papà andò a lavorare. Ma fu un errore”. Claudio si rese velocemente conto che poteva di nuovo far da sé, e così tornò in garage, lavorando duramente, studiando e laureandosi al Politecnico di Milano a cavallo tra anni ‘60 e ’70 e fondando Unigas nel 1972. Oggi quest’azienda è l’unica al mondo con una focalizzazione nella progettazione e produzione di bruciatori civili e industriali.
Il core business: bruciatori per caldaie industriali
“Questi bruciatori sono utilizzati nelle caldaie di media potenza per i processi di trasformazioni industriale che consumano migliaia di metri cubi di gas o gasolio all’ora. O per le caldaie a basamento per condomini e per sistemi di teleriscaldamento – continua Filippo – la nostra attività ha due grandi filoni: l’acqua calda e il vapore e i produttori di caldaie sono i nostri principali clienti. Esportiamo i nostri prodotti in 50 paesi”. Ed è un’azienda altamente tecnologica: in un bruciatore ci sono 300 componenti diversi il che ne fa di per sé un oggetto complesso, e Unigas è una fucina di innovazione: nell’ultimo anno e mezzo ha prodotto ben 6 brevetti. “Il territorio in cui operiamo è cruciale – spiega Filippo – quando i cinesi vengono a trovarsi sono sorpresi perché con soli 130 dipendenti produciamo ben 2.000 diversi tipi di bruciatori. Io spiego che la nostra azienda non finisce nella fabbrica, ma siamo al centro di una catena in cui collaboriamo con fornitori locali da un lato e clienti dall’altro. I fornitori sono piccoli artigiani che producono componenti di altissima qualità, ma che sono fragili in quanto basano la loro conoscenza su quello che viene loro tramandato. Inoltre, collaboriamo con clienti che installano i nostri bruciatori nei loro prodotti e con cui spesso facciamo co-design. Il tessuto industriale locale si è adattato e sviluppato attorno a ciò che facevano le aziende capofiliera. È fondamentale mantenere solidi legami con questo tessuto, poiché la sua perdita potrebbe comportare una diminuzione del valore aziendale anche nostro”.
Il legame con il territorio e un passaggio generale morbido anche se fatto in emergenza
Per cui durante la pandemia di COVID-19, Unigas ha continuato a sostenere i fornitori, anche quelli in difficoltà, e ha mantenuto intatta la catena del valore. “Il territorio ci ha dato risposte eccezionali, investendo nonostante le difficoltà. Attualmente, il vero rischio che dobbiamo affrontare è il costo del credito, che è più elevato rispetto al passato. I tassi di interesse elevati creano incertezza. Molte aziende nella nostra area hanno meno di 50 dipendenti, metà di esse ne ha meno di 20, ma investono e hanno bisogno di liquidità. La maggior parte di queste aziende è indebitata e sta affrontando notevoli difficoltà”. Difficoltà che non mancano per nessuno. “Il nostro obiettivo è andare avanti, poiché non abbiamo alternative”, dice Filippo. “Come avanti siamo andato dopo la scomparsa di nostro padre. La prima cosa che io e mio fratello abbiamo fatto all’inizio di aprile 2020 è stata garantire la continuità. Quando le persone non hanno più visto nostro padre come punto di riferimento, è stato traumatico: si diventi punti di riferimento con gli anni e il lavoro. Tuttavia, i nostri collaboratori, fornitori e clienti hanno continuato a darci fiducia. Abbiamo mantenuto la produzione e continuato a investire nei mesi successivi”. L’azienda è rimasta a gestione familiare, ma ha aperto il capitale. “Abbiamo avviato due operazioni di finanza alternativa: una in equity con l’ingresso del fondo Veneto Sviluppo con una quota di minoranza e una in debito, con l’emissione di un bond da 6,5 milioni. Quasi metà dei nostri fondi sono costituite da patrimonio, che da sempre reinvestiamo in azienda. Aprirci a forme nuove di finanziamento è stata una sfida importante dal punto di vista mentale e culturale. Le aziende del territorio stentano ancora a considerare forme di finanziamento diverse da quello bancario”. Sul fronte industriale CIB Unigas ha investito in tecnologia e questo ha rafforzato la parte commerciale consentendo di entrare nel mercato statunitense con successo, nonostante le barriere all’entrata siano molto alte. “Abbiamo creato una Inc ex novo in Tennessee. È un mercato difficile ma sta iniziando a darci risultati, con due costruttori di caldaie statunitensi che acquistano già i nostri bruciatori”. Non c’è alternativa, si va avanti.